r5" cM> •€. PURCHASEI» FROM THE INCOMK OF THK JOSIAH H. BE.VTOX FUXI) a^ Digitized by the Internet Archive in 2011 with funding from Boston Public Library http://www.archive.org/details/artemagicadileguOOmaff ARTE MAGICA DILEGUATA L E T T E R A D E L S I G N O R MARCHESE MAFFEI A L P A D K E INNOCENTE ANSALDI DELL' ORDINE DE' PREDICATORI. IN VER OKil. MDCCXLIX» Per Agoftino Carattoni. r\ -^ o fe^9^-5 ■ »o» for^^e , non ingegno per im" parare y e non gli altri fuffìdjya lui ubbidendo il Mondo. E' contrafegno grandìjjlmo , e indubitato della falfith deir arte yV averla abbandonata Nerone. Accenna Sve- tonio ancora , (f) che per parlare alia Madre uccifa, in damo tentò col mezzo de' Maghi f acri fica nti ài ru B chìa- (a) 1. 2 9.c.3.ut e/i Magoriim folertia occultandis fraudibus fagax. {h) 1. z6. e. 4- 27. e. 8. 18. e. 15. 29. e. 4. 37. e. 9. &c. (e) 1. 30. e. 2. divina promittit : praeterea umbrarum infe- rorumque colloquia . (d) QujE omnia setate noflra Princeps Nero vana , falfaque comperit . (e) Nemo umquam ulli artium validius favit . Ad hsec non opes ei defuere, non vires, non difcendi ingenium, aliaque, non patiente (così lejlampe tuncyma leggi non alia ei parente)Mundo. Immenfum, & indubitatum exemplum eft falfae artis, quam dereliquit Nero. Cf) Svet. in Ner. e. 34 Quin & faóto per Magos facrifìcio , evocare manes , & exorare tenta vit . IO chiamarne l'ombra . Aggiunge Plinio in oltre, (a) che venuto a lui Tiridate Mago (Magus dee leggerli, dove Magnuf ha 1' Harduino ) e avendo condotti [eco Maghi y e ini:iiatolo con Magiche cene ^ non per quefto Nerone con dargli un regno , potè da luì ricever tal* arte. Abbia fi pero per fermo , ejfer" ejfa de teft abile y vana^ e: vuota d' effetto '^ aver però certe ombre di ve- rìtà , ma quefie per virtù d' arti avvelenatorie ^ non' Magiche . All' autorità d* un tant' uomo , che avea fatte fopra la Magia fpezianfìlme oflèrvazioni , e ri- cerche, non e* è che contraporre. Seneca parimente ch'era dot ti flìmo, avendoli nelle dodici Tavole fecon- do il volgar fuppoflo, che non fojfe lecito d* incantare gli altrui frutti della terra , quefto cemento fccQ a tal legge, (b) La ro^z^ antichità credeva ancoray ch& fon gt incanti fi faceffe piovere , e [piovere : non poter ^ fi fare ne l' un ne r altro y è così chiaro , che non r' è li fogno d' entrar per queflo nella f cuoia d'alcun Filofo- fo. Io non fon già per far ricerca d'ogni fimile auto- rità negli antichi; ma veggafi in grazia il libro d'Ip- pocrate del mal caduco ,. che. veniva comunemente credu- (a) Plin. 1. go. e. 2., Magos fecum adduxerat : Magicis etiam coenis eum initiaverat : non tamen cumregnum eidaret,hanc ab eo rccipere artem valuit. Proindeita perfuafumfit, inteftabilem, irritam , inanem effe ; habentem tamen quafdam veritatis umbras,, fed in bis veneficas artespollere ^ non Magicas. (&) Nat. Qu. 1. 4. e. 7. Aptid nos in duodecim tabulis cave- tur, ne quis alienos frudus excantaflit. Rudis adhuc antiqui- tas credebat, & attrabi imbres cantibils, & repelli : quorum ni- bil pofTe fieri tam palam eft , ut hujus rei caufa nuUius pbilo- fopbi fchola intranda fit^ II creduto opera degli Dii , per lo che fu chiamato Sa» ero. Ridefi egli àt" Maghi ^e ciarlatani {a), che coti incanti, e purgazioni divote vantavano di fcacciarlo, e moflra , come profetando coftpro di potere coti le lor malie ofcurare il Sole, attirar la Luna, far buon tempo, e cattivo , indurre abbondanza, e flerilità , venivano in tal modo a pretender fuperiore l'umana forza alla divina , e in vece di religione empietà di- moftravam^e dì non credere che Dii ^ifoJfero(^).DeU le vanità , e delle menzogne inventate da Filoftrato^ ed attribuite ad Apollonio Tianeo , foverchio è far parole, efTendo fiate da ottimi Scrittori mefle a ba- flanza in chiaro. Non (I dee lafciar d^ avvertire, che il nome di Magia è ftato molte volte prefo in buon fenfo , per Filofofìa non trita , e fcienza non volga- re : così va intefa dove dice Plinio fé ben confufamen- te , che Pittagora, Empedocle, Democrito, Platone 1.30.C.1. viaggiarono per apprenderla . Anzi tutti gli effetti nuovi > e mirabili a flregheria facilmente fi aferivo- no. Per Maghi fummo fpeditì anche il Sig. Seguier, ed io da taluni , quando nell' efperienze elettriche ci videro accender francamente candele fpente , con ac- codarle all'acqua fredda , il che non fi era veduto, né udito ancora . Sogetti di confiderazione non poter ciò avvenire fcnza patto tacito coflantemente fodcn- gono ancora . La flravaganza , e mirabilità degli ef- B 2 fetti (a) Mayot Ti j v^" ìtaò-dpTcu , ^ àyvprcu . (b) «A\« t^ évosiCmg fJt.uXXov ) K94 ^? ot Bm in eìo-t , fetti elettrici rènde per eerto afTai più fcufabile chi non gli crede naturali , di quelli che patti taciti han- no fognato, dov'era molto più facile addurre natu- rai ragione . V. Patente vanità efiendo adunque, che a maravi- glie Magiche pervenir fi pofTa per via dì fapere , e di fludio, e che nome di Scienza fi pofTa dare a così fat- ta fcioccheria , ed impoftura , refta , che folamentc per virtù diabolica ottener fi poflano i fuppofti effet- ti . Dicefi in fatti nel libro , che T effetto della Magia pag.i6o. ^ tutto opera^ìon del Demonio ^e che il Mago in vir- tù del patto 0 efprejfo^ o tacito che ha col Demonio y opera tutti quelli apparenti miracoli : la qual Arte fecondo la varietà degli effetti , e diverfo modo di pro- durgli , in più claffi è poi fiata dagli Autori divi fa , Ma qui è da confiderar feriamente in prima , fé fi poffa mai credere, che T inefiabil fapienza , e fomma mi- fericordia del Signore voglia concedere all'iflanze d' una vii femminuccia , o d'un trifto e difperato bric- cone , che il Demonio gli comparifca , che lo am- maeflri, che 1' ubbidifca, che faccia patti con lui. Se fi poffa credere , che permetta al Demonio per com- piacere alcun così fatto ghiottone di defiar turbini, dì flagellare un tratto di paefe con graiidine, di far foffrire mali dolorofi(fimi a bambini innocenti, anzi pag.i86. permetta alle volte per via di arte Magica uccifìoni d* féomi ni ancora . Come fi può mai fen za offendere, e fenza diffidare dell' onnipotenza divina tali cofe cre- dere ? derèPE avvenuto a me piìi volte, fpezialmente quan- do fui nelle armate , di fapere , che perfone abiette fi eran date pienamente al diavolo , e 1' avean chia- mato a fé con beftemmie orribili; ma non per quefto era comparito mai , né effetto fé n' è mai veduto al- cuno. Se l' invocare il Demonio, e il rinegar Dio , confeguir facefle ciò che l'arte Magica promette, o quanti e quanti a così orrendo ripiego fi darebber mai/ quanti fono gli empj che per aver danari , per fare una vendetta, per foddisfare un defiderio , alle fcele- raggini tutte fon pronti .'Come per ufcirdi guai al De- monio non ricorrerebbero molti di quelli , che nelle galere , o nelle prigioni , o in altre miferie penando vivono ? Lunghe ma curiofiflìme ifforiette recitar pò- trei di perfone fecondo V univerfal credenza amma- liate, di cafe invafate, di cavalli infollettati , o di ar- nefi, ch'io Ueflb in varj tempi e luoghi ho veduto fi- aalmente rifolverfi in nulla. Potrei con più forza di- re , che due favj Relìgiofi, uno de' quali avea eferci- tato l'uffizio d'Inquifitore 24. anni , e V altro 28, mi affìcuraron già, come fattucchierie fa mofe, e chepa- reano evidenti, efaminate con prudenza, e con pa- zienza da loro , le aveano fcoperte fempre furberie, ed inganni . Che diremo del pretendere , che il De- monio padre della menzogna infegni a' negromanti il vero circa quell'arte, e fonte com'è di fuperbia, iufegniimodi co'quali poffa dal negromante efler co- flretto a ubbidire ? Superate alcune vecchie preven- zionij^ zìoni, per le quali è fcufabile chi a tali cofe in altri fecoli predò fede , come fi potrebbero mai credere certe llravaganze? per cagion d'efempiojche i diavo- li abbiano carnai commerzio con donne , o in figura di donne con uomini, e che ne nafi^ano anche figliuo- Ji ? chi crederebbe al prefente che fighuolo d*un Fol- letto fofle Ezzelino? E potrebbefi egli inventar no- vella più ftrana de i patti taciti ? Vogliono, che s'al- tri benché in remoto pacfe, ha pattuito col Demo- nio, che faccia feguire un tale effetto, ogni volta eh' egli dirà tali parole , o farà cotali ftgni, fé io che nul- la fo di tal convenzione, le flelTe parole dico, o i fe- gni llefiì faccio , quell' effetto feguir parimente ne debba. Vogliono, che chi pattegjjìa col diavolo, ab* bia autorità di coflringerlo a produr quell'effetto , non folamente quando gli farà per modo d' efempio cotali figure , ma altresì quando chiunque altro in qualunque luogo , e tempo, benché con tutt' altra intenzione, le faccia. Veramente quefle opinioni deb- bon fervire a umiliarci , facendo conofcere quanto poca cofa fia 1' umano intelletto . De' firani fatti che fi racconta per patti taciti verificarfi , molti fono in- teramente falfi , altri molto in foftanza diverfi , ed alcuni veri, ma naturali , e non punto d' opera dia- bolica bifognofi . VI. L'evidenza di quefle rifleffioni fembra con- vincere a bafiianza , che l'arte Magica oggi giorno è un bel nulla. Ma poiché il libro nel far rifpofta alle 15 alle valide difììcohà del Sig. Conte Rinaldo Carli, a opinione propria d' Eretici, e publicamente punita, pag.3j4. afcrive il negarla, qualche parola convien pur dirne ancora. Per prima ragione di ammetterla fi adduce l'univerfal confenfo del Mondo. Teflimonj infiniti , florie , e tradizione d' ogni popolo , Teologi , Filofo- fi , Giurifconfulti : non potrebbe adunque negarfi, 0pag4i7- metterfi in dubbio , fen^a porfi [otto a' piedi la fede umana. Ma quanto queft'afferto univerfal confenfo fìa falfo , il poco folamente , che al num. IV. fi è* detto , bafiantemente dimofira. Orazio, che pafia per uno de' più favj, e penetranti uomini dell' anti- chità , annoverava all' inco§|ro tra le virtù all'uo- mo onefto necefi^arie, il non dar £tà.Q y anzi il riderfi d'ogni Magia. All'amico, che per non efiere avaro, di tutta virtù fi pregiava , ciò non hafta , die' egli : (aj fei e [ente dagli altri vi^j , e dagli altri errori ^ fei libero da ambi:iione , da iracondia , e dal timor della mone ? ti ridi de fogni , de' terrori Magici , del- le Streghe, de^ lor miracoli , e de'' portenti Tejfa li ? eh* era quanto dire , d' ogni fpezie di Magia . A che è di- retto tutto il Filopfeude di Luciano, fé non a mette- re in ridicolo l'arte Magica ? ed a che altro il fuo AJt- «o,da cui prefe ApuIeio?GH undici libri di quefto,ne* quah tocca più volte il far retrocedere i fiumi , fer- ____^__^___^__ mare (a) lib. 6. Ep. 2. Somnia, terrores Magicos , miracula, Sagas, Nodurnos Lemures , portentaque Theflaia rides ? li- mare il Sole, ofcurar le Stelle, e coflringere i Numi, che fi credea in potere della Magìa , ben fi ravvifa y come fon lavorati per farfene beffe, il che non avreb- be certamente fatto, fé creduto avefie , che potefle però qualche cofa , anzi che fovruniani effetti per efla fi otteneffero . Scherza adunque ironicamente , allorché narra avvenir portenti (a) per /' inefpugnahil poteftà della Magica difciplina , e per la cieca viO' lentia de sforzati tlumi . Era avvenuto al mifero ^ mentre fi ciedeva diventare uccella, d' efier trasfor- mato in afino, per la balorderia d* una femmina , che per fretta fcambiò alberello, e gli diede manteca dif- ferente . Termine qua (proprio, ove di Magie fi par» laiTe , fu anticamente il chiamarle Ludi ; il che ben moftra, che non gli credevano fatti veri. Operazio- ni perni:iio[e jS Ludicre chiamò quelle de'Maghi S.Ci- priano ('z^) . Tertulliano : Q:) fé co fioro con prefligi ciar^ latanefchi molti miracoli Gìuoc ano : e nel Trattato dell'anima: {d) che diremo adunque fia la M^gia ? quello^che quafi tutti diconojnganno. Minuzio Felice (e}i Ogni miracolo che Giuocano . Arnobio : (f) i Giuochi deir (a) lib. 3 inexpugnabili Magicae difciplins potevate &c. (b) S. Cypr. de Idol. ad' perniciofa & ludicra . (Ó Tert. Apolog. e 23. Si 'multa iniracula circulatores praefli- glis ludunt. {d) de An. cap. 5 7. Quid ergo dicemus Magiam ? quod omnes pene , faliaciam . (e) Min. Fai. quidquid miraculi ludunt. (jf) Arn. lib. i.Magicarum artium ludi.. 17 deir atti Magiche , Q^uefla folennefrafe fa conofcere il fcntimento comune de' Saggi, (a) Con Indovini , ^ con Streghe il F attor dì villa non / impacci , fcrifle Columella , -perche V un genere e ? altro di persone con vana fuperfti^ione gli animi ro^V induce a fpefe , e quinci a ribalderie. Si ha da Svida/(«^) che fi chia- mavano Maghi quelli y che di falfe immaginazioni s'em^ pieano . Saviamente però parlò Dante, quando dìUh d'un tale y Delle Magichr frodi feppe il Giuoco . lirfx.zo. Non fu dunque mai affatto univerfale il credere all' arte Magica . In oggi fé fi raccogliefle il voto de'Let- terati, e il fentimento delle più iiluilri Accademie , io credo, che d'ogni dieci appena uno o due ne ripor- terebbe tal' opinione in fuo favore. Veggo anche uno degli eruditi corrifpondenti confultati dalPautor del libro, parlar così . La Magia è un arte ridicola , che pag,43f; nulla opera fé non nella tefla del pa^^o,. che fi crede d aver autorità di muovere il Diavolo ad appagare i fuoi defiderj; ch'è affai buon volgare. Ho veduto in alcuni Cataloghi di Germania jCome fi dà in luce una Bihliotheca Magica :oder gr'ùndlì che Nachrichten &c. ch'è una grandiffima raccolta di fcritti,per dìmoftrar k vanità, e infuffiftenza della Magia . Per far'abbrac- C ciare (d) Col. I. I. e. B. Harufpices Sagafque, quas utraque gene- ra vana fuperftitione rudes animos ad impenfas , & deinceps ad flagitia compellunt , ne admiferit . (b) Maj'^f ixolxav rùg -^ìvShs ((ixvTcw'uxg 'C^^-ivn? ìavToig^ I8 ciarecotali fantafie da moltifllmì, ebbero gran parte i Poeti- Perivano fenza quefto le più gioconde inven- zioni d'Omero. Così ne' moderni tempi potrebbe dirii dell'Arioso, e d' altri . Non, è qui da tralafcia- re ciò, che poco fa accennai parlando di Plinio, cioè che negli antichi Scrittori fi può alle volte prender* e- quivoco , perchè Maghi furon chiamati in alcune par- ti quelli j che fi davano fpezialmente agli fludid'A- flronomia , Filoforia , Medicina : in altre quelli di cer- ta fcuola , o fetta ; veggafi il proemio dì Laerzio . Scrive Platone, che in Perfla per Magia s'intendeva il culto degli Dei (a). Anche Apuleio nell' Apologia: (/) come leggo appreffo molti ^ in lingua Perfiana Mago vuol dir Sacerdote . S. Girolamo contra Gioviniano : tom. i. Euèultis quoque y qui hifloriam Mithr^e multi f. volumi- nihus explicavit y narrai aptd Perfas tria genera Ma- gorum, quorum primo/ y qui fint doEìiJJimi y & eloquentif- fimi &c. Si è trovato ancora chi ha mifchiato le va- rata dell* immaginata Magia Demoniaca con la Ma- gia filofofìca, come Cornelio Agrippa ne* libri de oc-^ eulta Philofophia , VII. L'altra ragione per la vera efìlìenza , è po- tenza di quefl' arte^ vien dedotta dal vederfi nelle leg- gi importa pena di morte agi' incantatori. Che con- cetto dovremmo formar noi defrimi Legif latori y quan- do (a) in Alcib. I. ìgì et thto ©éSv ^i^airsict' • (b) Apul. Apol. 1. quod ego apiul plurimos lego. Per farum. lingua Magiis ed , qui noftra Sacerdos o . pag.344. p:^S 42-5 do conchiudejjlmo , che pena sì grave imponeffero ad una chimera y ad un^ arte che nulla puh ? Ma qui è da confiderar prima, che potrebbe facilmente errore co- munemente invalfo aver' occupate le nienti anco di coloro , che leggi fecero ; onde alle lor leggi quel ce- mento fi converrebbe, che abbiam veduto fatto da Se- neca a quella delle dodici Tavole. Delle pene fanta. mente impofle nella Scrittura alle fceleraggini dc'Ca- nanei , e all'Idolatria, della quale con le Magie fa- cean pompa, non è qui luogo di ragionare. Nelle leg- gi Greche, delle quali tante e tante ne abbiamo negli ScrittOTÌ, non ho memoria, che di quefto delitto men- zion fi trovi , ne pena gli venifie importa alcuna. L'i- flefib appunto pofib dire delle leggi Romane ne' Dige- flicomprefe. Bensì ne' Codici di Teodofio, e di Giu- fìiniano fi ha un intero Titolo Aq Malefici , con piii leggi, che morte atroce minacciano a' Maghi d'ogni fpezie. E non fu dunque giudifTima cotal condanna? Vantavano cofloro di produr ruine , e uccifioni a pia- cere; a quello fine facean d' ordinario i loro afìattura- menti,e le lor trame fempre occultiffime: perciò (a) i Maghi tutti in qualunque parte fi trovino ^ nimici del genere umano fon da filmar fi , difie Tlmperador Co- ftanzo. Che importa fé i lor vanti eran falfi, e vani i tentativi ? ih) ne' delitti fi confiderà la volontà non Ve- C 2 vento , (a) Cod. Th. 1. 9. t. 16. 1. 6. huniani generis inimici credcn- di fiint. {h) D. lib. 48. t. 8. 1. 14. In maleficiis voluntas fpedaturnon exitiis . 20 <-oa. 'v-entOy elice la legge. Perciò Coflantino aflblfe quelli, Maicf? che per tal via profetava no di procurar falute agli ^^''' uomini, e alle campagne . Ma cofloro d'ordinario tendeano al male, onde (^a) nìmici della falute comu- ne fur detti: e per lo meno facean travedere il popolo, ingannavano i fcmplici, e produceano difordini , e di- flurbi infiniti. Sceleraggini commetteano ancora nell' iilefTa pratica de'lor fortilegi, per Io che Valentinia- no l'ultimo fupplizio ordinò, a chi {h) dì notte tempo fi ^for^affe di celebrare preci nefarie ^ apparati Magi- ci , e facrificj funefti . Cercavano alle volte ancora di far feguire quel male per altra via, dando poi a inten- dere, che l'aveano operato con le lor' arti . Ma che occor cercare altre ragioni ? il primo paflb di chi ri- correva a efperimenti Magici , non era il rinunziare a Grido, e al vero Dio , e l' invocare il Diavolo ì la Magia non fu riconofciuta , e earatterizata per una fpezie d'Idolatria? e non era dunque badante ciò per renderla capital delitto? perchè dovea q uè do dipen- dere dall'ottenere o no ì fini , che fi prometteva? Do- verfi verfo tal gente far correre il rigor delle leggi , decretò Onorio, (r) quando non fojfer pronti a fervar fe- de (a) leg. II. communis hoftem faluti^;. (b) 1. 7. Nequis deinceps nodurnis temporibus , aut nefarias preces, aut Magicos apparatus , aut facrificia funefta celebrare conetur . (e) 1. 12. nifi parati fint, codicibus erroris proprii fiib oculis JEpifcoporum incendio concrematis , Catholicse religionis cultui fidem tradere &c. 2£ àe al culto della relìgton Cattolica , abbruciando fot' to gli occhi de' V e f covi gli erronei fcritti loro . Vili. Ma non poco mìrabil parmi, che fé ci fu mai chi fi ridefTe della Magia , quefti parca per I* ap- punto cfTer doveffe l'Aurore dei nuovo libro; poiché tutto l'apparato di eflb tende a moflrare , che non ci fono Streghe , e che fon vanità , e follie le cofe, che di lor fi raccontano . Se così è , la quefiione è decifa . Ha fatto flupire il nuovo affunto, che non fi danno Streghe, ma che fi danno Maghe ; che Stregherie noa ci fono, ma che ci fono Magic diaboliche :quefio fem- bra a molti , che fia un affermare , e negare neiriflef- io tempo fotto diverfi nomi l'iftefia cofa . {a) A me Strega verace con minifterio Magico così ha promejfo , diffe Tibullo? cotal diftinzione non conofcendo. Trat- tando della Stregheria, e della Magia , affermafi nel libro, che in ammendue interviene il Demonio^ e i frodi- r^g i*5i, gj ; ciò pollo tutte le differenze > che fi cerca poi di ri- pefcare , fon vane . Se neir una e nell'altra interven- gono cofe prodigiofe, e queflie per opera del Demonio, l'effenza loro è riflefFa. Arbitrario, e contradittorioè il dir poi , che il Mago 2^g\ÌcQ^ e la Strega no; che il Mago comanda a SatanafTo, la Strega ubbidifce ; che 1' effetto del Mago è vero , e quello delia Strega im- maginario ; che nella Magia intervengono i veri patti efpreffi,o taciti, e che quelli della Stregheria vani fo- no , ià) 1. I. El. 2. ut mihi verax Pollicita eft Magico Saga mini- fterio. no, ed immaginari. Perchè mai ciò ? fé il Demonio comparifce, quand'alcri l'invoca, e flipula i Tuoi pat- ti, tanto lo farà, quando vienVinvocato da quella, che r Autore chiama Strega, quanto da quella ch'egli per più civiltà chiama Maga; poiché fé il Demonio fi muove , è moflb dal trasferire a lui l'adorazione, e la fede dovuta a Dio, che quell'empia perfona ugual- mente fa s'è plebea , e fé nobile, fé dotta, e fé igno- rante. Affegnafi per principal differenza , che la Ma- pag.4Z9. già vìen da Sacerdoti yda Medici y ed altri coltivato- ri delle fcìen^e ; dove la Stregoneria è un fanatifmo di povere donniciuole ^ o d* altra gente plehea , e però „ non ha origine dalla Filofofia , ne da altra fcien:^ay ma dalle favole popolari . Ma io (limo, a tutto torto ve- nir qui fatta all'arte Magica cotanta onorificenza. Ho moftrato poco fa, benché correntemente, con più au- torità d'antichi Scrittori, come dagli uomini favj ve- niva derifa , e (limata un Giuoco, e come niun' effetto arrivò mai a poterne vedere un Imperador Romano, che non rifparmiò ftudio,nè fpefa .Ho parimente ac- cennati già gli equìvoci de* nomi ; che fecero talvolta confondere con le difcipline Filofofìche, e con le dot- trine de' grand' uomini così fatte chimere àtì volgo . Ma parmi di vedere nel libro medefìmo , come real- mente non (1 può far queda differenza ; perchè fla in pag jg^^ effo , come fi può dare , che fuperftiziofe ojfervafi^^^e , figiire y caratteri y [congiuri y e incantefimi ypaffati da fino ad altroyed a notizia di qucfts cattivelle arrivati y operi' 2J §fertnOy in virtù del tacito acconfentimento alT affiften- T^a del Demonio : ecco però levata ogni dininzìone. Dicefi in altro luogo, che chiodi , [pilli , offa , carho^ pag.i86. ni ^ ma^^ettf di capelli y o di ftracci y trovati ne' ca- pezzali de* fanciulli, dare indizio di patto tacito y o efprejfo parrà ad alcuni, per la fimilifudine che hanno co' Sacramenti de* veri Maghi ^ Di fcioccherie confi- mili fi fervono adunque e le Streghe, e i chiamati ve* ri Maghi , negli llefiì immaginati patti fi fidano, e però fotto iMftefia categoria debbon correr tutti. IX. Qjii per altro ragion vuole , che fi faccia fa- pere , come il far differenza fra Streghe, e Maghe non è così nuovo , come fi è ora comunemente creduto . Difie PifiefTo quafi dugent' anni fono Giovanni Wier Medico dì profefilone. Nifiuno ha mai fcritto in tal materia più a lungo di lui . Veggafi la fua edizione fèfi:a in Bafilea De pneftigiis D^emonum & incantatio- nihuf . Prova, che non debbono condannarfi a morte le Lamie, perchè fona ofFefe nel cervello ; e perchè le loro fceleraggini fono immaginarie, e non commef- fè ma penfate; e perchè fecondo la fana gìurifpruden- za confeffione di cofe impoffibili non è valida, e non può far procedere a condanna . Mofi:ra in qual modo quelle ftupide vecchie arrivino a immaginarfi d' aver avutacommerzio con qualche Spirito, o d' efier* an- date per aria.. Fin qui ottimamente: ma credendo per altro, che Magici prodigii fi diano, e parendo a lui pag.159^ Hello d'aver veduto qualche cofa di tal genere , am- "^^^^ mette 24 mette M a già diabolica , e contra i Maghi vuol che pag.9. corra il caftìgo. Q^uefti dice efl^er foventc Soggetti do$^ U y e che per imparar latte demonìaca hanno viaggia» pagJ44.7o affai ; e inllruiti in Goe^ia , e Teurgia o dal Demo- pag.170.pio 0 da lihri y fi vagUono di parole flrane , caratteri y pag.6j4. eforcifmiy efecrazioni y recitano parole f/tcre , e divi- ni nomi ^ e con molto ftudio apprendono i mifteri della , piis,7^9.fcienzi^ Satanica , onde meritano la morte; ma gran- de feconda lui è la differenza fra Maghi , e Lamie . pag. 9. Imperciochè quefle non hanno lihri y non eforcifmi , ne caratteri , ma la mente y 0 l' immaginativa dal Demo- pag. 30. nio guafla . Chiama Lamia quella , che per ragion di de Lam. x i a patto immaginario y 0 per volontà propria y a per inftin^ to diabolico vien creduta far molti mali j, e avendo la fantafìa viziata, CDnfefTa d' aver fatto cofe, che mai |)ag.54. non fece , né potè fate. / Maghi , die' egli , hanno da fé fiejjì y e dalla propria inclinazione il defdsrio d' im- parar l'arte vietata ^e ne cercan maefìri de Lamie non cercano infiruz^one.^ né maeftrOy ma il Diavolo da fé /' infinua in quelle , che vede più atte a eiler' illufe , 0 per età fenile y 0 ^er naturai trislanconico , 0 per pover- tà yC difperaz^one. Ognuno facilmente vede, e fi è già moflrato a baftanza, quante difEcaltà , e incongruen- ze porti feco tutta quefta dottrina: confeffa una volta p,g i^,, egli flefTo, che alcune cofe fon però. comuni . L* una e l'altra fpezie al Demonio ha ricorfo , e nel Demonio ha fperanza; effetti né 1' una, né l'altra ottiene. Cre- de egli alle volte di render più probabile, e qua fi di annui- ^5 annullare la forza Magica, con dire che i fuoi non fo- no miracoli, e fatti veri, ma fantafmr, inganni, e ap- p^s-^^o. parenze, non confiderando,ch'anco il fare in tal mo- do apparire ciò che nan è ,ha del miracolofo. Le ver- ghe de* Maghi di Faraone fi mutafTero in veri ferpì , o ferpi a tutti gU occhi fofTero fatte apparire, 1* uno e r altro fuperava F indtiflria , e la virtù umana . Mof- . te vanità fi riferifcono in quefi' opera , che non è ne- cefTario andar ricercando . Ci fi mentova ancora la {ciocca, favola delia iVlagia di Papa Silvefiro IL nata pag.671, unicamente dall' efler lui flato di Matematica fìudio- fo, e di Filofofia^ come dimoflròil Panvinio. X. Non fi nega nel nuovo libro, che qualche fem- mina pofla darfi, /<^ quale coir ajuto di Satanajfo fia pag.436- capace d' operar molte cofe , anche a danno degli uo- mini ; e ciò in virtù del patto 0 tacito , 0 efpreffo : e fi aggiunge, che non potrà ciò negarfi , fé non da chi ar- TÌvafTe a negarla Magia diabolica interamente. Ma chi non la nega , anzi 1' afierifce , e acremente fofiie- ne, poterfi dare chi per virtù diabolica operi anche a danno degli uomini molte cofe ^ come poi può negar le Streghe ? poiché altro elTer non fi crede la Strega : e benché altri conofceffe favola il fuo andar per aria a i notturni conviti, non per quefi:© farà illuminato a baftanza, fé crede poter' efia però con fue malie tor- mentare, e far morir fanciulli , far' entrare in qualche corpo il Demonio, e più altre cofe operare. Dicefi , che il Demonio per tener le fue grazie in pregio, e D ren- 26 pag.437. ^^^^^^^^ pì^ prezfofff e defiderahilty le fa coftar pia ca-^ YQy moflrando effer mojjo da mezz^ potenti y e da un ar- te mifleriofa , ed arcana ;, qual però fembra negarli al- la Strega, e concederfi al Mago. Ma tal' arte fi tiene acquiftarfi per rinfegna menta diabolico, e quefto fi tiene ottenerfi per l'invocazione^e adorazione del Dia- volo : onde a tal beftiale ecotipo per lo piì^ arrivando chiunque fattucchierie grandi vuol commettere , non fi vede, perchè altri debba imparare, e altri no, né perchè due fpezie di confimili fi:elerati, e pazzi deb- ban diftinguerfi . Anzi chi tiene, e propugnala reali- tà , e la forza della Magia, molto difficilmente può negare anche l'entrar ne' luoghi chiufi^^ ^ e l'efier por- tate per aria a» Notturni Congrefll. Non ferve il pre- tendere tali cofe impofnbili alle forze umane. Fin do- ve fi ellendana quelle degli Angeli benché rubellì non- fappiamo^ Mi ricordo; d'^aver* udito ragionare molto bene in Roma, di quanto fia difficile alle volte il deci- dere d' un miracola, perchè fin dove fi^ efienda il poter della natura e' è ignoto . Or quanto più farà difficile afiegnar le proprietà tutte, e fifiare i limiti di natura fuperiore, e fpìriruale ? Anche la differenza de*cafli- ghi voluta nel libro, rigore ufando co' Maghi, e in- dulgenza con le Streghe, non fo quanto fuffifla .Vuol fenza dubbio la carità , che prima d'altro fi cerchi d'infiruir bene,e d'illummare quelle fémmine pazze, che per cofe udite raccontare, o lette, ingombrate da falfe immaginazioni ^,o- da defiderj perverfi , fi aggra- vano* # ^7 vano confefTando delitti falfi : ma fapendofi per mo- do d' efempio, che fcìocca per fona fatto un figurino , io punga , e lo fcrifca dì tanto in tanto, mormoran- do ridicole parole , come fapremo fé tal fattura pro- venga da Stregoneria, oda Magia? e però fé la puni- zione abbia da efier mite, o fevera? effetto non ne fe- gue in ogni modo veruno, come fi èoffcrvato più vol- te , e colui , fopra del quale va la malia, tanto gode buona falute , fé chi 1* odia è Stregone , come fé è Ma- go ; ma non pertanto è da confiderare , che l'enormi- tà delle Streghe ^ benché vuota d'effetto, non è mai leggera , mentre hanno rotta a Dìo la fede ^e fi fono re- pag.ióg. fé f chiave del Demonio y onde affermano, per le loro fperienze aver YÌnun:siiato aCriftoye al hattefimo. Tien- /l comunemente , che / Demoni alle noftre Streghe ap- pari fcono, dalle quali Jì fanno adorare . Quefìo certa- mente è falfiffimo , perchè lor non apparifce nulla; ma fé così foffe, perchè faranno efie da meno de i preted Maghi, e perchè faranno men ree? XI. Ora convicn finalmente venire a quel punto, che ha ingannato tanti, e che fa tuttavia inganno a molti. Dal vedere in più luoghi del vecchio Tefla- mento,che la Magia allora c'era, argomentano, che ci fia pur' ancora , e che tal faccenda all' ifteffo modo proceda . La rifpofta è fpedita, e facile . Avea tal po- teftà il Demonio avanti la venuta del Salvator noflro, ma dopo confumata da lui la grand' opera della Re- denzione, non r ha più. Tanto chiaramente infegna D 2 S.Gio- 2e S. Giovanni neirApocaIifle.(^)P'/W/^« Angelo discen- der dalCìelo ^avendo in mano la chiave delTAhiffo ^ e una gran catena : ed afferro il drago ^ V antico ferpente^ eh' è Diavolo , e Satanajfoj e Io legò per mille anni, Dif- fe mille anni per tempo lunghi/fimo, e indeterminato, poiché abbiam poco dopo, che farà slegato, quando verrà l'Anticriflo. (J?) Quando faran paffati mille anni^ Satanaffo farà fciolto dal fuo carcere , Quindi è , che Magici prodigi al tempo dell' Anticriflo fi vedranno di nuovo, come infegna l'ApofloIo. (e) La cui venuta per opera di Satanajfo ^farà con ogni f or ^a , e con ma^ raviglìe ^ e prodigi mendaci . Ma fino a quel tempo, {d) il Principe di qucfto Mondo , cioè il Demonio, farà cacciato fuori . Perciò fcriffe S. Pietro , che Gesù Grido andò in Cielo, (^) foggett atifi gli An^ geli , e le Poteftà , e le Virtù : q S. Paolo , che fpo- gliò di virtù (/) / Principati j e le Poteftà; e che^^) quan^ do avrà confegnato il Regno a Dio y e al Padre ; avrà altresì (à) XX. io Et vidi Angelum defcendentem de CgeIo , haben- tem clavem Abylfì , & catenam magnam in manu fua . Et ap- prehendit Draconem Serpentem antiquum , qui eft Diabolus , &Satanas, & ligavit eum per annos mille. (b) V.7. Et cum confummati fuerint mille anni, folveturSa- tanas de carcere fuo . (e) 2. Tlieff. IL 9. Cuius eft adventus fecundum operationem Satana3 in omni virtute, & fignis, & prodigiis mendacibus . (d) Io. XII. 51. nuncPrinceps huius Mundi eiicietur foras . (e) I. Pet. III. 22. profedus in Cselum fubieclis fibi Angelis,' & Poteftatibus , & Virtutibus. (/) Col. IL 15. exfpolians Principatus, & Poteftates. (g) I. Cor. XV. 24. Cum tradiderit regnum Deo , & Patri , cum evacuaverit omnem I^rincipatum , & Poteflatem , & Virtutem» ^9 altresì pytv/iio dì forila ogni Principato^ e Poteflà ^ e Virtù . Con quefti nomi fono indicati i varj ordini de* perverfi fpiriti , come fi ricava da più luoghi dei Te- ilamento Nuovo. Qui per conofcere come la forza, e Ja potenza tolta al Demonio dal Salvatore, altra non è, che quella d' ingannar più il Mondo con preftigì Ma- gici , e di farfi per quella via degli adoratori, bi fogna riflettere, che tre furon le vie, e furono i modi, co' quali gl'infernali Spiriti efercitaronofopra dell'uomo la lor malignità, e il lor potere: cioè con tentare, ed indurre al male; con invadere, e tenere ofreffi i corpi; e con fecondare le Magiche fattucchierie, facendo tal- volta veder maraviglie, per rapire il culto dovuto a Dio. Ora di quefte tre potenze il Demonio per la ve- nuta del Salvatore non perde certamente la prima , poiché fappiamo con quanta forza abbia continuato , e continui tuttavia a mettere in opera le fue tentazio- ni verfodi noi. Ma né pur la feconda, perchè indemo- niati pur fi trovano ancora , né fi può negare , eh' an- co ne' tempi alla Redenzione pofieriori, ciò permet- tendo, di tale ammonizione, o cafiigo non abbia più volte fatto ufo il Signore. Refia dunque, che della terza folamente fia rimafo affatto privo il Demonio,e che di quefia intenda S. Paolo, quando diceche il Sal- vatore èva cuòy cìot refe vuoto, annichilò il potere d'ogni ordine di Demonj. Senza quefio non fi verificherebbe r ejfer legato Satanaffo con gran catena. Quinci av- venne, che dopo la morte del Salvatore, trovandofi non 30 non riufcir più come prima gì' infegnamenti cliabolici,e r arti, (a) coloro che fin allora le avean feguite , porta^ TONO i libri , e puhlic amente gli abbruciarono . Ch' era- no principalmente libri d'arte Magica , impariamo da S. Atanagioj il quale a queflo luogo allude ove dice , (b) quelli ch* erano per Magie ammirati ^ abbruciarono i libri , Non mancavano per altro anche ne' tempi più antichi vantatori , e profeflbri impotenti : perciò fi ha neir Ecclefiartico, (cj Chi avrh pietà d" incanta- tore ferito dal ferpe? Giudei Eforcifti c'erano al tem- po di S Paolo y {d) che giravano , e fi provavano in vano a fcacciar Demonj. Sette figliuoli d' un Principe de' Sacerdoti ciò fecero in Efefia. Per quefia preven- Ant.1.8. zione parve a GiofefFo di vedere, che in prefenza di «•^- VefpafianOjC di molt*altri un Giudeo cacciafie gli Spi- riti dagli ofl'eflì, mettendo loro nel nafia un anello con radice infegnata da Salomone: il qual racconto, fé ben profefia, che fi facea dar fegno a' Demoni d'eflere uf- citi, chi non vede, che da ingannato viene, oda in- gannatore? XII. Nafi:e da quanto ho detto, che di virtù Ma- giche, e di effetti per Magia prodigiofamente avvenu- ti, più volte fi parla nelTeflamento vecchio, ma men- zione (a) Adi. XIX. 19. Qui fuerant curiofa fedati , contulemnt li- bros , & combuflerunt coram omnibus. (b) de Incarn. lig éì Ma:>e<«? ^-ao/xasa-ivr^? TcìgSi^Wg hutuìicuìv. (e) XII. i^.Quis miferebitur incantatori a ferpente pere ulto ? (d) Ad. XIX. 13. Tentaverunt autem quidam, & de circum- eunribus Judaeis exorciftis &c. 3^ zione non Te ne ha veruna nel Nuovo. Siccome non mancaron mai fediitcori^e impoftori,che tal nome fi attribuifTero, così due Maghi avvien che ù nominino negli Atti dcojì Apofloli. Eiima in Cipro , che prò- A^mù cure difTuadere il Proconfole Romano dairafcoltar le predizioni degli Apofloli, e ne fu in pena accecato^ e Simone in Samaria, che da gran tempo (a) predica fj- do fé ftejfo qualche cofa di grande y ave a [edotto il popolo di quella Città ; ond'era flirnato da tutti univerfal- mente per cofa divina, e delle maggiori, attefo che {h) con le fue Magie gli ave a per affai tempo fatti itn- pa:^':^ire , cioè travedere, ingannandogli con fue fur- berie ; il che £\ è veduto avvenir molte volte in piìt luoghi. Che coflui nulla a veflè ottenuto mai d'opera- re di maravigliofo , appare , non folamente perchè di ciò non fi fa motto negli Atti,ma ancora perchè quan- do vide i miracoli di S. Filippo, (e) ammirava flupe- fatto: talché dimandò il batteflmo, e non fi allonta- nava dairApofloIo . Ma avendo prefentato danari a S.Pietro, per confeguire Apoflolica autorità , ne fu rimproverato afpra mente , e minacciato di caflighi di ver fi ; {d) de' quali ^ rifpofe Simone, pregate voi altri per (a) Vili. 9. fèducens gentem Samaria?, dicens fé effe aliquem magna m . (b) II. propter quod multo tempore Magiis fuis < dementafTet eos. (e) 1 3 . Videns etiam fìgna &r virtutes maximas fieri , ftupens admirabatur . (d) 24. Refpondens autem Simon dixit : precamini vos prò me ad Dominum , ut nihil veniat fuper me horum quse dixiftis ► 3^ fer me il Signor e ^ che nulla fopra di me venga. Quefto è quanto fi ha d'autentico, e di certo intorno a Simon Mago. Ma nelle età a* tempi Apodolicì proflime, ì componitori d'opere apocrife, e di florie inventate, avidamente fi approntarono della profeffion di Ma- go, fatta già con tanta aftuzia da Simone; e poiché 1' arte Magica condifce a maraviglia , e rende curiofi, e guftofi i racconti, prodigi attribuirono a coftui fen- za fine ; e fpezialmente, che in un publico quafi duel- lo di S. Pietro e lui difputanti , volafTe per l' aria , e foìTe poi fattola S. Pietro precipitare . Del conflitto di S. Pietro^ e Simon Mago relazione apocrifa , come fcritta da un Marcello difcepalo diS. Pietro, abbiamo alle (lampe, mentovata già da Sigiberto, e data fuo^ ìeì, fé la memoria non m'inganna, dal Fiorentini. Nelle maggiori fra l' opere apocrife confervate, cioè le Re cognizioni di S.Clementey e le Coftit unioni Apofto'^ Ijcheyglì fi £a dire,.Gh*ei(i3:) potea renderfi invifihile ^^ pajfare a traverfo i diri^pi , cader da aìtiJfmM) fenzja danno y legato che fojje far pajfare fopra l legatori i /iXìu(ì> ^ìtt^}" 32 ci tìrajfe dentro ms ancora , promettendo dì volar per a- ria. Segue , che coRui volò fublime portato da i dia- voli, dicendo che andava al Cielo con applaufi di tut- to if popolo , e che S. Pietro con fue orazioni Io fece cadere a terra , avendogli prima parlato , come fode- ro un preffo T altro. Veggafiil racconto, ch'èchia- ramente mal' inventato, e falfo. Vera cofaè, che quelli ed altri antichi fcritti, ingannarono alcuni Pa- dri , e Criftiani autori, i quali fenza maggior'efa- me ebbero fede al volgar grido: fopra di che però più cofe potrebber dirfi , ma troppo lungo farebbe il trat- tar di quefte partitamente. Come il può fenza titubà- zione credere a cagion d'efempio, che fcrivefleS.Girò- lamo^effere andatoS.Pietro a Roma, non per piantare nel Capo del Mondo la Fede, e la prima Cattedra, ma ad expugnandum Simonem Magumì e come fi può non Sl^-T fofpettare , che quelle tre parole pafTafìero anticamen- te nelteflo per nota malamente aggiuntane! margine? : Ma quanto a coflui bafli qui confiderare , che riguar- dando al fonte infetto di libri falfi,e falfa mente deno- minati; alla varietà in ciò,e contrarietà di quelli flefll; e al filenzio de' Pontefici Romani, ed'altri autori, an- che profani, che dovean principalmente parlarne , ap- parifce a baflanza, come quello, e gli altri fuoi Magici prodigi furon finzioni , e novelle popolarmente inval- fe . Anco ifcrizìone (che fi: crede eflfere la tuttavia efidente, quale io ricopiai già in Roma) SANCO SANCTO SEMONI DEO FIDIO con grand^ equi- E voco 34 VOGO fu riportata a Simon Mago da S. Giurino, e per la Tua autorità da quaich' altro . Il Pagi all' anno 42. Juftimif aut mmìnnm vìcinìtate , aut falfa relation^ deceptus . Gran forza in ciò dee fare l'attellazione d* Origene , che coftui (a) ingannò hemì taluni con fu e arti Magiche allora ^ ma dopo mancò ben torto il fuo credito, onde non credea che trenta della fua fetta fi trovaflero in tutto il Mondo, e quefli inPalefl:ina,già che in ne ff un* altra parte era arrivata la fua fama t' tanto è lontano, eh' egli foiTe andato a far miracoli a Roma, e in Roma gli fi fofTero erette flatue. Chiu- de Origene con dire, che dov'era giunto il fuo nome, vi era giunto per gli Atti degli Apoftoli ; e che (h) la verità de^ fatti palesò , come nulla di divino , cioè di ilraordinario, e mirabile, fu in Simone. Ma in fbm- ma niente di maravigliofo abbiam dagli Atti Apofto- lici eh' egli operafTe , perchè il Salvatore avea refa inutile ogni Magia» XIII. Per ciò afTerir con franchezza, fecondo ufo mio, dopo le facre carte farò offervare la tradizio- ne, cioè fé in q uè fio modo veni fiero veramente intefi i fopradetti paffi da i Padri, e da gli antichi Scrittori. Facciam principio da S. Ignazia Martire , Vefcovo d' Antiochia dopo gli Apofloli. Egli nella prima delle fue genuine Epiflole , parlando della nafcita. del Sal- vatore, {a) con. Cel. 1. I. n. 57. ii-S-ÉXncr* h\ v^ Si,ucùv c Scc/u.upiv; Ma- yoi; 7-r) M.oiyna CpXì<^cu Ttvùg' V^f róri ^jJ^ tirarmi &C. rig èi Xomìg: fù-KVlJi^tg òviuf^v.ro ovo/jt.a avrs &c. 15 datore , e della Stella che apparve , così ragiona . (a) Per lo che ogni Magia reftò annullata , ogni vincolo di malÌTja diftruttOy r ignoranza aholita , ì antico Regno disfatto. Qjii il dotto Cotelerio : {b) non meno e nota la diffoluzione de Magici prefiigi in qu-el tempo , la qua- le d' illuftri teflimonj non manca , Tertulliano nel libro dell' Idolatria . (e) Sappiamo la congiunzione che hanno fra fé Magia , ed Aftrologia . Quefta fcienza fu conce- duta fino al tempo del Vangelo , onde nato Crifto niuno fi faccia più interprete delP altrui natività per via del Cielo. E poco dopo, {d) Così que II* altra fpezle di Ma. già , che fa veder miracoli , ed osò emulare /' opere di Mosè , fu fopportata da Dio fino alV Evangelio . Origene contra Celfo ,de i tre Maghi , e della Stel- la parlando , infegna come la virtù Magica procede- va , finche altra più forte , e più divina non diede fuo- ri : ma nato Gesù, {e) i Demonj fi fconcertarono , e /' infiacchirono ^disfatti gV incanii ^e annullata la virtù. E 2 I Ma- {cì) Ep. ad Eph. n. 19. 0"9ìv ÌXvìto hrSa-a Ma^eJa: , KeM 7r«? <^<''- lji.9g ì^ipavi^iTo -na-Kiscg j aytoict %ci'b-r,^tl70 ^ iroCKoi.ix (ìatnXna Sh^^h^ìto . (b) Nec minus cognita eft difTolutio Magicorum praeftigio- Tum per iilud tempus , utpote teftes naóta illuftres. (e) de Idol. c.9.Scimus Magise, & Aftrologise inter fé focie- tatem &c. At enim fcientia ifta ufque ad Evangeiium fuit con- ceda, ut Chrifto edito nemo exinde nativitatem alicuius de cx- io interpretetur . (d) Siede aliafpecies Magise, qu^e miraculis operatur , etiam adverfus ]Vloyfèm3Emulata,patientiam Dei traxit ad Evangeiium ufque . (e) Con.Cel. I. I.n. 60. «^ t-St-o e! èx'nJLong ^róncrav v^ ì^rii^mwiUf 36 I Magi adunque in ciarno(^) mìsndo k f olite cofe ope- rare , quali prima con incanti , e malie efeguivano cosninciaronoa inveflìgar la cagione; e veduto in Cie- lo il nuovo fegno congetturarono , ejfer nato chi a gli [piriti tutti fuperior fi ffe y e vennero per adorarlo. S.Atanagiodeir Incarnazione trattando , infegna come il Salvatore {}) ogni cofa liherò dagl' inganni e corre i^e yfpogliandoy come dice Paolo, i Principati e le Poteftà . Al num. 46. (e) Odiando tacquero , e [vaniro- no gli Oracoli de' Greci , e di tutto il Mondo , fé non do^ pò che il Salvatore fi manifeftò in terra ? Quando fu (d) che f arte Magica y e la fua difciplina cominciaro- no a difpregìarfiì fé non allora che apparve ne^li uomi- ni la divina prefem^a del Ver ho ? AI num. 47. (e) Una volta i Diaboli ingannavano con varie larve le menti degli uomini y e attaccandofi a fiumi , 0 fonti , a pietre 0 legni ^fiaccano con prefìigi fiupire i mortali fciocchi : ma tutti quefti inganni dopo la celefte venuta del Ver- bo fvanirono. E poco dopo. Ma che if) fi dovrh dire della (d) 0/ TOtwv Mdyoi rà cnwi-\^r\ 7rpar']m QiXovrs^ ctTnp rponpov «^ 71VUV iTTCàiav ì{gJI /jLayT iXVHaV ÌTTOtS-J &C. (b) tom. I- p. 87. Kgq TU Truvra Traa-tg aTrurmg rìXiv^r-épua-ì j Hs^ «- Xiy^iv , à; YlxxJx'og ip7W &C. AirìXiT- X^^ W ^vV» j ^ %ciTipyr)^v TravTiXcùS ' 37 delU Magia tanto da ejjt ammirata ? la quale prima della venata del Verbo valeva ^ e operava fi a Egi^ìl ^ Caldei^Indiani ^e facea fiupire i riguardanti^ ma dal- la prefenz^a dellaVerith , e dall' apparizione del Verbo fu abbattuta , e ve fa onninamente inutile anch' ejfa . Centra Gentili, che attribuirono a Magia i miracoli del Salvatore : {a) che fé lo di con Mago, come farebbe poflìhile , che da un Mago in vece di ftabilirfi, ogni Ma- gia Jifoffe annichilata ? Nel comento fopra Ifaia, a più luoghi de' Profeti quefla interpretazione diede S. Girolamo, (b) Nella venuta di Cri fio tutte quefte cofe fono da intendere al' legoricamente: cioè , perch' ogni errore dell' acque d' E* gittOy e P arti Malefiche , con le quali s"* ingannavano i foggetti popoli, per la venuta di Crifìo reftino difecca- te . 'E poco dopo . {e) Che Memfi altresì fojfe dedita aU arti Magiche , i veftigi dell' errore fino al dì d'oggi dimofirano . E così brevemente s' infegna , che venendo il desolamento di Babilonia , tutti i configli de' Maghi, e di (a) ei Js 'M.uyov iKiy^tri , yrSg oiovrt ìgiv virò yiàyox) Tiurapyéìi^cu TTuo-uv rnv May^uv , v^ //.r\ /xSxXov a-iu)i/- /«ro/?/, recitato prima da Rcginone, abbiamo quefte de- 1- a- «. 564, cretalj parole. (^) Moltitudine ìnnumerahile da quefta falfa opinione ingannata yCvede quejie cofe vere, e crC' dendo deviano dalla vera Fede, e negli errori de' Paga' ni s' involgono, mentre penfano qualche divinità, oquaU che Deità trovar fi fuor del fola Iddio . XV. Dal tutto il fin qui detto ben apparifce quan- to lontano dalla verità, quanto contrario agi' inftituti della Chiefa, e quanto avverfo all'autorità più facro- fante fla il volgar grido di quefta fognata arte Magica, e quanto danno potrebbe inferire alla cattolica e fana dottrina, e alla regolata devozion de'Criftiani il lafciar correrete il favorire opinioni così bizarre. Legge/i nel libro: che diremo de* Folletti , prodigio fi notorio , f ra- pag.350. tnune ? maraviglia è l'effer prodigio, e comune . Segue : non v' ha Città , per non dir Villaggio , che pia efempi non poffa fomminiftrarne. Ma paefi io certo ho veduto non pochi, anni conto non meno di 74, curiofo fono flato anche in quefto forfè più del bifogno ; e in tanta abbondanza niun prodigio di quefto genere m'è avve- nuto mai d'incontrarci e niuno averne incontrato mai F 2 mi (a) Cauf 26. Qu. 5. cap. 12. Innumera multitudo , hac fal^ opinione decepta, haec vera efle credunt , & credendo a refta Fide deviant,& errore Paganorum involvuntur , cum aliquid divinitatis aut numinis extra unum Deum arbitrantur . 44 mi afTerì già più d'un favio Inquifìtore flati lunghifll- mo tempo in ufìzio. Molti e molti creduti e prete/I Folletti mi fono bensì paflati per le mani in lacchè,ca- valli, armi, parrucche, carte, cafe, e che Co io, magli ho trovati Tempre , e fatti conofcer vanie . Una fpezie maliziofa fé ne vanta, che s'innamora delle belle gio- vani, e poi tutt'al contrario fi vuole, che le Streghe fìen tutte vecchie . Quanto non farebbe defìderabile lofgombrare dall' immaginazion del popolo tante paz- zie, che con la fana credenza, e con la foda pietà mal poflbno accoppiarfi. Le ingermature, che aflìcurano dalle ferite, gli anelli , ne* quaU fi porta il Folletto, i bullettini , che guarifcono dalla quartana , le parole, che fanno indovinare i numeri del lotto, lo fi:accio,che fi fa girare per ifcoprir chi fece alcun furto^Ia cabala, che per via di verfi e rìfpofte, finte nafcere da menti- ta combinazion di parole, rivela le cofe occulte , fon cofe anche al dì d' oggi , o per efirema femplicità, o per poca religione afiai frequenti, e che fpeffe volte fi comperano a prezzo , non efiendo mancati i profeti Mich. mentovati da Michea, che /» pecunia divinahant. Non fi notano in piùDiarj i giorni faulìi ed infaufli, come fi fece un tempo con nome d' Egiziaci ? Non s' impedi- fce d'abitar le cafis, fpargendo che ci fi fente ? cioè a dire , che la notte fpettri e firepiti di catene le infefia- no, altri volendo che fieno Diavoli , ed altri che ani- me di trapafiati ; dove è mirabile , che fiano anime^ o diavoli , fi^l di notte hanno potefià di farfi fentire . E quante 45 quante volte funefte brighe maffimamente fra paefani fon nate per imputazioni, o per accufe fra loro datefi dì fattucchierie? Ma che dirò degli Spiriti incubi, e fuccubi, che a difpetto dell' impoffibiUtà pur fi voglio- no? Il Sig. Muratori ove tratta della Fantafìa , mette però quefta con quella del Noce di Benevento, e dice, che opinioni sì fatte oggidì fono in tal maniera fere di- pag.nz. tate y che non ci ha più fé non la gente rozz^ > ^^^ f^ ^^ hee con facilita . Mi fece ridere un amico l'altra fera, quando della prima parlandofi, diflè, che chi ciò cre- de, poca prudenza ufa, fé fi ammoglia. Che diremo de' patti taciti tante volte anche nel libro mentovati , e fuppofti? Non hanno confiderato,che fi viene con tal* opinione a far del diavolo un Dio ; perchè s'altri tré mila miglia lontano pattuifce per cagiond'efempio con lui, che tenendo un pendolo fopra un bicchiere, deb- bano batter Tore come in ben regolato orologio, que- lla maraviglia fecondo loro fuccede fubito anche in quefia Città, e va tal virtù in un iflante per tutto il Mondo,e dura fempre. Quefio è ben altro, che porta- re una Strega per aria a notturno congrefiò , il che fu- perar le forze diaboliche fi pretende nel libro. QjLieflo è attribuire al Demonio poco meno che immenfiià, e onnipotenza. E che feguirà, fé per certe parole, o figure altri avrà pattuito con uno fpirito,che venga buon tem- po,ed altri con altro che venga tempefi:a? Il buon Pa- dre le Brun vuolfiattribuifcano a patti taciti tutti que- gli effetti, de' qua li non fi fa rendere naturai ragione: o quan- 46 o quanti adunque patti taciti faranno al Mondo .'Egli ebbe fede alle favole della bacchetta divinatoria , per ritrovar con effa i ladri , e gli omicidi , benché conflaf- def.Piat. ^^ poco dopo a tutta la Francia, che il primo autore LefnrAc- fu Un fourbf ^ c chc chiamato a Parigi , nulla potè mai com.j. £^^ vedere di quanto vantava. Che qualche effetto o- perino fu certi legni 1* acqua in poca diftanza , e i me- talli, chi fa quanti fianoal Mondo i corpicelli che non fi veggono , quanti effluvi! efcano fempre da ì corpi naturali, e quanto mirabili, e occulti effetti produca. no, noi troverà così ftrano . Egli ebbe ^tà.Q anco a chi fparfe, che infezioni, e morie nate negli animali eran venute per fortilegio ; e a colui che afferì, come fuo padre,efua madre per fett'anni erano flati inabili, e c.i.c.2. che una vecchia ruppe il maleficio y e gli l afe io liberi . Cita qui un Rituale, di cui il P. Martene non fa men- zione, onde per autentico noi riconobbe. Per faggio ti.cj di fua credulità bafli vedere l'iftorietta di Danis, che apporta. Ma compendio incomparabile di così fatte maraviglie è un non breve libro, dedicato già al Car- dinale Orazio Maffei , intitolato Compendium Male fi' carum , e flampato l'anno i6o8 in Milano. XVI. In fomma non è di poca importanza lo fgom- brare popolari errori, che fanno torto agi* inalterabi. li attributi dell' onnipotente Iddio , quaiì egli fi foffe fatto legge, di condefcendere agh empi > e bizarri vo- leri de' maligni fpiriti,e di quc' pazzi, che a lor ricor- rono, fecondandogli , e permettendo i maravigliofì ef- fetti 47 fetti da lor voluti. Con qiial raggio di buon giudizio fi può egli credere, che il fommo autor del tutto, il qua- le le noftre vive e reiterate preci per private, o per publiche bifogne , fecondo i Tuoi fini imperfcrutabili pili volte non eraudifce,alle brame di vile e trifla per- fona prontamente permettendo condefcenda ? ^Finche il crederà , che l'arte Magica fìa cofa vera, e opera- trice di maraviglie, e che per efTa Ci coflringa il De- monio a ubbidire, avranno bel predicare i buoni Relì- giofi contra il peccato di fu perdizione, e contra lefce- leraggini, e le follie de' maliardi : molti ci faranno Cem' pre,chc ci fi proveranno,e faranno i lor tentavi,edi riufcìrvi s'immagineranno ancora. Per ifmorbare co- sì fatta peflcjconvien prima d'altro far ben' intende- re, che così orribil peccato fi commette in vano, che per tal via non fi ottien mai nulla, che fon tutte cian- ce, e chimere quelle che in tal propofito fi raccontano. Non farà difEcile il perfuaderne ogni perfona ragione- vole, facendo folamentc riflettere, come pollano ve- rificarfi i vantati portenti, mentre la Magia non è mai fiata da tanto di dar danari, il che farebbe tanto piii facile . Come potrà cfia le maraviglie , di produr ma- lattie in corpo fano, dì rendere i coniugati impotenti, di far diventare invulnerabili,© invifibili , mentre non fi è mai dato cafo,cheper efTa fiano flati trafportati al Mago cento feudi, che un altro tenefTe chiufi nella fua caffa ?E perchè di taParte portentofa altri non fa ufo in guerra ? E perchè non fé ne curano i Principi, e i lor 48 lor Miniftri? Per fare che tali vane immaginazioni fva- nifcano^rimedio farà efficaciffimo il non parlarne pun- to, e il lafciarle perire nel fiIenzio,e nell'oblivione. Se in luogo, dove non fi fia da immemorabil tempo avuto di malie fofpetto,fi fparge efiere arrivato un Religio- fo , che le perfeguita , e le disfà , tu vedi fubito donne iberiche, e malati ipocondriaci concorrere. Vedi to- flo efTer portati bambini da ftrani malori infeftati, ed odi aflerirfi, che fono effetti di affatturamenti, e rac- Gontarfi ancora quando ciò avvenne , e come . Né ben configliato è, chi predicando a fcrivendo, e fatti, e fentenze contra le Streghe facendo fiampare , narra le cofe da quelle fciocche afierite,c i fatti,che fi dicono avvenuti, e i modi; poiché per quanto nel!' idefia tem- po ci declami contra, abbia fi per certo ^ che fi trova fubito chi di quelle mirabilità fi compiace , e di tanto flraordinarie, e fuperioricofes'invaghìfce,e mette quei modi in opera, e tenta d'entrare in quella fognata tur- pag.119. ba . Ottimamente però fi dice nel libro , che lo fieffo cafiigodà credito alle volte al delitto, e che là più ah- hondano le Streghe, ove pìùficaftigano. M' è caro di terminare con una lode di quefio libro , perchè tanto meglio fi vegga , che unicamente a buon fine nel pun- to dell'arte Magica io parlo contra . XVII. La fpeditezza , con cui quefio ragionamen- to ho difl:efo, mi ha fatto dimenticar più cofe, che poteano averci buon luogo. Gran contrailo farà a que- Ha mia opinione, il ritrovarfi talvolta anche fra per- S.ZO. 49 ione di qualche dottrina , e di fenno , chi dice, ma io ho veduto que Ao , e queft' altro ; e chi afferma , a me fleflb è avvenuto di fcorgere il tal fatto , ed il tale. Qui convien prima rifletter benCjquante maraviglie apparir ci faccia no iGiocolari deflri ed efperti, e quan- to non ingannino anche gli uomini più avveduti e fa- gaci . E' poi da confiderare, come fopr umani fembrar pofTono ben fovente effètti naturaliffimi, fé con arti- ficio rapprefentati fono. Io vidi tempo fa chi cacciando un chiodoyo unofpillone nella teftad'un pollo, il con- ficcava con eflb fopra una tavola , per lo che parca morto , e tale era creduto da tutti . Poi levando il chiavello, e moflrandofar certi fegnì,il pollo fi ravvi- vava, e camminava per la flanza , Il fcgreto è, che quegli animali nella parte dinanzi della tefla hanno una commiflura di due offi, fra quali chi con maeflria deftramente inferifce qualche cofa , gli addolora , ma non gli uccide. Spilli ben fenfìbiii fi poffono far* en- trare nella polpa delle gambe umane fenza ferita, e fenza dolore , fé non di leggeriffima puntura nei prin- cipio dell' inferimento : fopra che è flato fatto alle volte da taluni gran giuoco. Neil* orto di cafa mia, quale per operar del mio Signor Seguier è divenuto botanico, e è l'Onagra , pianta che viene all'altezza d'un uomo, e belfiori porta, ma che il giorno flan- no chiufi , né punto appaiono : folamente al tramon- tar del Sole fi aprono, e moflrano: e non già a poco a poco , come in altre notturne piante avviene , ma G sbuc- fibircrcianro^ unvtR£rtt©,fe ìn'un-momEtieo intera iwenfti& . •£ jfoTnmno. Poco prinrajctre ilcalrce cuepi fi -gonfia al- -^qaianm.S^altEÌ va^lenddfi di quefi'oqirafi'ocGuho fegiTo^ •^Qlefie dar ^acEedcre.a'ifcrrtplicìidi fa^r naicere a Tua vo- gliaeon q.ualchcmagica paiola momeatartea mente un hùì .fiore;^, chiigli.preftaflb fede noti^ma nclierebbe.ll. ren- de rilàn^ulaetabili wiea%Qggì dalla gente eomune fin- golarrn£nti& cercato : con che nnaggior hde , moftran©' alJa Ma^ìa jfche §Ira le -e redeano j .ma non già per far bene : per- Gii)ivGiudeì ragionevoli , a chi attribuiva al demo- nia d miracoli del Szìv^zxoxQ.y num^uid y idifrero,,,^^!^ rax.21. monìum fot-eficiecùmmoculos aperire} Gx'^ piìt^inodi ci Xonndiiar' in ciò travedere. JNon fi^ farebbe e r.e- der Mago ^.chi dice{re.a*circoftantì, io pofib a voglia mia Tar cLe la palla di quefta piftóla trapaffi quella ta.voìa y overo la tocchi ,, e fenza più le cada innan- zi? e volentieri avrebbero veduto fui trono un Imperadore Gentile , alcuni di effi formarono un treppiè di legno d' alloro , *e con efecrande parole in- vocarono il Demonio per avere l' accennata notizia , indi ritrovarono, che il fucceffore di Valente fareb- be flato uno , il nome di cui incominciafTe dalle let- tere T. H. E. O. D. per la qual cola entrarono in una ferma fperanza , che Teodoro Gentile doveffe , 3 fali- IP falire fui |:rono : ma rifaputofi ciò da Valente, ìn^ fleme con Teodoro furono carcerati , e giuftiziati i Negromanti, fu fatta per le cafe diligente ricerca de' libri di Magia, e Negronaanzia , e quelli in gran quantità furono pubblicamente abbruciati ; benché diverfi Gentili, acciò prefTo Joro non foffero ritro- vati , prevennero tal ricerca , ed eglino iieflì li get- tarono nel fuoco, o nell' acqua. Quanto feriamen' te s'adoprò queft' Imperadore per abolire iimil pefte nocevolifiìma dell' anime , altrettanta lode meritg. la fua giuftizia; benché, per aver trapaflTati i do- vuti limiti , e gafligati anche molti incolpevoli, non pofTa per verità sfuggire la taccia di Tiranno, e d* ingiuflo. Maggior lode meritano altri Imperadori, 1 quali, e nell' Orientale e nell* Occidentale Impe*^ rio, nel punire i Maghi non fi fcoflarono dal retto fentiero della giuftizia, né gl'innocenti (i dimenti- carono di proteggere. D' immortai lode è fingolar- jnente degno Carlo V. , mentre fecondo la fua Cofj- ftituTiione Art. 10^. ì Maghi debbono efiere abbrucia- ti vivi; il che pure or ora farà effettuato, fi) III. (2) Perchè quanto fìp qui è flato addotto , qualche vi- gore aveffe centra una ftrega , converrebbe prima provare , che Magia, e Stregheria fian lo fleffo, o almeno, che que- fì^ fia una fpecie di quella . Mentre, fé folTe veio, che la I r IIL ASbiamo oggi: aranti agli occhi un e/cmpio, di cui tutto il Mondo dee maravigliarfi . Dì quale flato, profeflione , e famiglia fofle MARIA RE- NATA , e per qual cagione flafi ad efla eretta Ja prefente catafla di legne^ è già noto a ciafcheduno' di noi ; ma pure non iftimo foverchio il darne un' alquanto più efatta ,: bensì però breve, relazione o MARIA RENATA nativa di Monaco , effendo perancbe fanciulla di fei in fett' anni, fu da un Uf^ Sciale ( fbtto la forma di cui verifimiìmente s'era nafcofto il Demonio ) ne' contorni di Lintz neli' Auftria Superiore , inftruita nella Stregoneria ; ( i )) B 2; ma Stregheria altro in foftanza non è , che un' immagin^Tzlone,- come moltiffimi, anche Cattolici-, hanno pretefo, ed è ftato ultimamente ad evidenza provato / e per confeguenza non entra tra le fpezie della Magia y ma conftituiké un genere' di fuperftizione diverriffimo , il quale fuori della fantafia umana non ha alcun effere reale e fìfico ; tutti gli^ addotti efempj , leggi , e paflì delia Scrittura, con più altri, cheli potrebbero addurre , non proverebbero , che Maria Renata Stre- ga meritaiTe la morte , non potendofi eftendere ad un ge- nere ciò, che deirakro è fVato inabilito. Bartolommeo Spina ^ e Silveflro Friero Maéftri' dei Sacro Palazzo, Bernardo da- Como , Candido Brogttolo , Leonardo Lejjfio , ed • altri Teologi Cattolici oonféfiano , che , fé i delitti delle Streghe non confifteffero che in fogni e fantafie , non farebbe fé non^ lina grande ingiuftizia il farle morire . Veggafi il Congrejfo Notturno delle Latomie Lib, fecondo ^ Cap> decimoter^o , decimO"' '£eJìo , e decimojettimo . (;:j) Per una fanciulla sì tenera , tentazione infuperabile li ma perchè T Inferno- non può fofFerire iì nome di Maria y le fu pò fio in vece il nome ài Em a Re fiat a y che trafponendo la lettera ;»,fignifica Mea Renata,, mia rinata: (4) In- età. d'anni dodici era giunta a^ tal fegno , che ne' congrefTì malefici il Principe del- le tenebre le avea conceduto il primo poflo. D' an-* ni diciannove ^ benché centra f uà voglia ,, e folo per: ubbidire a' genitori,, entrò nel Moniftero di Unter— - Celi , poco difcoflo dalla Città d' Erbipoli , rino- mato per la buona difciplina, e vita religiofk; ove in maniera tale fotto la pelle d' agnello fi nafcofe; la rapace lupa,, che ingannando con falfo fplendore. di virtù, non fu punto conofciuta; anzi per li fup-- pofli fuoi meriti , non s'ebbe difHcoltà d'anteporlai ^V altre nell' uflìcio di Sottopriora . Egli è agevole in queflo cafo l' indagare dove mirafib T inimico co- mune dell' anime . Cercava col valevole mezzo di- lei feminare zizzania j ma perchè Dio non lo permi-- farebbe ftata cotefta . E pure dice S. Paolo Cor. I. io. g. Deus non patietur vos tentari fupra zW; quo-d potejìis : [ed fa-" ciet etiam cum ìentationG preventuni^ ut pojfttis fujìinere. Do-- pò la venuta dèi Salvatore, non è da crederfi , che Iddio - lafci così in balia del Demonio anime innocenti . _ ( 4 ) L' Anagramma è puriffimo . Quello Demonio dove-' va avere ftudiato Lettera Umane in alcuno di que' Gin- nasj.di Germania, »e' quali è tuttavia in pregio il CamwC"- chiale Arìjìotelico di Ernsaantìcle Tefauro , ù, e MARIA RENATA , giufta la propria fua^ Gonfeflìone, in cinquant' anni di Religione non potè- mai nuocere a veruna dell' anime d:elie Religiofe ^ Satanaflb col mezzo di quefta fua fchiava ii ftudiò sfogare il fuo furore contra i corpi . Cagionò ella pertanto malattie perìcolofe a quattro Monache dell* accennato Convento y parte col fiato venefico, par- te con radici, ed erbe incantate, pofle da e ffa fur- tivamente nelle vivande , o in altra maniera appli- cate ; e nella itefia guifa ammaliè ci^ique altre Mo=^- Bache con una Converfa non peranche profefFa, fa-^ Gtndo' entrar loro addofib più fpiriti infernali, (5) ly. (5) Gran numero di limili , ed anche maggiori fcelle- raggini confefiano fempre le ftreghe : ma la difficoltà Con- fifte circa la fede , che fi vuoi dare a tali coTifeffionr «• Adamo Tannerò ,. dotto Teologo della Compagnia di Gesil' ilei Tom. 3. della fua Teologia Scholajìica y Difp. 4. de Jujìi' ita y Qucefl. ^, Dub. z. Num, i^z. attefta , che in certa Cit- tà-di Germania , mentre pubblicamente leggevafi il procef- fò di alcune ftreghe , cHe dovevano eflere giuftiziate ; tra' le eonfeffioni delle medefime v'era anche quella d' aver' fatto morire certe perfone, le quali vive , e fané fi ritro- vavano prefenti allo fpettacolo . Daniele Sennerto yCéÌQhvQ Medico deir età fua , in conformità di ciò parimente atte- fta nella fua Pratica ^Lib. 6. Fart.g, Gap. 5. Concluf^. d'aver curato alquanti da certe infiammagioni con gran tumori , le quali non avevano niènte dèi foprannaturale , ed erano fti tutto fimi li ad altre da lui più volte guaritele niente- dimeno certe ftreghe, ch'erano in prigione, deponevano d' aver effe prodotte tali infiammagioni .Il commettere que--' Hi delitti è un ann^o infeparabile .dalla profelìionc di; 14 IV". Da molte circoftanze adunque, che per bre-- vita fi tralafciano, eflendo fiata MARIA RENA- TA a fufficienza fcoperta come cagione di quedi y, e molt' altri gravi mali, fu dalla Superiorità Ec- clefiaftica, a tenore delle Leggi Canoniche ,. primie- ramente efaminata ,, por rilafciata al Bracci©' Seco- lare, e da quello , giuHa il rifui tato , condannata a morte. La pena dovutale fecondo Ì2iCQnftituz,ion& Carolina, Q per l'innata commendabile clemenza dì Sua ALTEZZA REVERENDISSIMA , e per al- tri rilevanti motivi',, fu per verità mitigata ,-. mentre è fiata folamiente decapitata . II cadavere di lei pè-- rò, che or ora fopra queflo rogo- farà arfo, è flato riferbato al fuoco> acciò non- rimanga alcun- vefli- gio di cofleiV e refli perfino fepolta nelle ceneri la fua memoria» Perchè poi Iddio abbia voluto, che r occulte opere diaboliche , ed un male flato per tanto tempo nafcoflo, folamente ora fiafi palefato ^. a me non iflà veramente indagare gli arcani fuoi^ dccre- Strega, venendo fuppofto, che fenza quefta condizione non s'ammetta alcuna nella focietà . Non può dunque veruna Strega confeflfaréd- intervenire a' foliti congreffi diabolici , e" nello fteflb tempo non deporre gran quantità di fimili mif- fatti .. 11 punto fta-, fé l'intervento: a' congreffi fia reale , o; immaginario/ mentre, fé fan ta|lico forte il congrefTo, fan» taftici per confeguenza dovrebbero giudicarfi anche i confef« fati delitti 0 15 decreti : pure per li fe^iieati motivi fembrami ciò ,:eflere avyerwito . Primo per gl'increduli, dandofl a* i;empi xioftri tal forta di gente, che non crede ne a Streghe, né a Maghi, né al Demonio, nèalJoftef- fo Dio . Sono coftoro Ateilli , e penfano non efler- ;ci altra foflanza 5 che la corporea e materiale . Quell* increduli dal cafo prefente .( fé non fono affatto pri- %'ì dì giudicio ) debbono comprendere , che fi danno al mondo Streghe, e Maghi, (6) e in confeguenza anche (6) GÌ' increduli concedono anch' eflì , che fi danno Stre- mile: ma pretendono, che le fuppofl.e conventicole di quel- Je col Demonio, e tutto ciò , che di là deriva / altro non iìa in foftanza , che un giuoco della loro fporca e difbrdi- jiata fantafia : ^oficchè a riferva della cattiva volontà , e poco timore di Dio, altra reità non abbiano , non oftante le molte fcelleragginì , che liberamente confelTano ^ Queft' opinione non è de' foli i-ncreduli, ed Ateifti , ma è de mi- gliori e pili dotti Cattolici . Ora pofto , che ia cofa foflc così , tutto il proceffo di Maria Renata altro non prove- rebbe centra gli Epicurei, fé non, che alla mente umana fi prefentano talvolta dell' immaginazioni ofcene, e eh' eli' ha di quella fpecie d' idee , che i Filofofi chiamano avventi^je , e. fattile . Non negano gli Epicurei quella fpecie d'idee.* folo pretendono , che dalla pura faftanza corporea , fenza intervento della fpirituale, poiTano oafcere. Per convincere di falfo queft' ipotefi , a nulla vale tutta la Stregoneria , e di qui è , che , non oftante tante migliaja di Streghe ab- bruciate in Europa , gli Epicurei non fi fono mai arrefi , né per quefto capo s' arrenderanno giammai . Nulla adun- que ferve il fatto di Maria Renata per convincere gl'in- creduli , che fi dà o Iddio , o il Demonio : e fé così è , non è certamente da crederfi , che a tal fine Iddio io abbia permelTo. i6 anche il Demonio , da cui imparano 1* arti Ìor© * Portatevi voi, o Ateifti , al Moniftero di Unter- Celi, per fentire le Monache fiate da MARIA RE. NATA ammaliate; e voglio fcommettere, che do- vrete confejfTare , eflere in quelle perfbne nafcofto qualche eofa di più che d'umano. Perchè però ciò, eh' è occulto, non il può né vedere, né fentire, né toccar con mano , e folo dagli effetti può compren^ derfi; dunque dee necelTariamente efferci una foftan- za incorporea e fpirituale, e in confegucnza debbo.- no darfi degli Spiriti. Ma poiché i domeftici nimi- ci,o fiano Spinti degli OfTefll, con gli eforcifmi della Chicfa vengono umiliati , ed anche finalmente fcac- .€Ìa|:i ; quinci noi dobbiamo conchìuderp, eh' eglino fieno fottopofti ad uno Spirito affai più potente di loro , cioè a Dìo, il quale appunto dalla Chiefa viene invocato. Intelligite y infipìentes in populo ^ ^ fluiti ^ aliquando fapite . ( Pfalm. Sl-v. 8.) Intendete^ 0 ignoranti 4^1 popolo , e voi , paa^^i , entrate una volta in cervello. ( 7) In fecondo luogo mi fembra, che Dio abbia ' (7) Qp^l fia il fentimento degli uomini favj , e de' più fani Teologi intorno agli Offefiì , è già noto a ciafchedu- no. Tra mille pretefi invaiati dal Demonio , fé ne troverà appena uno di veri . 11 cedere alle benedizioni , ed efor? cifmi della Chiefa, non è una prova incontraflabile d'in- vafiong diabolica , La fede di dover guarire opera anche 17 abbia ptrmefTo vengano in luce le malefiche opera- zioni di MARIA RENATA per quelli, che cre- «lotio , acciò ^ù maturamente che in paffato, rifle t- tanOy qua^nto a tutti lia neceflarìo 1' impugnare k cotidiane fpirituali arme contra la turba delle Stre- ghe , pili numerofa di quello , che per avventura e' immaginiamo : e quanta cura per li loro figliuoli debbano avere i genitori , i quali ad ogni gentaglia affidando l'educazione di quelli, maledicendoli tal« volta, o augurando lor male, facilmente poi cadono ne* lacci del Demonio . ( 8 ) Terzo , per que' cattivi Griftiani, i quali con la Geomanzia , «fpecchi Magici, C o al- xiaturalmente , e fé il male è d'opinione, can l'opinione del r medio fi fcaccia . Più prova ii commuoverfi , e patir ga- gliarde improvife agitazioni alla comparla dell' Eforcifta , di libri fpirituali, ed altre <:ofe faere,* nientedimeno anche quello fatto patifce le fue eccezioni . Veggafi fu tal propo- fito la bella Di jjkn azione di Monsh de Rhodes circa Maria Volet fuppofta offeffa, nel Tomo 4. della Storia Critica del^ ìe Pratiche Superfii^iofe del P. Pietro Le Brun . Sarebbe fla- to defiderabile , che il P. Gaar avefife qui efpofli i moti- vi più confiderabili, pe' qwali fu conchiufo , che le Mona- che di Unter-Cell erano veramente Offeffe : giacché la con- feifione di Maria Renata non è baftevole a diraoftrarlo. (8) Se tutta la Stregheria altro non è, che un immagina- zione, ogni ftrega è piuttofto maleficiata, che malefica: non agdlce , ma patifce ; né a veruno pregiudica , fuorché a fé med-efima , ed a quelle tali compagne , che tiraffe nella fua foóetà . Adunque né anche per quello fecondo motivo può Idei io aver permeflb , che fi palelaffero le ftregherie di Ma* ri.i Renata» o altri fatti fnperfliziofi , il fludiano di fapere ciè^ che dair aflbluta volontà dì Dio, ed anche degli uomini dipende . Dovrebbero quefti aprir gli occhi , poiché, quantunque non fé lo penfìno , fono anch* e(Fi della congregazione del Diavolo, e feveramente debbono effere gafti^ati. (9) Quarto, vuole Iddio col prefente fpettacolo, che i mondani abborrifcano ogni forta d' impurità , effendo quefta ( come con molti avvenimenti potrei comprovare ) una profll- jna difpo£zione alla Stregheria . (io) V. Da (p) 11 fupporre , che Dio abbia permeffo il prefente ca- fo per terrore de' fuperftiziofì, e de' Maghi, è un fupporre , che la pena di morte data a quefta ftrega fia glufta : non vo- lendo Iddio atterrire alcuno con i'ingiuftizia, ma bensì con la giuftizfia» Pure quello fuppofìo incontra graviffime difficoltà ^ ^ però anche il terzo motivo vacilla.» (io) Quando foife lecito interpetrare a fuo talento la voj. lontà di Dio , motivo forfè più verillrnile di tutti li fin qui accennati potrebbe addurfi , cioè, che Iddio ubbia permeflb quello fatto , acciò ognuno fi chiarifca , che la chimera de' congreffi del Demonio con le llreghe , la quale per tre , o quattro fecoli ha fatto delirare quafi tutti i Tribunali d'Eu- ropa , che non ha il fuffragio deU' antichità , che fente di Gentilefimo, eh' è fiata vietata da' Sacri Canoni, e da alcu« ne Leggi Civili , e che finalmente può con tutta ragione chiamarli robbrobrio del nome Crifliano; non è una frotto- la , che oggidì dalle fole donnicciuole , e dal volgo s'alloggi, come per altro molti Letterati di gran nome fi perfuadono , rna trova effettivamente ricetto anche in perfowe , che non pofTono dirfi né volgari , né ignoranti ,. donde poi ne fé- suono que' deplorabili effetti , che quello Ragiomimento ci V. Da quanto ptro è fucceduto circa MARIA SCENATA, prudentemente non può rimproverarfl dofa alcuna alla Chiefa Cattolica, agli Ordini Re-- lìaiofl , o alla Tua Patria : mentre la Chiefa viene affomigliata alle dieci Vergini ,. delle quali cinque erano favie 3 e cinque pazze ; ad un campo', nel qua- le infìeme col grano crefce il loglio ; ad una rete^ in cui fono pefci buoni , e cattivi ; e ad una ffallay in cui ritrovanfi non folo pecore fané , ma anche in- ferme, e fcabbiofe. Siccome il Cielo non ha con- tratto macchia veruna per cagione di Lucifero , e de' fuoi feguaci; né tampoco il Paradifo a motivo- dei ferpente ; così né pure dee temerii , che alcuna ignominia pofTa patire la Chiefa Cattolica per par- te di MARIA RENATA . Simone Arcimago , t Q ii- Kic- rilette fotto gli occM*; e che per confegiienza l'amore del profiìmo , tanto per rilpetto di molte povere femmine fat- te ingiuftamente morire , quanto per riguardo allronorevo- lezxa e decoro de' M-agiftrati Cattolici , dee ftirablare ognuno a farne vedere con fode e maiSccÌ€ ragioni finluffiftenza e vanità; acciocché , fé per avventura certi Maeftri in Divi- nità, che per aver fatto un corfo di Filofofia , e Teologia Scolaftica credono di fapere affai ;o non faranno,© non vor- ranno-con feffare d'effer convinti; lo fieno almeno coloro ,. che prefiedono a'Tribunali , e che non a dilatar in perpe-^ tuo il regno delle quiftioni e difpute vane , ma a far glu*^ fìizia , ed a promuovere la pubblica felicità fono per d&bi»' ro del loro ufficio occupati. 10 Niccolò, uno de' i^tteDiaconr,. cBe poi diverrneAr- eieretico; non poterono ofcurare lo fplendore della Chiefa primitiva -, come dunque una Monaca Stre-- ga potrà apportar pregiudicio all' onore della noftrai Chiefa, ovvero allo flato Religiofo? L* onore, eia fantità deli' Apoftolìco Collegio non rsflò- punto fcemata per la malvagità di Giuda. Un ladroj che- contra la volontà e fenza faputa del padrone di: una eafà, vi fi nafcondcj,, non reca al certo vergo- gna , ne dilbnore al padrone di quella ; come dun-^ que da una. Strega intrufafì in Moniilero, può efTer difonorato lo flato Religìofo ? Tanto meno è ciò pofTibik, quanto che MARIA- RENATA non fu. effettivamente mai membro della Religione ; giac- ché, come Strega, con li tre voti non fi confagrò- giammai fìnceramente a Dio Signore, che aveva rin- negato, e folo in apparenza fece la profeffione; ed anche perchè non già nella Religione, eh' è una fcuo- la di virtù, ma al fecolo apprefe la Stregonerìa «- Le ragioni, che militano per l'onore della Chiefa,, e dello flato Religiofo, militano ancora per F onor- della Patria. La Siria non è vituperata da Giuda ,. ne dà Simone" Mago j come dunque fi potrebbe tac-' dare la Patria di MARIA RENATA ? Dal ca- £oy che ci fi prefenta, piuttoflo bene che male pof- fiama^ 2^1' forno raccogliere ; nìentre in eflb noi dobbiamo am- mirare primo la Divina Provvidenza ;. giacché da^ MARIA RENATA, fecondo la propria fua con- fezione, non fu mar in tanti anni fedotta allaStre-- gheria alcuna Monaca , vegghiando Iddio a prò dei- Santo Ordine ; il quale dopo fufficienti prove , a- ibmiglianza del mare, che fuole bensì gittar fuori- la fchìuma, ma non le perle; cacciò finalmente d^ fé ogni male . Secondariamente dobbiamo ringrazia- re r infinita bontà del Creatore y che per fua {pC"- cial grazia fiafi liberata dalle mani del Demonio Un'Anima j la quale da tanto tempo era fiata in fua- Balìa ; onde non poflb qui' trattenermi dall' efck=^ in are con V A portolo S. Paolo ; U^i autsm ahunda^ mt delìEi'um ^ fuperahundavìt grafia .{Rom, cap.$,v. io.) Ove albonàò il peccato j ivi foprabhondò la gpo^ ^ia; mentre più volte MARIA RENATA in tem- po della fua prigionia , ed anche pubblicamente nel* luogo del fiipplicio, rinunziò al Diavolo , palesò con molta compunzione le fue colpe ad Uh Reverenda Sacerdote dell' Ordine Benedettino, e liberata» con Tautorità Sacerdotale, fi' fortificò più d' una volta col ricevere il Santiffimo Sacramento, e con piena' fiducia negl* infiniti meriti di Gesù Crifi:o è poi an»^ data coraggiofament^ alla morte, ricevendola dal- la fpa- 22 la fpada del carnefice fenza timore alcuna, pronta^ a facrificare , quanda HcKq in fuo arbitrio^ mille volte «la vita it Dio per remiffione de' fuor pecca- tk. ( II) Prima d' andare al fupplicio j. mi racco- mandò d'iiiftantemente pregare in fuo nome le Mo- nache di Unter-Cell ,. e tutte le^ perfbne qui pred- ienti'j, a volere per 1' amor di Dio perdonarle il grande fcandalò dato j,; e pregare più vol^e itSignO"' re per la falute dell' animai fua ,, quando non fofle intieramente purgata; al che è da fperarfl , che tut- ti i buoni- Cattolici vorranno condifcendere . Nel." rimanente , per comandamento cìementilTimo di Sua ALTEZZA. REVERENDISSIMA, debbo avvertir eia- . (il) Molti di que' Dottori , li quali non per una chi- mera del cervello delle Streghe , ma per un fatto veto e' reale confiderano i trarporti , e le converfazioni di quelle col Demonio j nientedimeno confeiTàno , che meritano ben- sì correzione, e gaftigo , ma non di morte , maffime quan- do vengano' a penitenza . Vegganfi in quefto propofito Bar' toh apud Zilettmn Con/. CriyninaL Tomo l. CÒnJ. 6. Giulio Clara Sententi receptar.Liò.^. § H^reftSy -verf. SucceJJtve quce- ro y &^ fin. Qàtejl. 6S. verf. Sortilegi , Pro/pero Farinacio- Oper. parte j>TraÌi. de H^re/ì ^ Q^'^Ji. i8l. § 7. Num. 48. Pietro Erodio Pandemi. Rerum Judicatar. Lib. 8. Tit. j. Cap, 18. Giacopo Sima-nca Catbolicar . In/ìitut: Tit. ^7: Rubr.de La"- miis y. Num. ly. Francefeo Pegna in Paralìpom^ ad Bernardi Co* menfis TraSì. de Sirigibus, Cap. l S. Qucefl. ttnica^ Adamo Tanm fiero Theol. Scholajl. Tom. ■^. Difp. 4. de Jìt/litia, Qu^Jl. 5, Dub. 5. Num.. 152. Ferdinando Cajìropalao Operis Moralis Fari, I. Tra^, 4; Difput. 8. Pun^. 16. <^; 5, Nim. u ciafchediino di guardarii bene dagl' inganni diabo- lici^ e gittaje daJIa fua cafa i libri proibiti ^ fé ve ne foiTero, fchifando tutti i fuperftiziofi mezzi del Demonio ; onde .conchiudo con l'Apoflolo S. Paolo ad Ephef. cap, 6 . v. 1 1 . & feqq. Induite vor arm^tU" Tarn Dei ^ ut poffitls /tare adverfuf infidìas DiahoU : quoniam non eft nohis volluEìatio adverfus carnem & [angui nem ; fed adverfus PrincipCf^ & Poteflates ^ad» verfuf mundi Remore f temhrarum harum^ contra fpi' rituali a ne quii ì a in caeleftihuf ^ Propterea accipite aV" maturam Dei ^ ut pojjìtif refiftere in die malo ^ & in omnibus perfe^i flare . Armatevi con T armi di Dìo 3 affine ,di potere Jìar forti contro le inftdie del Diavolo ; imperciocché noi non abbiamo a combattere contra la carne , ed il f angue ; ma contra i Princt" pi y e le Potenze y contra i Rettori del Mondo ^ che flgmreggiano in quefte tenebre , e contra i mali^iofi Spiriti dell* aria . Per la qual cofa pigliate T armi dì Dio y accio poffiate refiflere nel giorno cattivo ^ e comparire in tutto perfetti. IL FINE OSSERVAZIONI S O F R ^ L' O P U S C O L O CHE HA PER TITOLO ARTE MAGICA DILEGUATA, DI UN PRETE DEJLL' ORATORIO. IN VENEZIA MDCCLa PrefTo Simone Occhi CON LICENZA DE* SUPERIORI, E PRIVILEGIO Ac-.'^5'S9é, I DEL LIBRAIO. Ino dagli ultimi giorni del pajjato Novcm^ bre fcyitta fu la prefente Operetta , e indi- ri :^^at a confidentemente dall\4utore al ri* guarde^vole- Soggetto pò fio in fronte alla feguentc Lettera y e quindi pafsò tofìo in mano di perfonc risolto accreditate ed autorenjoli per la ptcta y per la dottrina , e pel grado y di cui fono fregiate . L' im- portanza dell' argomento 5 la maniera forte infemc e leggiadra onX è trattato ^ la copia d' erudizione dì cui è afperfo , indugerò tutti quefli Soggetti a non permettere che tal Opera refìafje foltanto preffo di pochi. Per lo che di concorde parere rifolferodifar* la pubblicar colle fìaw.pe , e perciò la mandarono a quefie parti y affinchè jolfc data efecuzionc al loro giuflo difegno . Tocco u me la fortuna d' impiegar-^ n)-i la mia attenzione i e lo feci ben ^volentieri affi- curato da tutte le dotte perfone che V hanno letta ^ conf derata y cK ella è degna di grandi encomj , Ec- co pertanto cK iote la prefmto ornai corte fé Lettore / e mi gio^a fperare che quando letta tu T abbia yfa^ rai per convenire di buont^ voglia cogli accennati ^^^i^S^^ P^^fi^^ggi Ìt^ gradirla ed in commendarla. NOI REFFORMATORI Dello Studio di Padoa. H Avendo veduto per la Fede dì Revifione, & Appro- bazione del P. Fra Paolo Tommafo Manuelli Imjmfitor Generale del Santo Officio dì Venezia nel Libro intitolato 0/Jer' va^iont (opra il libro intitolato , Arte Magica dileguata , d' un Prete deW Oratorio , non v' efler cos' alcuna contro la Santa Fede Cattolica, € parimente per Atteftato del Segretario noftro , niente contro Prencipì , e buoni coftumi , coìicede- mo licenza a Simon Occhi Stampator di Venezia che pofìTi ef- fer flampatG , offervando gì' ordini in materia di Stampe , e prefentando le folite Copie alle Pubbliche Librarie di Vene- zia 5 e di Padoa . Data li ^.Febraro 1749. ( ( Alvife Mocemgo Secondo Refformator. ( Zuanne Querim Procurator Refformator . Regiftrato in Libro a Carte 18, al Num. 187. Mkbkl Angelo Marino Segretario A L ^L CHIARISSIMO PADRE GIROLAMO VERDURA D^Ila Congrega'zlonc deli Oratorio dì Brejcia . * AltifTima flima in cui tengo la ben degna perfona di V. R. pel molto fapere , e rara probità , che sì la diftinguono , e la benignità fomma , e cordiale ^ amorevolezza, con cui fi è Tempre degnata di ri- guardarmi, e di cui mi ha dato parecchie te/limonianze nel felice incontro eh' io ebbi ultimamente di godere la dolciffi- ma compagnia di Lei, e di codefti fuoi re ligi ofiffi mi Confra- telli, mi fanno coraggio, e m'invitano, dirò così, a indiriz- zarle alcune oiTervazioni che in breve fpazio di tempo mi fono poflo a difendere fopra certa Lettera , ufcita qui non ha molto dalle (lampe del Carattoni. Ella fi rammenterà , 'come ne* varj colloqui eh* io ebbi V onore di far feco lei , vennemi a taglio di menzionare una Lettera , che il tanto celebre noftro Signor Marchefe Majfìi^i flava attualmente la- vorando e che per quanto fi compiacque coftì notificarmi il rinomatiflimo ed erudito Padre Lettore Anfaldi Domeni- cano , cui veniva indirizzata , era per ufcire a momenti . Le raccontai intorno ad efla quel tanto eh' io mi fapeva , quel- lo appunto ch'io aveva qui intefo dirne prima di avviarmi vcrfo la metà del paffato Ottobre a codcfle parti ; cioè , ef- fer fua mira d'impugnare il Trattato fopra il congrel]o noi' turno delle Lammìe , recentemente lavorato con affai merito dalla vada erudizione del Sig. Abate Girolamo Tartarotti . Intorno a qual punto fingolarmente foffe quella per aggirar- fì, poiché effo Trattato conteneva più cofe , come non era- mi allora noto , così non le potei in tal' incontro manifefta- re . Prefentemente che mi fono alla Patria reftituito , poffo darle di ciò pieniffjmo e certo ragguaglio , mentre forti alla luce appunto la detta lettera da pochi giorni , e appena u- fcita ebbi toflo campo di leggerla e attentamente difaminar- la. Verfa ella adunque princpalmcnte in abbattere V Arte Magica^ quale pretendefi dal prelodato Autore centra l'opi- nio- fiione £el Sig. Tartarotti, non fuffìftere più, ed effere fpen- ta e abolita dopo la venuta dì Crifto in terra , coficchè non fieno fé non fole ed immaginazioni delle tefte più deboli quc' varj effètti che al d.emonio comunemente attribuifconfi , e diconfi promoffi ed operati da lui per fecondare il mal talento di alcuni malefici che abbian feco contratto lega e amifià . In una parola , fi vogliono tolte dal mondo le ma- lie , gì* incantefimi , gli affafcinamenti , e quanti altri male- fici credefi operare il demonio in difcapito de' mortali . Neil* atto però di riflettere pofatamente fopra tale aflunto , e fopra i mezzi adoprati dall' Autore per foftenerlo , parec- chie di-fficoità mi fi fono affacciate , fé mi è lecito il dirlo , non difpregevoli , per le quali ho fiimato , non lieve pre- giudizio derivare alla riferita opinione. Quefte per tanto co- sì alla buona e femplicemente ho rifoluto di fi:endere e pro- porre alla faggia mente di V. R. flando ficuro che oltre il benigno compatimento col quale fi degnerà riguardarle , faprà anche rilevare col fuo prudente e fondato giudizio di qual carato elle fieno , di qual efficacia e valore e Gtan«i §. I. GRANDE henefipo , non v' ha dubbio , e maggiore ^^ig-j^^ d' ogni altro farebbe oggi giorno chi lafciando da parte qual fi fla argomento intorno a cui potcfTe aggi rarfi colla fua erudizione , fi poneffe di propofito a trarre di men- te a una gran parte degli uomini certe fai fé opinioni , e pal- pabili pregiudizi , che o per effetto di mala educazione , o per debolezza d' intelletto , e precipitanza di giudizio tro- vane avere imbevuti . L' accingerfi a tale imprefa ficcome può dirfì con ragione un' applicarfi a riparare in gran parte uno de' pili lagnmevoli effetti prodotti in noi dal peccato de* noftri progenitori , l'errore cioè , e l'ignoranza , così ognun _ vede quanto commendabile e profittevole farebbe egli per efiere . Prima di ogni altra cofa però egli è neceffario a chi vo- glia imprendere tale affunto 1' efaminare ben bene^ ed accer- tare, fé veramenre l'opinione cui fi vuol dileguare , meriti il nome, e porti in fronte il carattere di vana immaginazione, e di vero pregiudizio; mentre potrebbe per avventura darfi ' alcuna volta , che veniffe qualificata e coriflderata per tale quella opinione che tale propriamente non è in sé medefi- ma, ma fol nella mente di alcuno apparifce . Ognuno già fcorge , ove vada a parare quefla mia rifieffione , e che fi voglia per effa fignificare . Il defiderio plaufibile che fera- pre ha nutrito 1' Autore , di fpogliare il mondo di alcuni inveterati pregiudizi che l'occupavano, non è mancato di fé- gnalarfi in vari incontri , e avvalorato dalla profonda eru- dizione che gli fu fempre buona compagna , ha fortito pa- recchie fiate ottimi effetti, d'ifventare ma/Tìme vituperofe e difcnorevcli , che correvano un tempo per dettami d' onore e principi cava-ilerefchi , di appalefare e convincere alcuni abba- gli, che in vari punti d' Iftoria, di antichità, e di erudizione furono prefi da molti. Prefentemente però ( fia detto con fua buona pace) non credo fé gli poffa con verità attribuir que. Ito merito : poiché non pare che l'opinione da lui prefa a com- battere fia in fatti, com'egli s'immagina, una. chimera , una fcìoccheria , una ìmpojiura . Per me io tengo per infallibile che pag. 12 fi dia queO:* Arte Magica , benché fuppongali già dileguata , che fi poffa ella cfercitare e profeffare ancor di prefente ^ né fia A vie- vietato in oggi al demonio di corrifpondere e cooperare agi* inviti ed agli attentati di coloro che fi appigliano alla di- fperata rifoluzione di fare ad eflb ricorfo . Dirò più chiaro : fembra a me cofa certa che poffano ef- fettuarfi anche al bel dì d* oggi diabolici preftigj e magici incantamenti , ufando certe parole , caratteri , figure , fe- gni , o altre cofe fuperftiziofe, colle quali o tacitamente, o efprefTamente viene indotto da* malefici il demonio ad ope- rare quel tanto eh' effi defiderano , e che fla in di lui pote- re il mandare ad effetto . Dico quello , perchè taluno forfè non creda eh' io attribuir voglia al demonio libera facoltà * di potere ad arbitrio e fenza veruna dipendenza operare quan- to gli aggrada , e quanto da lui fi fanno a ricercare gli fcon- . figliati fuoi partigiani . Ella è cofa certifiìma che il demonio non altro potendofi dire j riguardo all' efler fu-o , che una femplice creatura , fpi- rituale bensì , e di fomma attività , ma pur circofcritta e dipendente , non può eftenderfi ad operare qual fi fia cofa ; e ciò ancora che il poter fuo non eccede, allora può effet- tuare foltanto quando dalla fuprema , e onnipotente mano di Dio non gli venga fatto contrailo . Abbiamo quello efpreffo con evidenza nel cap. i. e 2. del libro di Giobbe, e fi rileva ancora dal cap. 8. di S.Matteo, e generalmente ci avverte S. Paolo neir epifiola a' Romani (cap. 13.) che non eji pò- tefas nifi a Deo . Laonde S. Agoftino neir aurea fua Opera de Cwitate Dei ( lib. 8. cap. 24. ) dopo aver enumerato alcune azioni non impoflibili alla naturale capacità de* demonj , fog- gi unge ; Nec tamen (poflunt^ quodlìhet honim ^ nift quando, & quantum permittuntur alta & fecreta Dei providentìa . Molte co- fe dall'altro canto pure ci fono alle quali T attività de' de- monj non può arrivare ; come il predire futuri eventi , fé non quando dal combinamento di alcune caufe a noi occulte , e loro palefi , ponno conghietturarli j il conofcere i penfieri de- gli uomini, fé non quando dall' efteriori difpofizioni , e da al- tri fortiifimi ìndici alla perfpicacia diabolica , incomparabil- mente maggiore e più penetrante dell'umana , ben noti , è lor conceduto di rilevarli; il trasformare ad arbitrio d'una in al- tra \^ coitfecundum formas effentìales , vel accidentale^ , comedi- con' i Teologi ; il produrre alcuna cofa di nuovo , fenza il concorfo di materia preefiflente ; ed altre fimili operazioni ^ che 3 che folo alla mano onnipotente di Dio fono rifcrbate , e qua- li lungo farebbe il voler noverare . Opportunanìente però S. Agoftino ( lib. 3. de Trinit.cap. 8. ) Non e^ putandumìflìs tram' grefjortbus Angelìs ad nutum jervtre hanc vtfibìUum rerum mate' rìam ; fed foli Deo . In fatti febbene 1' attività e potenza de- gli angelici fpiriti sì buoni che rei ( dacché in ciò riguar- da i doni naturali, quefti non fon da meno de' primi, come infegna l'Angelico) fi eftenda alTaiffimo , e più forfè ancora di quello poffa cflerci noto , non è da credere tuttavia eh* ella pofla aver mano e riufcire col folo atto della volontà nelle riferite operazioni : altrimenti non fi potrebbe più at- tribuire a Dio fole , come carattere proprio ed effenziale di fua onnipotenza , la poteftà di fare miracoli , né quefla var- rebbe più , come vale moltiflimo , a comprovare la Divinità di Crifto medefìmo, e la verità di noflra Religione . Vero è che parlando dell' attività naturale de' demonj , Santo Ago- ftino ci avverte , non poterli definire alcuna cofa di certo , né effer poffibìle all' uomo il rilevare da sé medefìmo , quan- to efli vagliano per condizione di fua natura, e quanto dal- l'Autore della natura venga loro proibito. Q^td autem pojfmt per naturam , ne e poffmt per prohibitìonem , & quid per ipfius na» iurae fuae condìtìonem facete non [mantur , bom'mì esplorare diffi- cile e/ì , mrno vero mpojfbìle . ( lib. 3. de Trin. cap. 9.) Ma è altresì vero che le accennate operazioni , ficcome trafcenden- ti la natura non che degli uomini, degli Angeli flefli , non ponno realmente da quefti, tanto fé buoni, quanto fé rei, mercè la naturale loro attività mandarfì ad effetto . DifTì real- mente y poiché per iilufione de' fenfì , e per inganno d' imma- ginazione alcune operazioni confìmili fembrerà a taluno ef« fettuarfi da' demonj , quando realmente non feguono . Il demonio per grazia d' efempio non ha facoltà di far ri- forgere a nuova vita un' uomo già eftinto ; può bensì far che ciò avvenga in chi era morto fol di apparenza : il de- monio non può realmente , come fi è detto , trasformare gli uomini in beftie , e le beflie in uomini , come i Poeti fa- voleggiarono , facendo loro ad un tratto cambiar natura ed iftinto ; può fare bensì coli' incomparabile fua celerità che ad un corpo vengane fbftituito un' altro di differente natura , per tal modo che fembri creato e prodotto in quello fi:ante me- «defimo . Quedo dicafi a un di preffo di altre operazioni , le A 2 qua- 4 quali non eccedono la ca pacità naturale de' demonj , ne in altra guifa per efiTi vengono effettuate che con applicare e determinare opportunamente varie caufe naturali , di cui co- nofcono a fondo ogni proprietà e forza più aftrufa, a contri- buire e concorrere a quelT effetto eh' e (il defiderano , e che ad effe non difconviene . Tali operazioni però , al dire di S. Tommafo ( 2. 2. q. 178. a. i. ad 2.) Non vere bahent ratìonem m'iraculi , qtiae fiunt vìrtute alìquarum naturalìum cau[arum \ né d^ miracoli altro ponno mai vantare che la fola apparenza , corne nelle operazioni de' Maghi di Faraone offervano la maggior parte de' Comentatori e Teologi . Si fono tro- vati , e fi trovano anche al dì d' oggi artefici peritifiimi in varj lavori , emulare eccellentemente 1' opere della natura ifleffa , e col combinamento induftriofo di meccanifmi , di ruote , di molle , e di altri ordigni , fare che ftatue di bron- zo , di rame , o d' altro metallo fi muovano da per se , arti- colino voci , diano pafll , e facciano altri tali movimenti, che fembrerà a più d' uno avervi qualche forta di fpirito che per entro le informi . Ora fé tanto è valevole ad operare un femplice uomo, che non dovremo noi dire vagliano i diaboli- ci fpiriti , dotati di fomma perfpicacia , efpertiffìmi nel co- nofcere le proprietà , ed intrinfeche qualità delle cofe , ed aventi fpecìale poteftà e giurifdizione fopra le inferiori crea- ture , di quefte potendo far ufo , e avvalerfi come loro più è in grado ? Quefto è infallibile verificarfi , fuppofta fempre la permiflione di Dio, negli Angeli buoni, de' quali ognun fa quanta fia la giurifdizione che efercitano fopra degli uomini , e fopra l' univerfo tutto : e niente meno ciò avverafi negli Angeli reprobi , de' quali pronunziò Giobbe ( cap. 41. ) Non eft Jiip^r terram poteflas quae comparetur ei\ avendoli pure deno- minati r Apoftolo /Ephef 6. ) Pr'mclpes & potefiates . . . mun* dì re Flores , tenehrarum harum . Colle premeffe nozioni innegabili, che in progreffo ci avverrà di ftabilir maggiormente , penfo di avermi fatto ftrada alla difcuifione del punto che ho per le mani , fc efercitino i de- monj anche al dì d' oggi quefta potcftà ch'è lor naturale , e fé venga fatto agli uomini col mezzo d' inviti , di fcongiurì , e di patti di (limolare quelli a metterla in opera . Che l* abbiano efercitata più volte ne' tempi dell'antico Teftamen- to, l'Autore noi niega, anzi fcrive alla pag.5. „ Avvertirò pri« 5 „ prima d'altro , che non bisogna lafciarfi adombrare dalla ,, verità e ficurezza delle magiche operazioni quali abbiamo _,, nel Teflamento vecchio . Da quelle non fi può trarre argo- ,, mento per verificare la fuppofta Magia de' tempi noftri . " Di ciò a fuo tempo darà egli ragione, e noi fucccfiivamen- te ci porremo a difaminarla . A taluno però dubbio nafcer po- trebbe , fé l' offerita verità e ficure^z.^ veniffe realmente da lui riconofciuta nelle magiche ofera'^ionì del vecchio Tefta men- to , dal coniìderare il forte dilemma che , per tacciare d*im- poftori gli odierni Ma^ì , l'Autore di lì a poco foggiunge . „ Se P^S ^' „ queft'arte ( dic'egli ) d' infoliti e maraviglioìi effètti opera- „ trice fi dà , onafce da cognizione fcientifica e da ftudio, o da pag. 6. ^, fcelleratezza di chi rinegò Dio, e coltiva il diavolo . " In- di proliffamente poned a dimoffrare , come sì per 1' uno che per r altro riguardo , non che impojìura e fcmcherìa , ma in- giuriofa , tal arte debbed riputare all' onmpoten:ia divina , con- traria all' mejfahil fapkn:?^ , e fomma mi feri cor dia del Signore . Po- ÙQ ciòjchi non vede come gettinfi a terra , e fi eludano a un tem- po fl:eifo e V arte magica de'nollri giorni, e la verità e ficure^- ^a delle magiche operazioni quali abbiamo nel vecchio Tefta- mento , le quali da uno , o dall' altro de' due aflegnati prin- cipi doveano certamente procedere ? Per una parte , dicefi , non è ragionevole T attribuire tal arte a Jctentifica cognizione P^S. 4, ed a jìudio , e nemmeno il legarla alla pofizione ed ufo di certi fegni , nomi , figure , numeri , caratteri , e più altri arcani pag.7. . .. ridevoU per verità fommamente . Tutte quefte cofè non fi ca- pifce qual abbiano r^lazjone y 0 proporzione ce' [piriti immateria' li y e come pofiano aver forza di chiamarli dai cupo abiffo per indurli a cooperare all' intento de' Maghi , che a tal fine le adoprano . Per quefl:a flrada però , che va a battere , fecon- 1' Autore , in afturdi e ripugnanze notabili , non è da fuppor- re abbiano avuto effetto le magiche operazioni dell' antico Tefiia- mento . Rimane adunque l' altra . Ma quefla offerva 1' Auto- re ifleffo, che va a dare in uno fcoglio maggiore, mentre 1' efl^ettuarfi dal demonio e dalla malizia de' fuoi minifi:ri fi- mili operazioni j non fi può mai credere che /' ìneffahil fapien- ^^^' ^"' Z^ y e fommct mijerìcordia di Dio voglia concedere ; né creder fi può/f«:^^ offendere e fen^a diffidare dell' onnipotenza divina . Con tale dilemma per tanto dica ognuno fé venga a flabi- lìrfi , e non piU tolto a negarfi la verità e ficurezia del- le le magiche operazioni dell' antico Tedamento ? Forfè fi potrà qui foggiugnerc , affere avvenute le magiche operazioni del vecchio Teftamento per ifpeciale concellione di Dio , e fuo- di quefti cafì non efferc più flato in libertà del demonio 1* effettuarne ? Ma primieramente quella afferzione farebbe da applaudirfi , quando fofle foftenuta da forti argomenti e da convincenti riprove , che pur non fi veggono . Poi farebbe an- cor come prima incredibile , come mai voleffe Iddio in que' ca- fi accordare pofitivamente al demonio , e a* nefandi fuoi mì- nifiri una potefià che da'pravi effetti ed inconvenienti che ne de- rivano , difconveniva notabilmente^giufla il parer dell'Autore , alla fu a meffabìl fapkn^a e fomma mìferkordìa , che offendeva an- che allora , e faceva dìfidare dell* onnipotenza divina . Final- mente queffa reflrizione di poteflà nel demonio riguardo a' ma- gici prefiigj , non credo a' tempi dell' antica Alleanza fia per ammetterfi giammai dall'Autore; il quale avendo atteflato più volte , che la Magia allora e era , che avea tal potefta il pag. 27. }^£i^onìo avanti la venuta del Salvator nofìro ; non vorrà , come nella detta fuppofizione avverrebbe , contraddire a sé mede- fimo . L' ifleffo dubbio accennato di fopra potrebbefi ancora, s'io non m'inganno, fomentare e promuovere dal riflettere a quanto l'Autore foggiunge in altro luogo. Non può egli com- prendere , in qual modo , fé la Magia foffe vera , e non chi- merica , „ Platone , Ariflotele , e que* tanti Filofofi , de' cui ,, ferirti ci dà notizia Laerzio , non aveffero lafciato di que- „ fta materia Trattati . ^* Poi fegue : ,y Né occor fondarfi fu 1* ,, opinion comune , che in altri tempi corfe nel mondo . " (Con ciò ognun vede additarli l'antica Gentihtà, che di tali cofe fu credula al maggior fegoo . ) „ Quanti errori l'oc- „ cuparon mai , non per queffo meno errori , perchè fofler „ comuni ? Non ebbefi già ferma credenza univerfalmente „ che antipodi noa ci fodero ? che il beccare o nò de' polli „ indicaffe il doverfi combattere o lafciare ? che le ftatue j, de' loro Dii aveffero parlato , o cambiato fito ? ** Ma io ri- cerco , come poffa mai convenire tal raziocinio colla veri- tà e fìcure^Tia delle magiche operazioni avvenute in que' tempi medefimi , e colle addotte propofizioni , che la Magia allora e' era , e che avea tal potejia il demonio avanti la venuta del Salvator no/ìro? Se il commettere tah cofe in que' tempi vien 7 vìen pofto a' confronto di altri errori e pregiudizi che ingom- bravano in allora le cicche menti de* Gentili , come il par» lare , e il muoverfi de* morti lor idoli , ed altre fuperftizio- fe vanità , ne viene per confegucnza che tal potefta del de- monio non foflc a quel tempo Te non vana e chimerica . La me- defìma illazione ancora pare a me derivar fi potrebbe da* varj palfi di antichi celebri Scrittori gentili , che l' Autore in progreflb ci mette innanzi; di Plinio, di Seneca, d' Ippo- crate, di Orazio, diColumella, e d'altri , pe* quali fuppone egli di moftrar chiaramente come fino a que' tempi fi ripu- tava la Magìa da chi avea lume dì fano ingegno , e da'più dot- P^^* ti del Pagancfimo , non vera arte , ma pura vanità , e fchiet- ta menzogna . Aggiungafi che tali Scrittori non intendevano folo parlare della Magia de'fuoi tempi, ma della Magia ri- guardata in sé fieffa , e praticata fino ne* fecoli anteriori , quando, come avverte Seneca, legge emanò nelle dodeci Ta- vole contra di quelle . Sicché non efièndofi riconofciuta da quelli tal poteflà nel demonio, né fuppofta i;erith e Jìcure^^a nelle Magie di que* tempi , febbene molto avanti la venuta del Salvator noflro , potrà alcun fofpettare anche per quefia par- te , che l'Autor noftro , da cui tali autorità vengono riferi- te con pompa, ed applicate alloggetto medefimo , ben per- fuafo non foffe della veràà e ficure^ia altrove afferita delle operazioni magiche del vecchio Teflamento , per la ragione piti volte accennata , che la Magia allora c'era , e che avea tal potè* pà il demonio avanti la venuta del Salvator nojìro . Giacché però ci è caduta menzione delle autorità de'Scrit- tori gentili citate nella Lettera , giudico fpediente prima di pafiare ad altro , fermarmi alquanto a difaminarle , per ri- levare , fé mai fia pofTibile , qual fia lo fcopo e la forza lo- ro . Da varj paffi di Plinio , che produce V Autore , parmi non altro raccoglier fi pofTa , fé non che 1* arte magica , qua- le plurimum in toto t errar um orhe , plurimtfque faecuUs valuit , ( hift. nat. lib. |o. ) contenga Jrodolenza , e vanità , e di que- fla per lo piìi fianfi ferviti que* che ne facevano profeffione per deludere ed ingannare i troppo creduli . Quefio vuol dire che Plinio avea gli occhi piìi aperti che non ebbero altri Scrittori più antichi, ed a lui coetanei, vuol dire chea fuoi tempi , effendo già venuto Crifio in terra , l'arte magica a- veva perduto l'antico fuo credito , né era più in grado di to. 8 totalmente abbagliare gli uomini col fuo finto fplendore , per effere già venuto al mondo chi folo avea poter di deprimer- la efuperarla. E' inoltre ragionevole il fupporre che reftaf- fero più volte i Maghi burlati , e delufo infìeme rìmaneffe chi loro aderiva , nel prometterfi certe millanterie , che fu- peravan le forze dell* arte loro, chiamate da Plinio ( lib. go. cap.2. ) divina { a) , perchè operazioni affai portento fé , e che contenevano del divino. Per le fleffe ragioni non mi ftupifco che Plinio afferifca ( ibid. ) non effere riufcito a Tiridate d* iniziare Nerone nell* arti magiche , e non contenere quefte che una mera ambra ài verità . La mira di Nerone nell* ap- prendere r arte magica , era di rendere per effa a sé fogget- ta gli fleffi Del , imperare diis concudìvìt , come ne accenna Plinio medefimo ( ibid. ) Poteva immaginarfi pazzia più folenne , e più ridicola pretenfìone ? Sono a quefte ccnfìmili le immaginarie prodezze fpacciate da alcuni anche al dìd* og- gi , di poffedere ingermature che afficurino dalle ferite , caba- le per indovinare i numeri del lotto , di raccogliere da fe- gni delle mani , e della fronte le cofe che debbon' avveni- re a eiafcun' uomo , ed altri artifizi, co" quali fi fuole da al- cuni fcioperati adefcare la povera gente per cavarle dinaro ^ fenza che ne ritragga in fine profitto alcuno . 1* Autore me- defimo in ciò mi fa fponda , confeffando anch' egli, che non mancavano anche ne" tempi antichi vantatori e profefjori impotenti : perciò Jj ha neltEcclefiaftico ( cap.12. v.13, ) Ch-Ì avrà pietà dell'' in- cantatore ferito dal ferpe ? Che per altro non foffe Plinio cosi acerrimo in difiruggere l'arte magica , che dentro a certi dif- creti confini non la giudicaffe valevole ad operare , parrai raccoglierlo da ciò eh* egli fcriffe nel lib. 26. cap. 4. delFifio- ria naturale . Adduce quivi alcune operazioni magiche attri- buite da Afclepiade all' ufo di certe erbe , per una delie quali tenevafi , amnes ae piagna ficcavi con]e[ìu 5 taSìu clanfa aperiri . Dopo aver riferiti quefi:i ed altri fimiii portenti che in allora fi fpaceiavano e trovavano fede , foggiunge : Mi- rum effet profeto hucufque prove^am effe creduhtatem antiquorum , faluherrìmis ortam initiis , fi in ulla re modum humana ingenta no- vijfent , . . Sed haec omnium animorum ( forfè dovrà dire , huma- norum (a) Leggono alcuni in luogo della voce àiv'ina^ dìvìnathnes . Ed anche in ta! cafo ognun fa come il predire gli avvenimenti futuri non può competere alla naturale potefcà del demonio, ma proprio è folo di Dio. 9 mrum ) conàHìo ^ ut a neceffarUs or fa prmum , cim^a venerìnt ad nmium . Quando però ciò non baftafTe ^ e fi pretendefle ancora che Plinio giudicato abbia , eflTer vana e chimerica ogni Magia , io non altro farò che ripetere l' argomento ac- cennato in primo luogo, dicendo, che quefto non è ftabili- re , ma negare la verità e ftcurc^z^ delle antiche Magie ope- rate prima della venuta di Criflo ; e lo proverei evidentemen- te con un tcfto di Plinio medcfimo, il quale accennandole operazioni mirabili fatte da Mosè , e da Maghi di Faraone , le unifce tutte infìeme , e le dice ignorantemente provenute dcil'iftefla arte magica ( lib. 30. e. i. ) Eft & alia magkes fa- 3ìh a Moyfe , (S]amns , Ù Jotape {a) Judae'is pendens, fed mitltts millibus annorum pofi Zoroajìrem . . . extant & apud Italas gcntes ve^ìgta e]us in duodecìm tahulìs no^rh , aUifqu& argumentts , quae priori volunìine expofui . Veggad per tanto quanto poco contri- buifca di appoggio alla fentenza dell* Autore il fentimento di quello Filoiòfo . L* ifteflb rifleflb potrebbefi ancora appli- care alle autorità addotte di Seneca, Svetonio , ed altri an- tichi , febbene intorno a' fentimenti del primo alcune noti- zie importanti altrove fi produrrano . ^ Vengo ora a difaminare alcuni verfi di Orazio riferiti nel- la Lettera, da' quali parrebbe per avventura venir più torto pag. 17, ammefla l'arte magica, che dileguata e abolita, come pre- tendefi . Per indagare e conofcere il vero fenfo di quelli che leggonfi non nel lib, 6. ep 2. come dice la ftampa , ma nel lib. 2. ep. 2. conviene riflettere ali* argomento di tal epifto- la . In quefta Orazio 11 va difpenfando con Giulio Floro fuo amico , a cui fcriveva , dal mandargli in avvenire fue let- tere , ed alcuni verfi proniefiìgli ; tra le altre ragioni che ad- duce il Poeta , la principale fi è , che trovandofi egli in età molto avanzata , era in impegno di unicamente applicarfi a ben dirigere il rimanente della fua vita . Per effettuar ciò avverte , non effer badante T andare immune da un fole vì- zio , ma convenire fuggirli tutti ; cetera jam fimul ijlo Cum vìtio fugere : caret tihi peÈìm inani B Am- (a) Quefli "Maghi di Faraone chiamanfi da San Paolo nella 2. a Timoteo cs. famnes isrr Mambres , o fambres , come leggono altre Edizioni. Variano gli ^ antichi Scrittori facri e profani nel denominare coftoro, come può vederfi pref- fo il P.Calmet nel fuo Comentitrio fopra 1' Efodo , e nella Sinopfi de' Critici Sacri Tom. 5. pag. loéS» IO Amhitìone ? caret morti s formìclme , & ira } indi (oggìugne , continuando ad interrogar sé medefimo : Somma , terrores magkos , mtracula , f<^gas , No^tirnos kmures , portentaque The^ala rìdes ? Non altro pare adunque voglia con ciò avvertire il Poeta ^ fé non che lo fprezzare e non temer punto le accennate ma- lìe, incantefimi , e veneficj, e la morte ìflefTa , fia indizio di una cofcienza ben regolata , e di coftumi integerrimi . Da ciò ben vede ognuno che non abolifconfi le Magie , ma più tofto fi ammettono; alla maniera ifleffa che efcludendofi dal Poeta il timor della morte non vienfi quefta ad abolir , né ad efcludere . L'ifteflb fembra confermarli più ad evidenza dal Poeta medefimo , mentre parlando egli di chi trovavafi im- pacciato ne' lacci di amore, fcriffe lib. /. od. 27. Qtiiff faga , quìs te folvere Thejjalìs Magus venenìs , quts poterti D^iiS^ ? Sebbene internandofi e penetrando più addentro ne' fenti- menti di Orazio, pare fi abbia a conchiudere con più dì ra- gione , ch'egli riputafib vìzio il temere la morte, e paven- tar gì' incantefimi e i magici preftigj , perchè effendo egli di maffime Epicureo , era come in impegno dì efcludere dalla mente faa V uno e V altro timore : il primo j perchè flimava che dopo la morte aveffe a terminare ogni cofa ; il fecon^ do , perchè tali operazioni fi tenevano da luì in conto di fole e di menzogne . Onde convìen poi dire , che fé in altro luogo ha egli parlato della forza di magiche operazioni , come oltre V accennato, fi può- anche vedere nell' epift. 2. del lib. 2. abbia proceduto collo iìile di Poeta , e fi fia an- che voluto accomodare alla comune opinione degli uomìn-i . Comunque ciò fìa però , quefti alla fine eran que' tempii pag» 27. in cui fofiiene T Autore che la Magia e' era , e che ave a tal poterà il demonio : onde è fuperfiuo i' adoperare vie più ad iftabilirla . Alcune perfone più illuminate del Gentìlefimo hanno fpacciata per ridìcola queft' arte , pon vi hanno pre- fiata alcuna fede , forfè perchè, come fi è. detto, ne difcuo- privano i prefligj , e le infidie , che dalla baldanza e milan> terìa de* fuoì profeffori meglio apparivano . Varj Gentili pu- re ci furono che negaron fede agli oracoli , quali per altro comunemente veneravanfi per voci degli Dei . Oltre gli an- tichi Storici Greci e Latini , che molti ne riferirono , e fere- di- II ditarono a un tempo mededmo , il gran Cicerone fopra ogni altro gli fprezzò , e pofe in ridicolo ( lib. 2. de divin. ) aflì- curando che tra le molte cofe che vi fi udivano , e predice» vanii , alcune erano falfe , altre vere , ma per accidente , al- tre ofcure ed ambigue . Dopo di che ri volge (i contra coloro che ammettevano quefli oracoli , e prefo motivo dalla con- feillone ufcita loro di bocca, che fé in alcun luogo, come in Delfo , eran quefti ceffati , avvenne ciò , perchè vetujìate vis loci ejus evanuìt ^ unàe- anhelìtus. ìUe terrae jìeret ^ quo Pythìa men- te incitata oracula ederet , in tal guifa gli riconviene . Quae ve- tujlas ejl quae vìm divinam confcsre poffit ? . . . Sed nefcio quo mo- do ijìi Philofophi fuperjìitiofi , & pene phanatìci qiiiduis malie vi- dentur quam je non ineptos . Evanuìfje mavultis , 6* extinSìum ef- fe ià quod fi umquam ftiiffet , certe aeternum effet , quam ea quae non funi credenda , non credere . Quefta giuda opinione però che avevafi intorno agli oracoli, non veniva mica a dileguar- li , ad abolirli ; anzi gli afferiva ed ammetteva per quegli che erano, come illufioni cioè , ed arti diaboliche , non altro aventi di foftanziale che la frode e T inganno , né ad altro indriz- zati che alla feduzione , e affafcinamento de* popoli . Lo flef- fo appunto dee dirfì dell' arte magica , con cui in foftanza ebbero affinità gli oracoli ftefli (a) ,e la quale a fomiglianza di quefti non ad altro è diretta , che ad ingannare e fedurre la gente. A quefto alludono le autorità allegate d'Ippocrate, ^ e di Columella , dalle quali ricavafi appunto , che sì il de- monio, come i nefandi miniftri fuoi non altro prendon di mira co' loro preftigj e magie, che illudere e danneggiare notabilmente J' uman genere , e infinuare ad elfo le maggiori e più enormi iniquità . In tale guifa un'arte che da principio accompagnata era da fcienza e cognizione particolare , fi è in progreffo ridotta ad una deforme comparifcenza , non ad al- tro indrizzandofi che a deteflabili enormiffime operazioni . Credito grande acquiftato fi aveva un tempo la Magia , e fé lo feppe ancor mantenere : poiché preflb 1' antica Genti- lità non da altri veniva efercitata che da uomini dotti e B i mol- (a) Parlando Lattanzio delle aftuzie evarie frodi degli demon), nellib.^. del- le fue Inftituzioni cap. 17. afiferifce, che eorum inventa funt aftrologia^ ÌS* aru- fpicina , isn auguratio, {3^ ìpfa quae dìcuntur oracula^ iy>necromantia, Ìy< ars ma- gica.,, ita hominum credulitatem memita di visitate deludunt . Lo fteffo afTerì al- ^quanto prima Atenagora nella {iia celebre Apologia prelentata agi' Imperatori Marco Aurelio , e Lucio Aurelio Comodo. 12 molto fcìenziati ; coficchè era una ftefla cofa a que* tempi il nome di Mago con quel di fapiente ed efperto Filofofo . L* origine di quefta , fé crediamo a S. Gregorio Turonen- fe ( Hift. Frane lib. i. e. 5. ) venne da Chus , figliuolo primo- genito di Cham . Hk fuìt ^ die' egli, tot'ms artis magic ae , iw- huente diabolo , Ó" primus ìdololatrìaff ad'mventor . . . Hic ad Per^ fas tranfivtt • hunc Perfae vocìtavere Zoroajìrem , ideji viventem fiellam . Ab hoc etìam ìgnem adorare confuetì , ìpfum div'mìtus igne confumptum ut Deum colunt . Lafciando però nel Tuo cffere la verità di tali notizie , quefto è certo e indubitabile , che fin da* primi albori della idolatria apparve pure al mondo 1* ar- te magica , ed ebbe mai Tempre quella con quella grandidl- ma relazione , fervendo una all' altra come di fomento e di appoggio . Di qua veniva poi che chi dava fede e teneva in confiderazione l'una, era in certo tal quale impegno di ave- re in iflima anche 1* altra . Tanto più che parlandofi della Magia , quefta fi accompagnò a que* tempi colla fpecolazione delle qualità , influflì , e pofizioni de* corpi celefti , che ap- pellafi aerologia , e colla cognizione ancora fi unì delle arti matematiche \a)\ col beneficio e foccorfo de* quali fl:udj ri- putavafi da quegli antichi Filofofi venirne alla Magia gran fondamento ed onore . Mercè di quelle fcienzc derivava la Magia , o più to/lo derivare credeva principalmente la co- gnizione de* futuri avvenimenti, come Plinio ne attefla (lib. 30. CI.) Atque ut hoc quoque fogge fjer it ^ mìjcmjje artes mathe»' mot te ai ^ nullo non avido futura d^ je [e feiendi , atque e a e cae^ lo verìjfìme peti credente . Ita pofjejjis bominum fenfibus trìplici vin- culo in tantum fafligii adokvit , ut hodieque etìam in magna parte gentium praevaleat , Ó" in Oriente Regum Regìbus imperet . Sine du- bìo (a) Ove parlafi delle Magie, fi trova frequentemente nfurpato queflo nome dagli antichi, e fignìfica figurativamente quella fcienza che in Greco appellafi yi)i:^'Kio'KoyU. , eh' è l'arte di coloro che pronofticano della natività degli uomi- ni, arte cui particolarmente fi applicarono gli Orientali, come gli Egizj, e i Caldei. Giulio Firmico col nome ixa.ò-yìa-iog intitolò alcuni libri che trattano di tal arte : e V infigne Aurelio Prudenzio parlando della varie frodolenti manie- re con cui il demonio fi guadagna feguaci, fcrive così (lib. 2. cont, Symmac.) Multiplicis dux daemon at efl , qui parte Jinifira CetJtifidum confundit iter ^ trahit inde fophiftas Serbatoi , trahit hi ne opibus , vel honore parentes , Jliicit , Ì3r> vo/ucrum linguis , iy» arufpice fallit j ìnfligat bacchantis anus ambage Sibyllae , Invo/vit mathefi y magic as tmpellit in artes y Ornine follicitat , capìt augure, territat extìf' Ih ìll'ic erta in Perfide a Tuoroajìrc ^ ut Inter authorei convenite Onde abbiamo da Cicerone ( lib. i. de divin. ) tale efTere fla- to il credito di queft' arte preffo que' popoli , che riemo Per- farum Rex effe poterai ijuì non ante Magorum difciplmam jàentiam- que percepiffet . Da tutte quefte cofe per tanto (i vien a rac- cogliere 5 differenza alcuna foftanziale non efTcrci fiata , come par l'Autore fupponga , tra la Magia demoniaca ^ e la Magia fiofojìca , benché fotto diverfo fembiante elleno apparifTero . Convenivano a buon conto sì 1' una che Taltra nel fine , dacché e r Una e V altra tendevano unicamente a promuovere e (la- bilire il culto degl' idoli , ch'erano veri demonj , benché fot- to varj afpetti rapprefentati veniifero ; l' una e l' altra dipoi abbi fognavano dell' appoggio di varie operazioni mirabili e for. prendenti , quali erano per la maggior parte preftigj e illu- fioni diaboliche , per cwi avveniva di conciliare preflb a que' popoli maggior credito e venerazione . A tal fine giovava- no ancora i fecreti ed arcani reconditi di qucft* arte , eh' era- no cuftoditi gelofamente , e fi fapevan da pochi ; i quali in foflanza poi non eran ^Itro che vane e fuperfliziofe oifervan- ze , convenzioni , patti , ed iflruzioni diaboliche , di cui eran folo a parte coloro che in tale meftiero fi efercitavano , Diftinzione alcuna tra quefle due Magie , jilofofca , e de- ^ moniACa , non li riconobbe da Plinio , e ciò appunto nel luogo citato dall'Autore, quando avverti di Pitagora , Democri- ^^^' ^^* to j ed altri Filofofi infìgni , che viaggiarono per apprenderla . ( lib. 30. CI.) Primi eas in noftro orbe celebr avere ( parla dell* ufo di alcune erbe , da cui promettevanfi fopraumane ope- razioni ) Pyt agorai , atque Democritus , confeUati Magos , Leggo in oltre di Platone , nella vita che da varj antichi Scrit- tori ne compilò il celebre noflro Guarino Veronefe . ^u- ' dierat apud Perfas effe viros infignes , quos Magos indigenae vo- cant . li rebus divìnis operam ac jìudium exhtbent •' in fufcipiendis votis , in reddendìs Jacrificiis , i« placandis diis ritus atque leges edocentes , ^ ìllorum naturam ac generationem explicantes : de in- duftria , de ptetate , & aliis permultis difputantes : ad illos penetra- re Platonis tnens erat ; verum flagr^ntìbus per eas regiones beUìs , con- filium revocavit . Per tal ingerenza che pure aveano i Maghi a que' tempi nelle cofe facre , fpettanti al culto e a' mifte- rj de* falfi lor numi , trovanfì chiamati più fiate dagli anti. chi col nome onorifico e religiofo di Sacerdoti . Plutarco nel- 14 nella vita di AiefTandro Magtto riferifce , che abbruciatofi nel nafcimento di Alefìandro il Tempio di Diana in Efe- fo , mwerft Magi ac Sacerdote s Ephefn alias per hoc ^ncen- àtum portendt calamìtates praefagieutes , percttffa faàe vocìferan- tei dtfcurrehant , ea die magnam Aftae pefìem fimul ac per- nìc'tem exorirl . E Arinotele fcrifTe parimenfe nel lib. i, Me- taphyf. cap. r. ttì^Ì Kiy^iriov al ftzctB-ninctTiìtcà TrpcoTOV ri^vou &vvé' TìKfctv, ìzèi yàp t?(pei^)i cp^oAd^eiv rò -3^ hpìcov iS-vog : quare circa Ae- gypttim matbematìcae artes conjlitutae funt •* illk enìm gens Sacer- dotum vacare perm'tjja ejì . Fino a tanto però che 1' idolatria fi mantenne in fiore , ed ebbe gran feguito , come ne' tem- pi luttuofi che precedettero la venuta di Crifto , e la pro- mnlgazion del Vangelo, la Magia ancora, fua indivifibil compagna , (1 mantenne in credito e flette in piedi , permet- tendo Iddio in allora, che liberamente e a pien fuo talen- to efercitaffe il demonio l' impero fuo fopra degli uomini , e i preftigj delle maligne fue arti , tenendogli con ciò mifera- mente allacciati e fommerfi in quella piena immenfa e fatahf- fima di errori , che dall' una e dall' altra fi feminarono fen- za fine. Ma non sì tofto apparve Grido nel mondo, che V idolatria , e la magia infìeme cominciarono a decadere , gli oracoli ammutohrono quafi del tutto, fi dileguarono i preitigj , il regno in fomma del demonio cadde in eftrema defolazione, fenza fperanza di rialzarfi , e riftabilirfi mai più, dacché nel venire Grido al mondo vennero agli uomi- ni armi potentiffime , e validiffimi mezzi onde abbatterlo e defolarlo . Per quefta ragione parimente non potranno fervi- re di buon appoggio all' Autore le fentenze di Plinio, di Se» neca , e d' altri , i quali avendo fcritto ne' tempi alla venuta di Grillo pofteriori , forfè giudicar poterono, efiere vane e chimeriche le operazioni dell' arte magica per quefto appun- to che le vedeano a que' tempi facilmente delufe e diffipate . j^. IL ED eccomi giunto ad afferrare il cardine principale fo- pra cui fondafi , e tutta fi aggira la Lettera del no- ilro Autore , per cui fi fuppone non più fuffiftente , ma di- leguata e fpenta Parte magica dopo la venuta del Salvato- re . Quefto , al dire di lui , è ^uei punto che ha ingannato tan- ti. 15 ti, e che fa ìngannQ a molti. Dal che fi viene a rilevare pa- P'^S'27. tentemente il buon defìderio Tuo , altrove da noi pondera^ to , di togliere il più che può gì' inganni e gli errori che mai ingombraflero a queftì giorni le menti degli uomini . Ma ecco l' inganno . „ Dal vedere in più luoghi del Teftamento „ vecchio che la Magia allora e era argomentano che ci fia pur ibid. ^, ancora , e che tal faccenda allo ftefìTo modo proceda . '' A quefto inganno fi foggiunge tolto il modo con cui di fsi par- lo. j, La rifpofta è fpedita e facile. Avea tal poteflà il de- „ monio avanti la venuta del Salvator noftro , ma dopo confu- „ mata da lui la grand' opera della Redenzione , non T ha „ più. *' yisi c^u^ì beneficio rilevantifsimo farebbe mai 1* Auto- re a tutto r uman genere , fé , com' egli dice , prendejje a dì- mojìrar ciò di propofito ? Produce egli in riprova del fuo ailun- to un pado dell' Apocaliffi di S.Giovanni (cap. 20.) in cui leggefi , che l'Angelo di Dio fcefe dal Cielo, avente in ma- pag.4. no la chiave di abiffo , ed una grande catena, & apprehenàit draconem , ferpentern antiquum , qui efi dtaholus , 6" fatanas , & lìgavit eum per annos mille , Ne foggiunge un' altro prefo dal luogo ifteffo , in cui vien detto, che compiuti i mille anni fa- rà difciolto fatana dal fuc carcere . La comune degli Spolì tori concorda , come ognun fa, nell' intendere per 1' Angelo compar- fo a S. Giovanni , Grido Gesù fcefo in terra con fembiante di uomo; per la chiave e catena^ l'aflbluta e fuprema fua pò- teda fopra l'inferno; per i mille anni , tuttoil tempo felice del- la evangelica Legge fino a che verrà l'Anticrido. Nel pon- derare poi la fconfitta , e carcerazion del demonio operata dalla potenza del Redentore, rifietton pure concordemente, che mercè di quefta non venne egli già a privare il demo- nio d' ogni facoltà di nuocere , e fedurre 1' uman genere , ma folo fu impedito, ne adeo ut ante nocere poffct fìdelibui per ha- ptifmum adverjus ejus faevitiam & fraudem Dei gratia communitis: laonde quel confinare ed inceppare il demonio nell' abiffo , vuol fìgnificare appunto che gli erano date legate le mani in certa guifa , ne prò fuo arbitrio noceat . Queda è la for- za attribuita agli allegati tedi dal celebre Gagnejo, Teo- logo Parigino , nel breve, ma utililììmo fuo Comentario, concordemente già coli' opinione de' più valenti e accredita- ti Comentatori ; tra quali 1' infigne e memorabile Monfig, Bodùet nel fuo Comentario fopra T Apocalidi , efi dente nel 6. vo- i6 6. volume della magnifica edizione delle fue Opere preflb r Albrizzi in Venezia , intende appunto il paffo predetto non di abolizione, ma di mera reftrizione di poteftà nel demo- nio . „ Ainfì dans le livre de Tobie un démon efl: faifi par ,, r Ange , & enchainé . Mais ce démon de Tobie efl: lié dans „lesdéferte& de T Egypte ^ & Satan dans renfermcme; ce ,, qui marque les difterentes manieres de reftraindre fa puìf- ,, fance . ^* Per querto è da ofTervare che le parole fufìfeguenti : Mìft eum in abìjjum , Ó* claujìt^ & Jìgnavìt fuper iìtum , ut non fé due Mt amplms gentes .- non debbenfi prendere in tutto rigore , men- tre , come notano i Comentatori (inSynopf. Critic. Matth. Po- li pag. 1879. Edit. Franco£ ) la particola del tefl:o originale tri j nella noftra Volgata ampltus , empbafim hahet . Però devefi intendere il non [educai amplm in quefto modo , nempe ut ha5ìenm lìbera graffatkne fedtixeraT ; e allo fteffo modo la e- fpreffione non [educai debbefl intendere non fimplìctter ^ fedcum refpeBu- ad prìorem ìatkudmem , atque fuccejfum . Nel che convie- ne il teftè lodata Monflg. Bofluet. ,, Il ne faut pas entender ^^ qu* il n* y ait plus du tout de féduélion , ni de tentation ^ ^, puifque tant que le fiecle fubflftera , les hommes auront „ toujours à combattre fatan , & {q% anges ; & e' ed ce qui pa- ,, roitra clairement fur les verfets 7. & 8. Mais il faut en- 3, tendre que la fedution ne fera pas fi puiffante ^ fi dangereu- „fe, il univerfelle. " Non avrebbe in fatti goduto il demo- nio quella libera, e uni ver fai poteftà di pervertire, e tirar dietro a sé tanta parte di monda , come avea fatto per innan- zi , ravvolgendola mercè i fuoi preftigj ed illufioni nelle tenebre denfiffime della idolatria . Se (i voleffe qualche pezzo più grof- fo e più autorevole, ecca S. Agofliino, citato pur quivi dai fuddetta Boffuet, che in tal maniera il teflo riferito co- menta ( lib. 20. de civit. Dei e. 8.) Haec autem allìgath dia-^ boli non [ohm faSìa eft ex quo coepìt Ecckfia praeter Judaeam ter^ Tarn in mtìones aìiaf alia[qu^ dilatori ; Jed et km nunc fit , &fet u[que ad termìnum [aeculi , quo [olvendus eft . Quìa & nunc ho- mìnes ah ìnfidelìtate , m qua ìpfe eos poffidebat ,, convertuntur ad fi- dem , & ufque in illum finem fine dubio convevtentur . Ma (\ avvera egli di tutti gì' infedeli queft* ottimo e falute- vole cambiamento , e quefta converfione alla vera ìq^ de di Crifl:a ? Alquanto innanzi avea il Santo attribui- ta altra fpiegazione al pafib fuddetto , intendendolo in ge^ ne- 17 nerale delle diaboliche fuggeftìoni . AlUgatìo diaboli efi non per- mìtti exercere totam tentatìonem quam potejì vel vi , vel dolo ad [e- ducendo! bom'mes , in partem fuam cogendo violenter , frauduhnter- ve fallendo . Quod fi permitteretur in tam longo tempore , & tan* ta ìnfirmit ate miàtorum , plurimos taks , quales Deus ìd perpeti non ^j^ult , Ó* fideles depceret , Ó* ne crederent impedìret ; quod ne fa- ceret , alligatus eft . In qualunque modo s' interpreti quefta pri- gionia e fchiavitu del demonio, ognun vede, non importa- re altro che reftrizione in lui di poteftà , ed impedimen- to di efercitare a talento , e con pieno profitto le maligne fue arti . Venuto che fia rAnticrifto , farà fcatenato il demonio , avrà cioè più libera poteftà , e la comparfa di quello farà appun- to , come dice S. Paolo , fecundum operationem fatanae , in o- mni virtute ^ & fignis ^ & prodigiis mendacibus , Opererà in allora il demonio col mezzo di quefto fuo miniftro maggiori por- tenti che non opera in oggi , ma fempre prodigj mendaci , co- me quelli anche furono operati da lui nel vecchio Teflamen- to , fia perchè proveniflèro da illufione ed inganno de' fpet- tatori , Sa perchè operati veniffero col combinamento ed ap- plicazione di caufe naturali alla perfpicacia ed attività del demonio non impoflibile . Prodigi veri e legittimi non v' ha che il folo Iddio quale per virtìi di fua onnipotenza poffa operarne ; e lo poflono fuor di lui anche le altre creature per ifpeciale conceflìone di lui medefìmo . Negli altri paflì \ a) foggiunti dair Autore leggefi , aver Grido affoggettate a sé le legioni tutte de'fpiriti maligni , avergli fpogliati della primiera poteflà , avere fnervato e infievolito la forza loro : il che è una cofa medefima coli* efpreffioni allegate dell' Apo- calilìì . Non fu levata al demonio , come di (li , folo fu ri- ilret ta la facoltà che avea goduto per innanzi , di fedurre C così (a) E' oflTervabJle, che il tefto prefo dalla i. a* Corinti cap. i^ Cum tra- daierit regnum Deo ^ "Patri, cum evacuaverit omnem principatum y Ì3^ po" teftatem t ìy* lùrtutem , di cui ha fatto cogli altri pompa l'Autore, non v^iin- tcfo , come notano tutti i Comentarori , appoggiati al contefto , non va , dif-^ fi, intefo della venuta prima di Crifto al mondo, ma della feconda venuta dì lui a giudicar Tuniverfo^ dopo di <:ui protrate e abbattute che avrà Criftolc avverfarie potefta, e fattone fcabelh a fuoi piedi, per modo che non vagliano più tendere infidie, e apportar nocumento a' fedeli fuoi, farà come una fpezie di xinun/ia all'eterno fuo Padre di quel regno che a lui avea conceduto, pre- fentandogli il bel drapello de' fedeli ch'egli fpecìalmente avea ricevuti dal Pa- tire in cùllodia. i8 COSÌ a man falva V uman genere . Pero non ha difficoltà 1' Apoftolo ( I. Corine. 2. ) di chiamare gli Angeli rubelli , anche dopo la venuta di Crifto, Prìncìpes hujus faecuU\ e nell' Epillola agli Efesj ( cap. 6.) Prmcìpes ^ Ù poteflates , . . muri'- di re^ores , tenehrarum harum ; ed altrove ( cap. 2. ) Pyificìpem potejiath aer'a hujus , Onde S. Girolamo fcrivendo fopra la detta Epiftola attefta , edere opinione di tutti i Dottori , che la va^ ila regione dell'aria abitata lia e riempita da quefle diabo- liche poteftà . S. Agoflino più precilamente lo dichiara , e molto a propofito pel cafo noftro . Diftingue egli ( lib. 12. de Civ. Dei ( cap. n) due focìeta angeliche , unamfruentem Deo , alteram tumentem typho . . . illam in caelìs caelorum hahitantem , ì^am inde dcjeFiam in hoc infimo aerio caelo tumultuantem '• illam hminofa pietate tranquilUm , iftam tenebrofs cupìditatihui tuvhu- lentam • illmn Dei nutu clemsnter juhvenientem , ]ufie ulcifcentem ; ìpfam fuo fafìu Jubdendi , Ó* nocendi libidine exaefiuantem : illam ut quantum vtdt confulat ^ Dei bonitati min'ifìram \ i^am ne quantum i)idt noceat ^ Dei potefìate frenatam . E' offervabile finalmente e molto acconcia la riflefrione dell' iniìgnt Guglielmo Edio nel fuoComentario fopra l'Epiftole canoniche . Scrivendo egli fopra r addotta a' Corintj ricerca , per qual ragione il demonio hu- juf mundi princeps , ó* hujus f acculi deus vocetur .. ( Edit. Rotho- mag. pag. 441. col.i.J e ne dà tofto per ragione. Quia mun-'' dum hunc inferiorem , in quo noi verfamur , fibi quodammodo fub- je5ìum habct '• quatenus jcilicet in poenam peccati quod in hunc mun^ dum tnvexit , éf per quod hominem fibi fubegit , data efì ci potejìas {reftriùìa tamen arbitrio voluntatìs divinae ) tam fpiritualiter , quam corporalìter hominibus nocendi per dementa ^ ac ce ter ai ves huma- nii ufibus fiubjervientes . Ecco per tanto meffo in chiaro come abbia ad inteoderd tanto la Iconfitta che incontrò il demo- nio nella venuta di Critto, quanto la facoltà che ancor gli rimane di cor feggiare queft'aere, e di tentare col mezzo de' fuoi preftjgi , non ad arbitrio fuo , ma fecondo la giuda permilfione di Dio ^ la ìllufione e il feducim.ento degli uo- mini . Non è vero per tanto che della ter^a fra le potenze at- tribuite dall'Autore al demonio fìa quelli rimafo affatto pri- pag. ^57. ^'0 ^ efìendogli eifa pure reftata , come vedemmo , e piiì a lun- go fi dimoilrerà , febbene non così ampia, né libera così co- me prima • il che debbe fupporii ancora della feconda pote*^ Uà -^ flà d" Invadere e tenere olfeffì t corpi , giacche ne' paffi addotti quefta noa fu eccettuata , ed è più fatale e più nociva di gran lunga all' uman genere . Non fa adunque difficoltà il dirli neir Apocaliffi , che fatanafjo fu legato con gran catena; mentre volendoli prendere quella efpreffione nel fuo rigo- re, e come fuonano le parole, verrebbelì a diftruggere ciò che afferifce S. Paolo , e tutti i Dottori della Cattolica Chiefa , che il demonio efercita una fpecie di principato fo- pra quello baffo mondo , che lo abita , e lo circonda colle numerofe fue legioni ,, fempre intento a recare agli uomini il più gli è poffibile nocumento e moleftia . Il fatto accen- nato dall'Autore, che è riferito negli Atti Apoftolici , de' p^g. ^^ fette figliuoli di Sceva principe de* facerdoti , quali tentavano di cacciare con eforcifmi i demonj da* corpi offelfi, confer- ma, per quanto a me fembra, e mette in piena evidenza che al demonio non mancava in allora tal poteftà di nuocere agli uomini, anche fuori deli' impofìeffarfi de' corpi loro. Rimproverato ch'ebbe \o fpirito maligno que'prefontuofi efor- cifli , dice il facroTefto ( cap. 19, v. 16. )che mfilìens m eos homo m quo erat daemomum peffìmum ^ & dom'matus arnborum ^ invaluìt eontra eos , ita ut nudi et vulnerati effugerent de domo illa . Di qui poi n' avvenne , come notano i Comentatori ( Chryfofl:. Oecumen. Beda , & Syrus apud Cornei, a Lap. ) che alcuni Maghi di allora per timore di non effere a iomiglianza de- gli altri malmenati e percoffi dal demonio , rinunziando all' arte loro, che già rilevavano mezzo fallita ^ contukrunt lihros, & comhufferunt . Ben a ragione dunque l'Autore aflegna per caufa di quefto il non riufcir più come prima gT wjegn amenti dia- holici e l'arti' perchè in fatti, venuto il Salvatore in terra , P^S 5©. vennero anche agli uomini potentifìimi ed efficaci mezzi , onde eludere e mandare in fumo ogni diabolica opera7Ìone . Qui però tempo è di applicarci feriamente alla difamina del punto più rilevante , e che il merito principal fi può dire di quefta caufa . La ragione primaria per cui fofliene T Autore, efiere affatto chimerica ed infulfiflente /' ^rr*? A/lo ammaeflri, che l'ubbidifca, che faccia patti con lui. " C 2. Non I2j 20 Non poterfi „ credere che permetta al demonio per compiacere ,, alcun così fatto ghiottone di deftar turbini , di flagellare uà „ tratto di paefe con grandine , di far foftVire mali dolorofiffimi „ a' bambini innocenti ; anzi permetta alle volte per via di „ arte magica uccifioni d* uomini ancora . Come fi può mai „ fenza offendere , e fenza diffidare della onnipotenza divi- „ na tali cofe credere ? " Da quefta ragione medefima abbia- mo, accennata venirfi ad atterrare uno de* fondamentali prinapj ftabiliti dall* Autore nella fua Lettera , voglio dire pag. 5. la verità e ficureT;^ delle magiche opera'zjoni quali abbiamo nel vecchio Teflamento . In fatti come non ripugnò egli ìlWtl ineffa- IH fapien^a e fomma m'ifericordia dì Dìo il permettere che il demonio ad iftanza e per gì* incantefimi de' malefìci di Farao- ne nel conflitto grande che foftennero contra Mosè ( Exod. 7. ) operafTe varj prefligj , da quali ne veniva V abbaglio e fedu* cimento di tanto popolo? Come non pregiudicò,nè ofl'efe l'onnìpO' ten^a divina il permettere che all"^ ìfìan^e d* una vìi femminuccia faceffe il demonio tornare in vita , o almeno apparire a Sau- le r ombra del già defunto Samuele? ( i. Reg, 28. > Che diremo poi del permettere al demonio, che uccidefTe un do- po l'altro tutti i fette mariti di Sara figliuola di Raguele, che fu poi moglie del giovine Tobia , e che per tanto tempo non lafciaffe d* infefl:ar quella cafa , fino che non ne fofle cac- ciato col mezzo di orazioni , e del fecreto fuggerito dall' Angelo? (^Tob. 3. ) Che diremo della prerogativa riconofciuta nel Mago Balàamo , fenza dubbio derivata in lui dal con- corfo ed operazion del demonio ? ( Num. 22. ) Novi quod bt" nediEìus fit cui henedixeris , Ù maledì5ìus in quem maledica con- generis . Tutte quefl:e ed altre magiche operazioni feguite nell'antico Teftamento , della verità^ ficurezz^ delle quali non è da muover quiftione fecondo l* Autore , dica egli co- me ammetter fi poffano e difendere fenza intaccare ed offen- dere la mìfericordia , la fapien:^ , e F onnipotenza ^i -^^o ? Per verità fé ta^Ie argomento deve aver forza per abolire le ma- giche operazioni de'noflri giorni, niente meno, anzi molto maggiore averne dovrebbe contra le avvenute nel Teftamen- to vecchio : diffi molto maggiore : poiché in allora mancavano tanti validiffìmi mezzi, e feudi fortifsimi, che ora ci fono , per ifciogliere , rintuzzare , e rendere inutili corali preftigj. Aggiungafi che la pretefa efficacia dell'argomento acceiv nato 21 nato , più oltre ancora ci porterebbe , fino a negare aflolu- tamente , che ci poffano effere indemoniati , e che tentazio- ni poffanfì ufare dal demonio in rovina e precipizio degh uo- mini. Perchè qual cofa mai fembrar può all'onnipotenza e miferjcordia divina più difdìcevole del permetterfi da Dio che il demonio invada il corpo d* un' uomo, di una femmina, d' un* innocente fanciullo , e condotto dal reo fuo talento Io agi- ti e lo perturbi inceffantemente , non lo lafci ripofare giam- mai ne dì né notte , gli tolga le forze , la fanità , e 1' ufo deir intelletto , e perfino lo riduca in iflaco di morte ? Pu- re quello egli è d' ordinario lo fcempio lagrimevole che fan- no ì demonj de* poveri corpi olTelIì, con tanto pregiudizio e fcompiglio de* parenti, de* vicini , e delle intere contrade. Dall'altro canto quanti niai fono i danni e le fciagure che apporta il demonio a* mortali colle prave fue fuggeftio- ni ì La rovina di quante anime , e di quante famiglie anco- ra non opera egli in tal guifa ? e quante fon mai le flrade che tiene coftui , quante l' arti che adopera per riufcirvi ? Per quefto ha egli da negarfi al demonio tal facoltà, o dal permettere tali cofe ne torna punto di fcapito alla mìferkor- dia e onnipotenza divina ? Nò , avverte 1' Autore : perchè Id- ^^^' '^°* dio permette 1' uno e 1* altro per fuoi finì ìmperfcr ut abili ; in taluno per efercitare la fua potenza , e dargli campo di mag- gior merito , in tal altro per fare fperimento di fua coftan- za , o caftigare la fua prefunzione ; oppure per richiamare altri dal precipizio in cui fono per incappare , e cofe fimili . Poi è da riflettere che a ripararfì da queft* infultì ed aggref- fioni del comune nemico vien proveduto 1' uomo da Dio me- defimo di mille mezzi utililTimi e di fomma efficacia; gra- zie abbondanti , opportuni configli , benedizioni , eforcifmì , Sacramenti , e Sacramentali . tutti vagliono mirabilmente a prefervare e profciogliere da fomiglianti diaboliche invafioni . Ma tutte quefte circoftanze e condizioni una per una non (I avverano forle anche nelle magiche operazioni e preftigj dia- bolici d' oggidì ? Qui certamente né il demonio , come fi è detto , né i miniflri fuoi potranno riufcire per niente , fé Dio noi permette ; qui accordandolo Iddio ^ fé interviene pregiu- dizio e illufione in alcuni , maggiore e nella quantità e nel- la foltanza avverrà beneficio a moltiffimi ; qui finalmente non mancano gli fteffi fortiffimi ripari per ovviare, e abbattere facil- 22 facilmente ogni preftigio ed ìnfidìofo attentato . Adunque ^ ceco r illazione giuftifllma eh' io derivo dal fin qui detto , adunque fé vanno del pari , e fi danno braccio T una con 1* altra quefte poteftà del demonio; fé gli fteHi accidenti e cir- cofìanze che intervengono ia una, nell'altre pure a un di preffo fi. avverano; il tentare di abbatterne una par che fia. propriamente un diftruggere ed annientare ancor l' altra . Adunque chi attribuifce al demonio facoltà d' indurre gli uomini a mal fare, e facoltà d'invadere i loro corpi per li motivi allegati, non debbe difpenfarfi dall' accordargli pure per gli ftefsr motivi facoltà di operare malie ed incantefimi. Sebbene che il demonio ad ifligazione d' un malefico in- crudelifca e fi fcateni in mille guife contra di un'uomo, co- tanto a lui inferiore per nobiltà di natura , e per doti d' in- gegno, non è da far maraviglia , usane l'incomparabile fua fuperbia , ed atrocifsima invidia , che a ciò lo portano libe- ramente, fenza che alcuna ve lo {limoli. Ma che un'uomo fi fcagli contra un* altro uomo , ed o nella roba , o nella fa- ma , o nella vita lo perfeguiti e 1' offenda ad arbitrio , pare affai più difficile a concepire come Dio poffa permetterlo j fenza. derogare punto alla, fua fomma miferìcordia ed altif- fima onnipotenza. Che ad un Principe o Magiftrata confen« ta Iddio di punire con atroci caftighi e colla morte ifteffa uomini malvaggi > fi capìfce un po' più, dacché avendo eflb deftinati i_ Principi per fuoi minidri , come dice S. Pao- lo fRom. 13.) loro ha comunicato parte della fuprema fua poteftà , e dato in mano la fpada appunto ad v'mdiBam ma-^ kfaBorum ( i. Petr. 2. ) Ma che Iddio con decreto permif- fivo , oppure predefiinante , come vogliono alcuni, concorra nell'attentato di un femplice uomo, per To piìt vile ed ab^ biette y che portato da iniqua paffione fi fcaglia, contra di un fua proffimo, tal volta innocente , e con maniere innu:- mane lo invefte, lo colpifce , e lo priva di vita; pareque- fto effere di gran lunga più impercettibile , edifconvenire af- fai più alia bontà e onnipotenza divina . Se non che tutte quefte apparenti inconvenienze e diformità fvanifcono del tutto, e lafciano di forprendere , qualunque volta fi confi.- derano le accennate operazioni ed attentati non quanto a se medefime ^ ne relativamente alla perfona che le promuo- ve ed effettua; ma riguardo agli ottimi effetti, ed impor- tane 23 tantiffimi vantaggi che Dio yuoI derivarne , o pe* quali s' induce a permetterle . Meltm enìm judicavtt , dice S. Agoftino ( Enchirìd. e. 2 7.) ^^ malìs henefacere ^ quam mala nulla effe per- mìttere : il che non meno avverali de'mali di pena che de'mali flefli di colpa . Come però l'Autore nulla avrà , credo , in con- trario a quanto iìn' ora abbiam riflettuto , e nemmeno mette in dubbio, che non permetta qualche volta l'onnipotente Iddìo per fiwì fni imperfcrutahìlt , ch\ entri nel corpo dì taluno il demonio , e lo ^^^' ^^" firai^ti ; perchè poi negherà che in altra guifa , permettendolo Iddio, cooperi il demonio a danno ed ìUuiione degli uomi- ni , anche per compiacere a qualche vii meretrice , 0 a qualcF uomo Jc elle rato e pazzo} Sarà forfè impedito alla providenza di Dio il feryirfi tal volta ancor di cofìoro per miniflri di fua giu- ilizia, e per iflromenti fuoi nell' effettuare ogni fuo benepla- cito ? L' Autore non nega che per caligo de peccati non fi pojja fer- vìre Iddìo tal volta de^ maligni /piriti anche fu quefia terra in più modi ; e poi nega che polfano in quello aver parte uomini trijìi e donne paZ7;e , e che quefìo avvenga mai per virtù di figure , di parole , dì fegni da trìfle efciocche perfine adoprati . Ma io i>on fo vedere come accordandoli la prima cofa , queft'altra lì nieghi, quando e i -demonj, e gli uomini trijìi , e le donne fa^ze elfen- do creature dì Dio , niuno può a lui impedire che de- gli uni e deir altre ad arbitrio fuo ei non fi ferva , per ri- portarne quegli effetti o buoni , o cattivi che la fua providen- za diipone . Sembra per tanto che da timore di non dilata- re foverchio la potenza del demonio e degli empj fuoi mi- nìftri , fi fìa devenuto a riftringer di troppo ia potenza di Dio , quando per altro da quefta unicamente ogni potenza di coloro proviene , e quando alla maggior gloria ed efalta- mento di Dio quella pure contribuifce . § III. VEniamo ora all' autorità venerabile della Tradizione de' Padri , per cui prerende 1' Autore dichiararfi abo- lita e fpenta del tutto ogni Magia . S. Ignazio martire , e Vefcdvo di Antiochia vien prodotto in primo luogo , per ave- re fcritto neir epiflola agli Efefj ( Edit. Oxon. Grec latin, an. 1708. ) che nato il Redentore apparve una flella d' in- foli- 2+ folito fplendore e magnificenza , da cui ne derivò gran com- mozione, e reftò difciolta ogni Magia. Turbatìo autem erat ^ unde mvttas , quae dìjfimìlìs ipfis ; ex qua fohebatur omnìs mxgìa & omne vmculum d.fparuìt maltùae , ignorantìa omnìs aliata efl , vetui regnum conuptum efl Deo humanitus apparente in no^ vìtatem vìtae aeternae . Efaminando quefta fenrenza , non al- tro pare a me venga a ftabilirfi dal Santo Martire fé non che alla venuta di Crifto, e all'apparire di quel!' aftro pro- digiofo , che ne fu indizio , venne dillrutta 1' idolatria , e fciolto venne ogni magico incanto , che tendeva a promuo- verla , la cieca ignoranza del Paganelìmo fu di (fipata , (termi- nato r antico regno del demonio, e diflrutto ogni vincolo d' iniquità , onde allacciato quegli teneva l'uman genere . Ma quello è ciò che ognun riconofce , e eh' io confeffo pri- ma d* ogni altro, eflerfì avverato in quel feliciffimo incon- tro. Né io fo oppofizione alcuna a quanto giullamente of- fervò fu tal paflfo il celebre Coielerio ( in not. 5. num. 19.) ISlec minus cognita tfl d/ffolt^rio magkari'm praefi^gìarum per ìllud tempus . Con tali efpreffioni ognun vede fignificarfi , che di- flrutta fu nel nafcer di Criflo 1* idolatria , e dilfipato tutto ciò che le dava fomento, e tutto il gran danno ancoraché ne proveniva air uman genere ; mentre venuto Crifto , appar* ve in terra quel Dio cui la mifera e cieca Gentilità in dar- no fi era immaginata veflifle la fembianza di creature irra- gionevoli ed infenfate : laonde portatifi da lontane regio- ni a ricoDofcerlo e venerarlo alcur^i Saggi del Gentilefimo, vennero a confeffarc a un tempo ùcffo difirutte le loro ar- ti, e vane ofièrvanze , convinta di errore la loro dottrina, di prefiiigj e illufioni diaboliche convinte pure le piìi volte feguite portentofe operazioni , per cui riufcì al demonio di ritenerli per tanto tempo nelle denfe tenebre dell' idolatria miferamente ravvolti e inceppati. Dall aflerir tutto quefio però non veniva a dir S. Ignazio, che al nafcer di Criftofi fofie diftrutta e abolita la Magia, coficchè non aveffe piìi a fucceder per cfla verun preftigio e aftàfcinamento. Sequefto forte , non folo Magie ed incantcfimi non ci farebbono più fiate al mondo, ma neppur idolatrie, en^pietà , ignoranza, infidie diaboliche di veruna forte , e fimili altri malanni , dacché tutte quefte cofe nella venuta di Crifto fi dìcon dal S. Padre difisipate , abbattute, e convinte. JEcco però il ve- ro V 25 To fenfo delle parole di Santo Ignazio . Per la venuta di Crifto in terra furon diffipate le tenebre dell'ignoranza, di- iciolti i leganni d' iniquità , i' idolatria convinta , dileguata ogni Magia , e 1* antico regno del demonio diftrutto , in quanto che da Grillo ci venne la fana dottrina , da Crifto la giuftificazione e la remifflcn delle colpe , da Crifto la gra- zia per reiìftere al demonio , la forza per fuperare le mali- gne fue infìdie , e per dileguare e diftruggere ogni illufionc e preftigio . Quefta fembra a me la giufta e legittima intel- ligenza de' fentimenti venerabili di quel gran Martire , come dal rimanente della Tradizione ù raccoglierà ancora meglio . Imperciocché le autorità d^' Santi Padri al modo fteftb che le accennate della Scrittura nell' afterire la fconfitta che in- contrò il demonio nella venuta di Criilo al mondo , tifaro- no di enfatiche efprefsioni , quali fé prender vogliamo a ri- gore, non fi ponno dire in tutto verificate . Le Profezie iftef- fe che abbiamo fopra di ciò , contengono efpreffioni confimi - li. Trovanft in Ifaia al capo undecimo , ed altrove fortifsi- me efprelsioni per dimoftrare che dopo la venuta di Crifto , cui vengon quelle applicate , non vi faranno più riffe , dif- cordie , o guerre tra gli uomini , ma correrà fra loro in- tiera pace e perfetta concordia . Che quefto intieramente non fiaft ancora avverato , chi v' è che non fappia ? Allo (Veftb modo fi deve difcorrere fopra l'efprefsioni che trovanfì e nella Scrittura , e ne' Padri intorno la diftruzione dell' ido- latria , e delle magiche arti operata da Crifto nel fuo dì- fcendere in terra . Qiiefte riguardano gli ajuti e i mezzi po- tentissimi recati e lafciati a noi dal divin Redentore, on. de abbattere 1' idolatria , e 1' arti magiche ; ma non porta- no già che r una e l'altra fieno ftate fpente al nafcer di lui , abolite , e cacciate dal mondo . Ognun fa per quanto tempo abbia ancora fìgnoreggiato l' idolatria , e come nem- meno adefso pofìa ella dirft fpenta e diftrutta , mentre in diverfe parti del mondo perfifte infelicemente ^ e van- ta leguaci . Nemmeno gli oracoli cefTarono intieramente dopo la venuta di Crifto , dacché i demonj , onde per or- dinario quelli procedevano , non lafciarono neppur in al- lora di far foggiorno ne' templi idolatrici , ove lì udivano . Nella vita del celebre Vefcovo dì Mira S. Niccolò ( in aólis spud Sur. ) fi legge , che una gran truppa di demonj da uno D di 26 dì quefti templi furono per le orazioni fue difcacciati : e quéfto infinite volte dagli Atti de' Santi Martìri fi può rac- coglier eflere fucceduto . Niente è da maravigliare per tan- to , che deir arte magica fimilmente fiafi quefto avverato , giacché tanto mercè i preftigj di quella , come per gli ora- coli accennati rìufcì al demonio anche ne' tempi alla Re- denzion pofieriori di adunare feguaci , e di mantenere in qualche credito e fi:ima l'idolatria. Infiftendo fijpra le traccie dell'Autore ci fi fa innanzi Ter- tulliano , di cui vengon dati due paffi tolti dal fuo libro de IdoloUtrìa ( cap.9. ) 11 primo ; Scìmus AÌagiae & Ajìrologiae inter fé [ocktatem . . , At enìm fàentìa ifla ufque ad Evangel'mm fuìt conceffa , ut Chrijìo edito mmo exlnde natlvìtatem alicujm de cae- lo interpretetur . U altro : Sic & alia fpecks Mag'iae , quae mira' ctilis operatur , etiam adverfus Moyfem ^emulata , patientiam Dei traxit ad Evangelium . Parlava Tertulliano appunto della ve- nuta de' Maghi a venerar Cri fio nato, e avea detto imme- diatamente innanzi • Sed Magi & Afìrologì ab Oriente venenint . Per rilevare però quale fia fiata la mente di 1 ertulliano , fé di negare affatto dopo la venuta di Cri fio 1* Afirologia e la Magia , quale un tempo efercitavafi , oppure di aflerirla difiogannata folo e convinta , non e' increfca di ofiervare ciò che dopo il fecondo tefio ei foggiunge. Islam exinde & Simon Magus jam fidelis , quoniam aliquid adhuc de circulatoria je5ìa co- gitaret , ut fcilìcet Inter miracula profefftonìs Juae etiam Spiritum San5ìum per m^nuum impofitionem enundinaret ^ maledici us ab Apo jìolis de fide eje^us ejì • & alter Magus , qitt cum Sergio Paulo , quoniam iifdem adverfabatur Apojìolis > lumtnum amijfwne multa- tus eJì . Hoc & Ajìrologi retuliprit , credo , ft quis in Apòfolos m- cìdijjet . Attamen cum Magia punitur , cu]us ejì fpecies Afirologia , utique 6* fpecies in genere damnatur . Pofl Evangelium nufquam in- ventai aut jopbipaf , aut Chaldaeos , aut incantatores , aut con'jC' Hores , aut Magos , nifi piane punitos , Qui certamente è più chiaro del Sole , che non vuolfi efcludere la Magia , nato Crifto , anzi fi ammette ; folo avvertendo che da prima efer- citavafi impunemente, di poi o da Dio, o da minifiri fuoi delufa venne e cafiigata . Ma vediamolo più elprefiamente. Verfo il fine del \ìb. de Anima (cap. 57.) fcrive quefio grand' uomo . ^lid ergo dicemus Magiam ? quod omnes pene fallaciam ; fed ratio fallaciae folos non fugit Cbrijìianos ^ qui fpiritalia ncqui' tiae 27 tÌ4ff , non ejutJem jocìa confcìentia , fed mimica fckntla mvlmm , nec invitatoria operatione ^ fed expugnatorìa domìnatìone traSìamus tnultìformem luem mentis humanae , totius errorls* artìjìcem , fa- lutis paritey animaeque vajìatorem . Anche qui non efcludefi la Magia 'y chiamali fallacia , come non ad altro tenda che a il- ludere e fedurre altrui : i Criftiani però ben hanno il modo di fcuoprirla ed abbatterla . Siegue Tertulliano a trattare del- la Magia, enumerando molti prodigi operati dal demonio an- che dopo la venuta di Crifto mercè di quefl' arte ; quali avverte eflere ftati preftìgj e vere illufioni . Sic Ù in illa alia Specie Magiae quae jam quiefcentes animai evellere ab inferis credi- tur ^ Ù confpeSiui exbihre , non alia fallaciae vis ejì i opera fior pia- ne , quia et phantafma praeftatur , quia & corpus adfngitur : nec magnum illi exteriores oculos circumfcrihere , cui ìnteriorem mentis aciem excaecare perfacìle efi . Ne adduce efempj . Corpora deni- que videhantur Pharaoni , & Aegyptiis magic arum virgarum draco • neSjfed Mofeiì veritas mendacium devoravit . Multa utiqus & adver- fus Apojìofos Simon dedit , & Elymis Magi ; fed plaga caecitatis de praefligiìs non fuit . Non è cofa nuova , foggiunge , che lo fpirito di menzogna tenti di emulare la verità . Ecce hodie e'jufdem Simonis haereticos tanta praefumptio artis extollit , ut etiam Prophetarum animai ah inferis movere fé fpondeant , Et credo , quia mendacio pofjunt • nec enim pythonico fune fpiritui minus li- cuit animam SamueVis cingere , poft Deum mortuos conjuknte Sau- le, Quefta operazione nega Tertulliano che fìa mai feguita , o poffa feguire con verità , ma folo in apparenza , affumen- do il demonio la fembianza di que* Profeti ed uomini giù- fli che li è impegnato di far comparire . Abftt aìtoquin ut ani- mam cujuslibet Sancii , neàum Prophetas , a daemonio credamus ex- traci ani y e dodi i qtiod ìpfe fatanas transfiguretur in Angelum lu- cis y nedum in hominem ìucis , etiam Dmm fé ajjeveraturus , ft- gnaque portentcfora edìturus ad evertendos , / fieri po/ftt , ele^os . Si può confermare più ad evidenza che diafi arte magica an- che dopo la venuta di Grillo? Tertulliano non ha avuto pen- fiero di dubitarne ; anzi confronta e mette del pari i prefti- gj operati da' Maghi di Faraone , e dalla PittonelTa di Saule nell'antico Teftamcnto, con altri operatilo eh' egli credeva che fi poteflcro operare da alcuni Maghi nel nuovo pel fine di fedurre e pervertire i fedeli . Pafìfando all' autorità di Origene , che vien dopo , io non Di' fo 28 fo vedere che le fentenze tratte dal lib. primo contro Ce!- pag-55'5 ^Q ^ g riportate dall'Autore tendano ad abolir la Magia. La dicono [concertata e infiacchita y disfatta e annullata la fua virtù: dicono 5 che i Maghi dal vedere che non riufcivano i loro in- canti e malie y con^\tttnx2iXQno y ejfer nato chi agli /piriti tutti frperior foffe . Ma quefto non è egli quel tanto ch'io accordo Spontanea n:iente , quello che da' paflì addotti del nuovo Te^ fìamento raccoghefi , quello che S. Ignazio Martire , e Ter- tulliano afferifcono ? Venuto Crifto al mondo , torno a ri- peterlo , fu /concertata e infiacchita V arte magica , mentre il- demonio , che n' era l'autore, non potè più efercitarla libe- ramente , e col buon efito di prima : non refta però che co- ilui non abbia tentato e non tenti più volte per mezzo de' fiioi miniflri ciò che anticamente foleva , quantunque ben fappia poter incontrare oppofizioai fortifllme , e per lo pia non avergli a riufcire felicemente . Ma per conofcere a fondo il fentimento di Origene, produrrò a dillefo quanto egli fcriffe nel luogo appunto citato dall'Autore ( lih. i. cont. Celf. num. 60.) di cui non altro che due membretti fé ne ri- ferirono . Die' egli adunque : Graecis quidem diEìum ^ Magos qui cum daemcni'ts commerciurn. hahent , quique tifa ad ea quae volunt ]uxta- eas quas didicerunt artis juae- kges advcsant , ìdip/tim effi-- cere ,, quamdiu nihil divinius , nìhiìque daemomhu! , aut evocante il^ hs imantatione fortini aut aJpparet , aut nominatur i fin autem di' qua /e /e vis divinìor exerit , daemoniorum virtutes pej/umdari . .. nec divinitatis pof/e /ufìinere /plendorem. Veri/mìle ergo e fi , cum na^ tur efi. Je/us , quoniam multitudo mtlitiae caelefiìs ^ ut Lucas narrai ^ éf ego credo j. laudavit Deum his verhis - Glor'ta in excelfis Deo <&c. propterea. daemonia /uas vires & potentiam de/ecij/e , deprehenfis eo- rum praefligiis , & irrita /adì a vjrtute , . . Itaque Magi cum /a- cere /rufira tentaffent quae prius per imantationes , arcanaque ma- gica /acere [olehant , hujus rei cau/am non vulgarem efie conji- cientes , quaefierunt . . . cumque j ars magica , ^x qua fubfi flit idololatrla . Cum autem idololatria Chrifi majefìate deleta fit , indicai Ù parentem fuam artem magicam fecum pariter difjolutam . Ha diflìpato il Redentore le Magie e gì' incantefimi , gli ha refi inutili ed impotenti . Quefto però non impedì che in varie parti del mondo , come l' idolatria , così ancor la Magia non lì prati- cafle dipoi , e che non ci folfero Maghi operatori di prefti- gj fino a tempi degli Apolloli , come gU accennati ci furo- no nell'antico Teflamento. Corona finalmente 1' Autore' le fentenze de' Santi Padri , con un picciolo tefto di S. Ambrogio , il quale a primo a- fpetto pare decida in favor fuo , dacché dicendo egli , InteU iìgtt Magus fuas ceffare artes ^ fembra fignificareche l'arte ma- gica 32 gica dopo il nafcimento di Grido , di cui quivi ragiona , ab- bia ceflato dalle fue operazioni . Ma oh quanto mai varia il fìgnificato d* una Sentenza , fé prendafi ifolata o da se , e fé piglifi unita al contefto , e relativamente allo fcopo cui vìen dirizzata / Santo Ambrogio fa nel luogo citato una fpecie di digreffione per defcrivere la venuta de' Maghi in Betlem- me ad oflequiare il nato Meffia . Verfo la metà di quefta feri ve così. Vìdes etìam quìa non otìofe 'vel de Chaldaeìs ^ qui pe- rìtìores in mtmer'is hahentur , Abraham Deo credid'tt , vel Magi , qui licei tnagicis artìhui conciliandae fibi dìvinit atì jìud'mm impendunt') ortiim in terris Domini credidevunt ; fed ut ex adverfariis gentìhus fan^ae ReUgionis tefìhmmum fumeretur , Ò* divini timoris exem- plum . , . Sed tamen qui funt ijiì Magi , nifi qui ( ut hifloria quae- dam docet ) a Balaam genus ducunt , a quo prophetatum efl : Orie- tur jhlla ex Jacob ? . . . Et cognoverunt hanc effe jìellam quae ho- minem Deumque fignabat , <& ador aver uni parvuhm . Utique non adoraffent , fi parvulumtantummodo credidiffent . Magus ergo ìnteU ligit fuas cefi are artes ; tu non intelligìs tua dona veni ffe} Il legit- timo fenfo adunque di quefte parole fi è . Col mezzo di of- fervazioni aftronomiche , e di magiche arti tentarono gli uo- mini per gran tempo di procacciare la notizia e protezione del vero Iddio. Scefo quefti che fu dal cielo in terra , e ma- ni feftatofi al* mondo mercè di que' fegni ftelTi che a tal fine offervavanfi da' Gentili Filofofi , codette arti ed ojXervazioni dovettero ceffare e rimanerlene inutili : e ciò fu confeffato da' Maghi fteffi di Oriente , che quefto Dio tanto da lor ri- cercato i primi furono a riconofcere e venerare. Da tale in- telligenza però , eh' è la vera e legittima del paffo di S. Am- brogio, e che corrifponde al primo paffo di Tertulliano (de Idoiatr. cap. 9J qual fondamento mai ne proviene all' opi- nion dell' Autore ? Di Santo Agoflino non ho veduto citarfì nella Lettera paf- fo alcuno, forfè pel timore di non renderla foverchiamente proliffa . Quello riguardo però non voglio in me tanto preval- ga , che m'induca a porre in non cale l'autorità di un Padre, così iniigne, che fopra la prefente materia versò più d'ogni altro. Nell'ammirabile fua opera de Civitate Dei impiegan- doli egli , come ognun fa , ad abbattere coli' armi fue pro- prie r idolatria , e le fuperftiziofe dottrine del Gentilefimo , e a flabilire e convalidare le facrofante maffime della Reli- gio- 33 gTone cattoiica , più volte fi fa a trattare delle Magie , e pre- ftigj diabolici , quali non folo avanti la venuta di Grillo , ma dopo ancora fi efercitavano . Difcorre egli nel cap 19. del libro 8. de ìmpìetate artis magica? ^ quae patrocìnio ni- fttur fptritmim malignorum y e è^iCQ : Porro adverfus magkas artes. hus videntur accidere ? Dice primieramente : Quanto in baec ima poteftatem daemonum majorem videmm , tanto tenacìus Media- tori efi inbaerendum , per quem de imìs ad fumma confcendìmus . Si enim dìxerimus , ea non effe credenda , non defunt etìam mine qui ejufmodì quaedam vel certijfima audifje , vel etìam C'aperto; [e fffe affeverent . Ne adduce alcun efempio, di cui però foggiun- ge . Haec vel falfa Junt , vel tam imifitata , ut merito non ere- E dan- 34- dantuY . Qwello pcrb eh' è Innegabile , e cbe dovfebbefi am» mettere anche dal noftro Autore riguardo alle magiche ope-» razioni , fi è queflo : Fìrmìjfme credendum efi ^omnipotentem Deum cmnìa poffh facere quae voluerìt , five vìndtcanào , five praefìando , ne e daemones alìquid operarì fectindum naturas fiiae potentìam C quia & ipfa angelica creatura e/l , Iket proprio fit vii io maligna ) nifi quod ille permiferit , cujus judicia occulta funt multa , injujìa nuU la . Il che conferma mirabilmente quanto di fopra fi è av- vertito. Viene poi il Santo Dottore a difcutere il punto pro- poftofi , ed anche qui rinvalìda il già da me ofTervato . Nec Jane daemonts naturai creant , ft aliquid tale faciunt ^ de qualìhui fa^ìis tfla vertitur quaejìio ; fed fpecie tCNUS quae a vero Deo fa- ^cL funt y commutant , ut viàeantur effe quod non funt . Come ta- li operazioni avvenir pofTano , fegue il Santo a defcrivere ec- cellentemente . Apportatine poi alcuni efempli più verifìmili , foggi unge ; Haec ad nos non quihtfcumque ^ qualihus credere pU' taremus indìgnum , [ed eis referentihus pervenerunt quos nóhis non exiflimaremus fui/fe mentitos . Però conchiude di alcuni tali avvenimenti che in \^oce ed in ifcritto fi riferifcono : fé cundum ijìum modum mìhi videtur fieri potuìffe quem di' xi ; fe tamen faE^um eft . S. Agoftino adunque non met- te in dubbio 1' efiftenza dell' arte magica , l' ammette , e fuppone eh' ella fi eferciti ancor di prefente , e potere il demonio , che opera in quefia , effettuare moltiffime cofe , fempre però col divino confenfo . Della verità di tut- te le operazioni che a quefl' arte fi attribuifcono , non vuol entrare il Santo mallevadore; ma quello non fa n a fcer dub- bio fopra r efiftenza dell' arte medefima , né fopra alcune più accertate e più verifimili operazioni , che per elfa han po- tuto , e ponno avverarfi . Sarebbe non finir mai T adunare qui tutte le fentenze di S. Agofiiino , cavate ancora da altri fuoi libri , in cui il punto prefente viene fi:abilito cpn piena eviden- za . Legga chi vuole e chi può tutta VopQra de Civitate Dei , che n'è piena; legga il libro 2. de Do^rina Cbrifìiana , leg- ga la 3. quiftione in Genefim ^ il 3. libro deTrinitate cap. 8. e per tutto troverà traccie ficure onde raccogliere 1' efi (lenza e le operazioni dell'arte magica . Mi afi:engo pure dal rife- rire autorità di altri Padri e Dottori che nella Chiefa fio- rirono , per le quali vien comprovato darfi magiche opera- zioni anche dopo la venuta di Crifio , ed operare il demo- nio 35 riio mercè alcuni mini H: ri Tuoi varj prefligj ed affafcina- menti . §. IV. PAliTo ora ad efporre alcuni fatti , o cafi feguiti in tale proposto, alcuni de' quali e per effere de* più infigni , e per effere flati dall' Autore podi in dubbio , fé non anche negati , meritano fpeciale conflderazione , dacché quando mai mi riufciffe di farne rilevare la verità e ficurezza , crederei aver proveduto la caufa prefente d' altro inefpugnabile ap- poggio . Ognun già s' avvede eh' io intendo parlare di fatti .avvenuti dappoiché Grillo (cqCq in terra a promulgar la fua Legge , mentre fopra i feguiti ncll' antica non cade quiftio- ne . Di quelli per tanto feri ve 1' Autore • Di virtù magiche , e d'i ejfettt per Magìa prodìglofamente avvenuti più volte fi parla pagjo. n^l Tefiamento vecchio , ma menzione non fé ne ha veruna nel nuo- - vo . Soggiunge, efferfi menzionati due Maghi neg)i Atti degli ApofioU , Elma tn Cipro ^ e Simone in Samaria ; ma né dell'un , né dell' altro penfa egli abbia a crederfi che operaffero diabo- lici preftigj , e illufioni : al più dicedei fecondo che ingannan- do i fuoi Cittadini con fue furberìe gli avea per . ajjai tempo fatti impa^-^re ; il che fi è veduto avvenir molte volte in più mo- P^S* ■5^' dì . Con sì bel modo tenta 1' Autore di annullare ed abbat- tere il fondamento fìcuro di alcune magiche operazioni , che leggonfl praticate dopo lo flabtlimento della Fede Criftiana . Fermandomi per ora fopra le traccìe che ne abbiamo nella lloria tefTuta da S. Luca degli Atti Apoflolici , io penfo che da quanto ci viene quivi accennato intorno al fopraddetto Eli- ma, o con altro nome Bar-Jefu , cui chiama Io Storico ( cap. i^.) virum Magum pfeudoprophetam Judaeum , badanti fondamenti ci fieno predati per fupporre colui a fomigliaaza degli altri Maghi , operatore di malie e di preftigj , e che di elfi ap- punto frodolentemente faceffe ufo per fedurre il buon pro- confole Sergio Paolo, e diftorio dall' abbracciare la Fede di Cri Ilo da Paolo Apoflolo predicata. Oltre T efpreifìoni ac- cennate, di queflo pur ci dà indizio la forte invettiva con cui il Santo Apoftolo li fece a rampognarlo : O piene cmni falla- cia , fili diaboli , inìmice omnis jujìitiae , n$ii de finis fnbvertere v^ias Dominis reffai? Il duro cafligo ancora intimatogli dall' E 2 Apo- Apoftolo, di limaner eieco intieramente per qualche tem« pò , non ad altro fi dee credere indirizzato forfè che a fere- ditare le maligne arti fue , e diaboliche illufioni , onde ten- tava adefcare que' popoli , e rapirli al Vangelo . Tale è la comune opinione de' Padri antichi , alcuni de' quali ce i' han- so palefata alquanto innanzi ; e di tutti i Comentatori de- gli Atti Apoftolici , mettendo ciafcuno del pari il Mago Eli- ma per r oppofizione da lui fatta alla predicazion di S. Pao- lo , co' Maghi e Malefici di Faraone , che tentarono di op- porii co' preftigi loro alla divina poteilà del condottiero Mosè . Altro Mago , di cui abbiamo menzione negli Atti Apofto- lici ( cap. 8 ) fi è il celebre Simone, che nella Città di Sa- maria tal profefTione efercitava , feducens gentem S am ariete , dì- cens fé ejje- alìquem magnumo Di ce fi di più : cui anfcultahant o* mnes a mimmo ufque ad maximum , dicentes : Hic e fi virtù f Dei ma* gna . Attendebant autem- eum , propterea quod multo tempore ma^- ,0Ìs fuis dementafjet eos , Quefte efpreffioni pare a me vogliati dire affai più che furberie ed afìu^ie ^ quafi faceffecoftui pafia- re fotto fembiante di magiche operazioni quelle che non lo- erano in fatti. E come può mai fupporfi che attraeffe coftui dietro a sé tanto popolo j che dall' infimo al primo della Cit- tà lo acclamaffero tutti grande virtù dt Dio , quando non aveffe operate cofe ftraord inarie , e che l'umana capacità fuper afferò ^ Il dire j che coftui ammirava fìupefatto i gran prodigi operati in quello fteffo tempo, da S. Filippo, non rende incredibile che fi occupaffe egli in operare prefiigj , mentre ognun fa che la forza e il poter del demonio non potrà mai giù- gnere a tanto di gareggiare colla onnipotenza divina in fa^ re miracoli ed in operar maraviglie . L' empio Simone avea ragione di ammirare i prodigi di S. Filippo , poiché ben co- nofceva quanta fuperafsero di gran lunga i fnoi preftigj , che alla fine o non aveano di ftupendo che la fola apparenza , o fé pur aveano niente di foffanziale , alla potefi:à divina comu- nicata a' Santi Apoftoli non coffa va molto fcreditarli e diffrug- gerli . (ibid.) Dimandò il Batte/imo , e non fi allontanava dall' Apo- polo ( a ) : perchè fperava un giorno quello fciocco di venire da (a) S. Filippo, di cui qui fi parla, non fu 1' Apoftolo, ma il Diacono, ai- quale, ficcome non avea facoltà d'imporre le mani, furono fpediti in luppls.-«^ meuiQ ì. due S,S. Apoftoli Pietro e. Giovanni. (.Ador. 8.) 37 da tanto che potefFe anch' egli comunicare altrui ? come face- van gli Apofcoli , lo Spirito Santo ; poteftà che per certo non occorrevagli afpettar dal demonio. Di queflo fcellerato gli Atti Apoftolici non dicon' altro; ma ben altro- ci dice TEcclefia- flica Iftoria , come anderò dimoftrando . Prima di tutto però io accordo che nelk età a tempi apoftolm ^^„.^^ projfftme fieno ufcite alle luce parecchie opere apocrife , e fup- ponti zie ,molte delle quali fi fecero anche comparire fotto il nome di alcuno de' Santi Apoftoli , o de'prìmi difcepoli , col fine che rifcuoteffero piii facilmente da' fedeli credito e ve- nerazione . Ognuno eh' abbia qualche tintura della Storia Ecclefiafiica , farà di ciò baftevolmente informato . Accordo pure che alcuna relazione apocrifa ci fia pervenuta intorno a' fatti di Simon Mago , cofa non infolita intervenire in tutti gli avvenimenti , maffime antichi , nel riferire i quali alle veri- tà e notizie ficure c'è fempre flato chi ha avuto il mal ta- lento dì foprafleminarvi zizania di falfità, e di capricciofeag- giunte , e invenzioni . Chi però ha buon criterio , ed è for- nico di acuto difcernimento , trova il modo di diftinguere e feparare quefl-a inutil zizania dal buon frumento , il vero dal falfo , le relazioni ed opere genuine dalle fuppofitizie : in che può darfi vanto d' effe r fi diftinto e Tegnalato fopra d'ogni altro il prefente fecolo , che ha dato in luce uomini infigni ed infaticabili , gran parte de' quali lodevolmente s'impie- gano , e con molto loro ftudio in ripulire , vindicare , e illu- ftrare le genuine opere de più illuilri antichi Scrittori, come nel fuo Sulpicio Severo con tanto merito e fatica fi è occu^ pato , e fi occupa tuttora il nofiro eruditismo Padre Da Prato . Riguardo per tanto a quello eh' io fon per riflettere fopra gli avvenimenti di Simon F\lago / non credo mi allontanerò punto dalle regole della critica più fevera ed elatta , giacché lalciando da parte le relaxtom apocrife che fé ne leggono , ef- porrò fola mente quello che la Tradizione quafi collante de' Padri e Storici Antichi , non che de* moderni , ce ne riferì- ice. Non può ammetter 1 Autore ciò che avvertì S. Giro- lamo (de vir. illufi. e. i. ) ejfere andato S. Pktro a Roma ad expugnandum Simone m Magum\ quafi non folTe fua principale pag.^j. ifpezione , die' egli , piantare nel Capo del Mondo la Fede, e la prima Cattedra . Per quefia ragione propende egli afofpettare , che quelle pag.32. 38 quelle tre parole pafja^ero anticamente nel tefio per nota malamen- te aggiunta nel margine. Al tanto benemerito noftro Editore di S. Girolamo non è caduto in mente tale fofpetto , né pa- re a me , fé così è lecito dire , che ila ragionevole . Primie- ramente perchè mai non potevafi con verità dir di S. Pie- tro , che col fine di efpugnare Simon Mago verTo Roma ft fofTe incamminato , quando dall' abbattere e fvergognarecofìui tanto profìtto ne dovea derivare alla Cattolica Fede ? Poi- ché il piantar quefta premeva altamente a S. Pietro , ed era ciò jl fuo fpeciale impegno , per quefto il primo pafToch' ci diede portandoli a Roma , fu abbattere 1' empio Simone,, che co' magici fuoi prefligj le faceva sì gagliarda oppofei^^n^e . Ma non è il folo S. Girolamo die queflo ci dica : ce lo diF« fé molto prima di lui Eufebio Cefarienfe nel fecondo libro della fua Ecclefiaftica Idoria ( cap. 16.) Parlando quivi di Simon Mago ha quelle parole : Confefiim ipfs Cìaudii Augufti temporibus henigna & ckmentijjlma Del p-rovidentìa fortiffimum & maximum inter Apojìalos P et rum , & vìrtutls merito veliquorurr» omnium principem ac patronum Romam adverfus ilUm generis hu-- mani lahem ac peflem perducit . Oltre Eufebio 1' ha detto an- che S. Cirillo Gerofolimitano nella feda delle Tue cateche- fi j con altri antichi Scrittori . Qcianto pot alle notizie che- in oggi pur corrono delle opere mirabili , e di alcuni predi» gì operati dal Mago Simone , che che ne dicano i compofttort d' opere apocrife e di ftorie inventate , io le trovo autenticate , do- po la Scrittura che patentemente e fenza fpecificare le ac- cenna 5 da *gm riguardevoli antichi Scrittori. S. Giù (lino Marti- re nella prima fua apologia ali' Imperatore Antonino così fcrive al riferire di Eufebio ( Hift.Ecclef.Iib 2. e. 15. ) Fofl Domini nofìri in caelos afcenfum immijjì funt a daemcne homìnes quidam qui je deos efe dicerent . Quos qitidem homines tantum ahefl ut perfecut'p fttis , quin potius maximfis hon^orìhiis ajfeciftis . Ex iis fuit Simon quidam Samaritanus , ortus / vico qui Gitton dìcitur , qui Princi- patu Claudii Aagujìi cum per ope rat ione m daemonum multa magic ae artis mir acida in Urhe vefira, qu^ Imperìi caput efl y edidijjet ^ Deus a voUs e fi halitus ^ flatuamque ifli perìnde ac Deo pofuipS' in Infula Tiberina inter dfos pontes ^ cum hac infcript ione SlNLO^i DEO SANCTO , Eufebio ifteffo nel capo feguente ccnfer- ma il già detto da S. Giuflino : Statim ergo praepgiaror di^ quem dixìmus ^ divinae lucis infpcrato quodam fulgore percuIfjE ^ 39 fitnuì atque In Judaea à Petro Apcjìoìo convì^us ejl , omnìa^/ue cjus makfiàa patefaHa j longìjftme trans mare fugam arriputt . . . tan- dem ad urhem Romam delatus , ope atque adjumento juhftjìenth ibi- dem daemonìs , brevi conatus fuos tantopere promovìt , ut illìus ci- ^ìtatis bomines ei tamquam Dco fìatuam collócarint . Sed haec non din ex voto ilU fluxerunt . Senza però che ci dilunghiamo in com. provare una cofa innegabile ^ producendo tedi di antichi Padri ed Iftorici , che afierifcono collantemente ellere ftatocoftui Ma- go di profeffione , e non per fola immaginazione degli uomini , ima realmente e per arte diabolica aver operato maraviglie e preftigj ; bafti fapere che quanti Autori e antichi e moderni ne fecero menzione, tutti di lui fentirono in cotal guifa . Legganfì S. Giuftino in dial ctim Tryph. S. Ireneo lib. i. e. 23. Tertulliano m apolog. e. 13. Teodoreto lib. i. de baeret. fabuL S. Gio. Damafceco e. de haeret. S. Agoftino lib. de haere{. e S. Epifanio haeref. 21. ed altri moltiffimi ; per non xlire delle traccie evidenti che abbiamo di quefta verità iftcf- fa ne' teflì de' Padri fopra allegati . Ma veniamo alle due celebri quiftioni che acccnnanfl dal- r Autore in proposto di Simon Mago: una fopra la flatua che dicono alcuni effergli fiata edificata in Roma , quafì ad un Dio; r altra fopra il combattimento, qual dicefi aver fofle- nuto contra colui 1' Apoflolo S. Pietro , in cui vinto rima- fe e fvergognato Simone ; perciocché avendo tentato di volar in alto col mezzo delle fue arti , per la forza delle orazioni di S. Pietro precipitò in terra flramazzone alla prefenzad' in- numerabile popolo , fé gì' infranfero le gambe , in tutto il corpo rimafe fconquaffato e abbattuto . Veriflima cofa è che malgrado lo fcartare e fpacciare per fole che alcuno fac- cia quefli due racconti , refta fempre intatta ed immobile 1* afferzion principale , che dà pefo e fondamento notabile alla caufa prefente ; cioè effere flato Simone Mago di profeffione , ed aver efercitato prefligj . Onde parrebbe fuperflua cofa ed inutile l'occuparfì a difamiioarli e ftabilirli . Nulla oflantc poiché r Autore ce ne apre in certo modo la flrada , flimo fpediente che alquanto vi ci tratteniamo, perchè poi capi- raffi a conto lungo ^ come fuol dirfì , non avere noi in ciò né il tempo gittato , né l'opera . Riguardo adunque al pri- mo fatto y febbene Autori moderni di gran grido abbiano mqfla in dubbio, e negata ancora l'erezione di tale flatua ia 40 in onor di Simone Mago , tra quaii il celebre Valefio ( in annotat. ad cap. 13. lib. 2. Hift. Eufeb. ) fcrive di S. Giufti- no , che prima d' ogni altro ne ha favellato : Fefelknmt Ju- P'mum Samaritani quidam , qui fìatuam illam Simoni Samaritano pofttam fuiffe ei perfuaferunt \ pure riflettendo a' fondamenti gra- vi fu cui ella fi appoggia , pare a me non dovrebbefì nega- re così francamente . Prima di tutto abbiamo dagli Atti Apoftolicì ( cap. 8.) e quefto è innegabile, che il popolo tutto di Samaria Io accla- mava grande virtù di Dio , Èie efl virtus Di^i magna : prò. babilmente farà queflo avvenuto anche in Roma , dove fi por- tò queflo Mago di lì a non molto, e dove operò fimilmea- te , al riferire de' Scrittori fopraccitati , portenti e maravighe col benefìcio della diabolica arte fua . Qual incongruenza adunque , fé prima che convinto foffe e fvergognato coftui da S. Pietro, fiagli fiata eretta una flatua , quad ad un Dio? Stupifce di ciò il Valefio , e non potendo capirlo dice ( ibid. ) Ouafi vero Romani Magum ac praefligiatorem adhuc vìvsntem con- fecraviffent: ed in altro luogo (in cap. 15.) Certe Jcarius Uh Simonis ìnterìtus quomodo consentire pojfit cum fìatua ìlla Simonis Sancii Dei , eqtiidem non video , Ma per verità io non fo vede- re ragionevole motivo di tanti flupori , quando Imperatori ed altri pretefi Eroi, ancora viventi fi ha dalle Storie (a) effere flati venerati quali Dei , ed efTerfi loro erette {latue magnifiche , quando si fa che i Dei medefimi , cui fi alza- rono e flatue e templi fontuofi dalla cieca Gentilità , non al- (a) Vari efempj ce ne predano gli Scrittori d' Ifloria jì Ecclefiaftica , che Profana. Neila Differtazione 2. de epochis Syromacedonum dell' infigne noftro Card. Noris fi accenna, effere ftato Tiberio Imperatore venerato qual Dio da- gli Edeffeni , che gli batterono un medaglione, il quale avea da una parte que- fte parole SEEASTOSGEOSEAESSEnN; Jluguflus Deus EdeJfemrum.Domizìa.- no Imperatore fu venerato da fuoi ancor vivente qual Dio, com' egli affetta- va; e ciò fi raccoglie da Filoflrato (in vit. Apoll. lib. 7. cap. 24.) e da Mar- ziale ancora, il quale adulandolo fcriffe di lui: EdiBum Domini Detque nojìri: (lib. 8.) Atenagora nella fua Apologia riferifce che a' tempi fuoi fu eretta più d'una ftatua in Troade a un certo Nerillino, e che fé le offeriva ancora de' facrifizj , pretendendo che oracoli rendeffe, e guariffe infermità, nel tempo ifteffo che Nerillino viveva , e giaceva ammalato. Ma bafta per tutti il cele- bre efempio che ne fomminiflrano gli Atti Apofìoiici (cap. 15.) nelle perfone di S. Paolo, e di Barnaba fuo compagno, i quali per lo ftupore e commo7.ione fufcìtata nel popolo di Liftii al vederli operare un folo miracolo, dovettero du- rare moka fatica per impedire che non foffero adorati come deità, e non fé gli offeriffero vittime. 41 altro erano in fine che puri dcmonj , quali operavano a usi di preffo gli fleffi preftigj e maraviglie di cui e in Samaria , ed in Roma fece pompa Simone Mago ancora vivente . Gir- ca poi al combinamento , che fembra al Valefio impoffibile , della rovina di Simone colla ftatua ad effo eretta , bafta , cred*io, per concepirlo non inverifimile riflettere due cofe- la prima che la (tatua dovettegli eflere innalzata prima che riceveffe la grave fconfitta , come porta la ferie delliftorìa , e come dalle parole citate di Eufebio poteva il Valefio rac- cogliere i e allora non ci fi vede ftravaganza di Corte : l'altra che nulla oftante la caduta e rovina di Simone , potè darfi che riraanefle ancora neiranimo de* fuoi ciechi feguaci eguale (li- ma e venerazione alla perfona fua e a'falfi prodigj da lui per innanzi operati . Quante volte leggiamo non folo nell' antico Teftamento , ma ne' tempi ancora del nuovo , che fiatue e templi degridoli rovinarono per la prefenza dell'Arca Santa , per le orazioni e minaccie de'Santi Martiri ed altri Eroi della Chiefa Cattolica? (^a) Pure venne meno per quefto negl* in- fenfati idolatri il credito e la riverenza a quelle fimulate deità ? Si giungeva per fino a dichiarare effetto di magica arte , quale venne imputata più volte a' Crifiiani per ragione de' veri prodigj che da lor fi operavano , tali inafpettati rovina- menti ^ come dagli atti di varj Martiri potiamo raccoglie- re : né fi capiva quefta verità evidenti(fima , che fé le ado- rate da que' pazzi erano divinità , non dovea effer pofifibile air arte magica prevalere contra di effe ed abbatterle . Ora un' acciecamento sì enorme non farà irragionevol cofa il fupporre nella maggior parte de' feguaci di Simon Mago ,• per cui non folo innanzi , ma dopo ancora la fua caduta , fb(re a lui predata da quelli venerazione , e data fede a' falfi fuoi infegnamenti e preftigj . Trovo infatti , che S. Giuftino avverti ( in dial. cum Tryph. ) come verfo Vanno del Signore F 150. (a) Nel li b. Tnpì gi^àm di Aurelio Prudenzio trovafi defcritto il Martirio di Santa -Eulalia yergine, che feguì circa l'anno 504, Leggelì quivi tra V al- tre operazioni eroiche di efla Vergine . Infremit, mque tyranm oculos Sputa jack: fimulacra dehJnc ^ ^ Dijfipat . Sulpizio Severo nel 5. de' fuoi dialoghi racGonta , che Vi ncomparabileS. Mar- tino colla forza delle fue orazioni atterrò fino a fondamenti un tempio degl', iSdoJi . ^ 42 150. quafi tutti gli abitanti di Samaria, ed alcuni altri di differenti paefi lo veneravano ancora pel maggiore di tutti gli Dei . Leggo di più nelle annotazioni del celebre Padre de la Rtte fopra il libro 6. di Origene contra Celfum , che T antico Autore il quale fcrifle contra Santo Cipriano un li- bro intitolato de Baptifmo , circa l'anno 256. (a) memora (num.ii.) efferci flati fin* allora molti feguaci del Mago Si- mone , che fi applicavano come lui ad operare preftigj , e che femìnavano prave dottrine da quello deriviate. Dal che prende motivo il foprallodato Editore di confutare il fuo Ori- gene , che nel lib. i . contra Celfum trenta foli feguaci di Si- mon Mago , detti Simoniani , accennò ritrovarS , e nel 5. non trovarfene più alcuno . Efferci flati nel terzo fecolo va- rj feguaci del Mago ifleffo , vien avvertito pure da Tertul- liano (lib.de anim. C.57.J L' ifleffo atteftò anche Eufebio de* tempi fuoi, mentre dopo aver favellato delle magiche ope- razioni di quel fcellerato, foggiunfe ( lib. 2. Hift. cap. i.) Quod quìdem etiamnum perì ab bis qui teterrìmam ejus je^am profitentur , non fine admìratìone cernìmus , qui more parenth fui in Eccleftam tamquam peflis aut lepra quaedam ìrrepentes graviffi- mum damnum tnferunt ììs quìbus peffmum illud & immedicabile venenum , qmd mentibus occuìtant , ìnfìiUare potuerìnt . Ac plerì^ que ]am eorum ab Ecckfia eje^i funt , cum fraus illorum dete- Ba effet . Ma fopra queflo punto non più , avendone già trattato abbaflanza celebri Scrittori, tra quali il Ven. Car- dinale Baronio iie* fuoi Annali ( tom. i. ) il Tillemont nel- le fue memorie per i* Ecclefìaftica Ifloria (tom.z. parte i. not. I. fur Simon ) e il moderno Editore Benedittino delle Ope- re di S. Giuflino Martire ( praefat.part.3. ) da'quali validamen- te affai vien comprovata la verità di quanto abbiamo di fopra offcrvato puramente di paffaggio e per incidenza fopra la ffa- tua innalzata in Roma ali* empio Simone ib). Aggiungerò fo- (a) Tale è V epoca di quel libro, fecondo penfa il detto Editore di Orige- ne. Più verìfimilmente però fembra iìa flato fcritto nel V. fecolo da Urfino Monaco, come nel fuo Catalogo accenna Gennadio, fotto il qual nome in un codice Vaticano iu trovato dal Labbè, e riferito nel tom. i. de' Concili. (b) M'immagino iìa errore di ftampa quel riferirli nella Lettera alla pag. SS' l' ifcrizione , per cui dicefi aver equivocato S. Giuflino, in tal modo: San- co SanBo Semonì Deo Fidio ; quando per atteftazione di tutti gH Autori, an- che di fentimento contrario , è concepita così ; Semonì Sanco Deo Fidio , Quan- to 4j folamente , che moltiffime autorità di Padri e Scrittori an- tichi ftabilifcono quefto punto medefimo , e lo mettono in grande probabilità . S. Giuftino , S. Ireneo , S. Cirillo Gero- folimitano, TertuUiano , Eufebio, S, Agotìino , Teodoreto , fono gran pezzi, e tutti affermano cofìantemente la erezio- ne di quel fìmolacro . Quefti Autori per tanto di sì gran grido, non vedo perchè così francamente fi afferifca , eSerfi tutti ingannati , e aver prefo ciecamente V uno dall' altro , quando maffimamente non convengono tutti nelle fleffe cir- coftanze del fatto, fé concordano nella foftanza . Ma rimet- tiamoci nuovamente a chi ha ex profeffo ventilata quefta qui- flione con difaminare , e ribattere felicemente tutte le oppo- fìzioni degli avverfarj . Riguardo all' altro punto , quale toccafi dall' Autore , del volare di Simon Mago, e del fuo rovinare dall' alto al baf- fo per le orazioni di S. Pietro , dirò brevemente , che non ci viene già riferito quedo avvenimento dalle fole Recogni- :^oni di S clemente, e CoftituTiiom Apcfìolkhe ; le quali opere febbene apocrife , non lavorate cioè da quegli Autori di cui pag, J2. portano il nome , vantano però la fua antichità , e vengono citate con onore più volte dagli Scrittori Cattolici . Eufebio Cefarienfe par che lo voleffe accennare , foggiungendo alla narrazione allegata di fopra ; Quemadmodum Simon quoque ipfe a Petro tandem deprehenfus debìtas poenas dedìt . Lo dicono piti manifeftamente Arnobio lib. 2. in Gentes , S. Cirillo Gerofo- lim-itano catech. 6. S. Ambrogio in hexaem. l. 4. e. 8. Seve- ro Sulpicio lib. 1 Hì^. Bccl S. Ifidoro Pelufiota hb, i. ep. 13. Teodoreto haeret job, S. Epifanio pure ( haeref i. ) fcri- ve di Simone che morì infelicemente per una caduta che fe- ce nella Città di Roma; e Santo Agoftino nel lib. de hae- refihus di lui parlando dice così; In qua urbe Apofìolus Petrus eum vera vìrtute Dei omnipotentis extìnxit: con che par voglia alludere al fuddetto avvenimento . Sicché anche qui di nega- re un tal fatto non fembra abbiano tanta ragione alcuni eru- F z diti to irragionevole fia e capricciofo T imputare a S. Giuftino Martire il noto equivoco intorno a quefta ifcrizione , e il credere ancora, che quefto fiafi eie-* camente adottato d^gli altri Padri che l'erezione di tale ftania aflerlrono, lo provano a lungo e con evidenza li fopraccitati Tillemont , e l' Editore Bene- dittino, non che il Padre Orfi nel tomo 2. lib. 3. num. 45). della fua Storia . diti , quando afTerito egli fi trova e confermato dall* autori- tà de* più illuftri e più antichi Scrittori Cattolici . Tra mo- derni fono moltifTimì que' che prendono a ftabilirlo . Vegga- fì il foprallodato Baronio nel tomo primo de' fuoi Annali , il Fleury nella fua Storia Ecclefìaftica tom. r. lib. 2. num. 23. il Tillemont tom. i. p. 2. art. 34. e il chiariffimo P» Orfi nel tomo i* lib. 2. della fua Storia EccleUaftica ( pag.' 251. e feg. ) quali adducono pure il teftimonio di alcuni profani Autori , che fcrivendo l' iftoria di que' tempi fem- brano accennare il fatto raedefìmo. Ma tempo è omaì di rientrare in cammino , ed attendere al foftanziale di quefta caufa , dimoftrando la verità ed efiftenza dell' arte magica anche dopo la venuta di Grido, con altri molti fatti ed cfempli , che leggonfi riferiti da' Scrittori più accrcditaù che vantar poffa la Chiefa Cattolica . 'On sì todo fu fpento in Roma Tempio Simone , che vi fufcitò il demonio altro fuo fesuace e minìftro . Così il Baronio nel luogo citato ( ad ann.68. num xxx. ) Seà quid ìnter hMC ho^'ts humanae naturae dtahoìm ? Simone jam ex- t'm^o y mvum rurfus ìnferi Magum in Urhem . Fu quefti Apol- .lonio Tianeo , che preffo quel tempo fi fegnalò in Roma , e fece fracafli . Erat hìc , dice 1' ifteflo Baronio , Magia excel- le US 3 licet fóris Phiìofophum Pythagoreum ojìentaret . Volle ac- coppiare coftui all' arte magica, lo fludio della Filofofia più fevcra , per abbagliare più facilmente colla morigeratezza de' coftumi i troppo creduli , e porre prefFo quefli in mag- gior eredito i prefligj e le magiche fue illufìoni , come il. foprallodato Padre Orfi ci fa offervare ( ibid. lib. 2. pag; 257. ) Filoftrato , Scrittore Gentile, racconta affai prodez- ze di colui, che tu fuo maeftro , le quali da' fopralloda- ti Autori fi battezzano già per inezie, e vere menzogne. Lattanzio Firmiano nel lib. 5. delle fue Inflituzioni ( capi 3. ) inveifce centra coflui , e rileva le fue falfità . Lo ri- prende , perchè abbia voluto innalzare il fuo Apollonio fino a metterlo del pari , fé non anche fopra di Criflo . Cum fa5fa epis mirabilia defirtieret y nec tamen negaret ^ voluit o^en^ dsre Apollonium vel paria , vel etiam major a jecijje ....... Sì Ma.' 45 Mégus ( a ) Chrìfius , quìa mìrahìUa fectt , perttwr utìque Apollo^ ntus y qui ( ut defcr'ihìs ) cum Domtttanus eum punire vellet , repen- te in judkio non comparuit , quando ille comprebenfiis ejì , & Cru- ci affixus . Alquanto di poi foggi unge : Itaque Deum credimm non magts ex fa5ìis operihufque mlrandìs quam ex ili a cruce quam vos fìcut canes lamhitis , quoniam fimul & illa praeditìa efi . Non fgitur fuo tefUmonio : cui enim de [e dicenti credi potefl ? fed Pro- pbetarum tefìimonio , qui omnia quae fecit ac pajfus ejì , multo an- te cecinerunt , fdem Divinitatis accepit : quod neque Apollonio , tjeque Apiilejo , neque cuiquam Magorum potuit , aut potcjl aliquan- do contingere . Avea anche detto di fopra ; Omitto nunc ipfa opera ( Apollonii & Chrifti ) comparare , quia in Jecundo 6* Ju- periori libro de fraude ac praefAgùs artis magicae dix't . Che che fìa per tanto delle menzogne che narra di Apollonio il fuo feguace Filoftrato , è cofa innegabile , ed autenticata da mol- ti Scrittori antichi facri e profani , che abbia colui operato per arte diabolica moltiffimi preftigj ; alcuni de' quali dopo aver riferiti Anaftafio Niceno ( lib. quaeflionum quaeft. 24. ) citato dal Baronie , foggiunge : Non folum autem in vita ejus haec per ipfum fecerunt daemones , [ed etiam pojì ejus mortem ad ejus monumenta manentes quaedam fecerunt figna in ejm nomine , ad eos decipiendos quos daemon facile feducit , Ù pellìcit ad res hujufmodi . Nel riandare la ftoria dell' erefìe , che negli an- tichi tempi la Chiefa infeftarono , non ci farà difficile l'incon- trare ad ogni pailb prefligj e illufioni operate dal diavolo per mano di molti erefiarchi , acciocché l'empia fetta che que- lli fondavano , potefle far fronte in qualche modo alla vera Religion de' Criftiani , in cui tante maraviglie operavanll , guadagnaffe feguaci , ed acquiftaffe credito preffo de' popoli . La Fede di Crifto però fempre fi è veduta trionfare , dacché con eforcifmi , con preghiere ^ e con fegni di Croce , come nota il prelodato Latanzio ( lib. 4. cap. 23. ) faciliflima co- fa fu in ogni ternpo a' Criftiani deludere quefli sforzi del comune avverfario , e render vani e ridicoli quanti pre- Higj (a) Correva preflb i Gentili quefta fciocca e irragionevole prevenzione dì fpacciare Chrifto per Mago, come da' Padri antichi fi può raccogliere. L'Au- tore della epiftola a'Filippefi, che malamente vìen citata da alcuni come di S. Ignazio Martire, rammemora tale iniputazìone , che vien Ichiaraata auy.c- q.aniy. fxuyuu; , calumnìofa accufatio Mcigicte . Quella calumnia iftelfa più vol- te fi vede ancora apporta a'Criftian :per la ragione che nel nome di Crifto operazioni mirabili effettuavano. 4y leggi qi^el cemento fi converrebbe che abbiam veduto „ fatto da Seneca a quella delle dodici Tavole . " Ma io^ circa quefta ultima vengo fubito in campo colla rifleffio- ne già fatta . Se le leggi delle dodici Tavole mal fi appo- fero neir attribuire ad arte magica alcune operazioni , quando quell'arte non efifleva ; adunque Tarte magica non ci fu realmente nemmeno prima che Grillo veniffe al Mon- do; adunque non ebbe nemmen allora potedà il demonio di nuocere all' uman genere co' fuoi preftigj ; adunque le magi- che operazioni del vecchio Teflamento non furono che im- anaginarie e fuppofle . La rifleffione mi pare fempre più giu- fla , e più -torte infìeme per impetere i principi fteffi dell* Autore . Ma poiché il riflefTo fopraddetto di Seneca fi è il principal fondamento di fcreditare la legge accennata del- le dodici Tavole, flimo opportuno sì per falvare il decoro di { quelle , come per dichiarare onde procedere in quel Filofofo l'oflinazione di non voler ammettere l'arte magica, di fog- giungere qui alcune notizie molto ofTervabili , come mi ram- menta di aver già promefTo . Chi conofce a fondo quale il carattere e i' iflituto fofTe dì quello Filofofo , non dovrebbe , <:red' io , far maraviglia eh' abbia egli tenuto fermamente non elTerci Magia di for- te , ed aver prefo abbaglio chi la fuppofe . Fu egli , dirò co- sì ^, un Naturalifla di primo rango , occupato per lo più in H trat- trattare delle cofe naturali , invefligando ed efaltando al mag- gior fegno le proprietà , i pregi , e gli effetti tutti della na- tura . Quindi avveniva poi che di quanti avvenimenti fuc- cedevano fulla terra , non da altro che dalla natura medefi- ma pretendeffe egli derivarne le efficienti cagioni , e i veri motivi . Certe operazioni flraordinarie e maravigli ofe , che a cagion foprannaturaie attribuire era d'uopo, o aflbluta- mente le negava quefto Filofofo , o alle fole forze della na- tura tentava in ogni modo di attribuirle . Per quefta ragio- ne egli fcriffe j come avverte S. Agoftino ( lìb, 5. de Civit. Dei cap. 10. ) un libro cantra fuperflittoms , di cui ne fece pur menzione Tertulliano nel fuo Apologetico (cap. 12. ) ma che in oggi più non efìfte ; affine appunto d' impugnare 1' opinion di coloro che a foprannaturali cagioni alcuni flraordinarj e portentofì avvenimenti folevano attribuire . L' ifteffa via han- no battuto infìeme con Seneca Varrone , Plinio , Lucrezio , ed altri , che delle cofe ed efietti naturali ebbero a tratta- re . Queft' ultimo fu niente meno degli altri acerrimo in fo- flenere tal maffima , fino ad incolpare e riprendere la Reli- gione fieffa , perchè abbia dato motivo e fomento alle fu« perfiiziofe e tetre immaginazioni di credere che alcuna co- fa accada fopra la terra per ordinazione divina, e da cau- fc fuperiori e trafcendenti la natura medefima . Nel fuo p ri- mo libro de rerum natura egli fcrive : Tantum religio potuti fuadere mahrum . Tutemet a nohìs jam quovts tempore vatum Terr'doquh iiì5ìus dt5ììs deftpere quaeres • Qutppe etenim quam multa tthì ]am fingere poffunt Somnìa , quae vìtae rationes vertere pojjtnt , Fortunafque tuas omnes turbare timore ? E poco dopo: Prmcìpìum hìnc cujus nohìs exordìa Jumet , NuUam rem e nìhdo gigni divinitus umquam : jQuippe ìflaform'ido mortaks contìnet omnes , Quod multa in terrh ferì cadoque tuentur , Quorum operum caufas nulla ratìone vtdere Pofjunt y ac fieri divino numine rentur . Venendo però a Seneca, oltre il pafTo defunto dal lib. 4. pag. 10. delle naturali quìjìioni , e riferito dall'Autore, in cui fpaccia- fi per ignorante e corriva l'antichità nell'aver creduto poter- fi 5P fi dare arte magica , alcuni altri paflì prefì dal libro ac- cennato contra fuperjittwnes ne rìferifce Santo Agoflino ( ibid.) da' quali li fcorge meglio quanto alieno fofTe quel Fìlofofo da' riti del Gentilefimo , e dal riconofcere , come gli altri , per numi e deità que' limolacri che in tali tem;pi adoravano . Sacros jmmortahs , così egli , inviolabile s in materia vilijjima at- que immobili àedicant \ habitus illis homìnum , ferarumque , & pi- [cium ; quidam vero mixto fexu variis corporibm indutmt : numina vocant , quae fi fpiritu accepto fubìto occurrerent , monfìra haberentur . Il fatto fi è però che quefio e gli altri Filofofi di tal par- tito fpacciarono bensì tali maffime ne' fcritti fuoi , ma non le fecondavano poi, anzi le diftruggevan co' fatti . Nell'efle- riore loro contegno apparivano co (loro , niente meno che gli altri Gentili , fuperiliziofi e idolatri , pel riguardo di non renderli tra tanto popolo fìngolari , e non trafgredi- re le leggi de* fuoi maggiori , che tal venerazione a' lor numi efigevano . Qu^ae omnia , dice Seneca , fapiens fervabit , tamquam legibus jujja , non tamquam diis grata . . . Omnem ijìam ìgnobilem de&rum turbam , qttam longo aevo longa faperjìitio congefftt , fic adorabimus > ut msmìnerimtis cultum ejus magis ad morem qtiam ad rem pertinere . Dopo di che nota acconciamente S Agoflino . Sed ijìe qtiem Philofophia quafi liberum fecerat , tamen quia illufiris populi Romani Senator erat , cokbat quod reprehendehat , agebat quod arguebat , quod culpabat adorabat : quia vide He et magnum aliquid eum Philofophia docuerat , ne fuperjìitiofus ejfet in mundo ; Jed propter leges civium more j que hominum non quidem ageret fingentem fcenicum in theatro , fed imitaretur in tempio • eo damnabilius quod illa quae mendaciter agebat ^ fio ageret ut eum popuìus veraciter age- re exifiimaret ; fcenicus autem ludenào potius deleSìaret ^ quamjaU lendo deciperet . Ecco però meffo in chiaro e dimoftrato evi- dentemente , da qual fonte proveniffe in Seneca , e negli al- tri Filofofi ancora , V oftinata mifcredenza intorno alle ma- giche operazioni e preftigj che in allora feguivano . Siccome erano coderò portati dalla naturale Filoiofia a combattere per fino ed abolire la Religione , ad ifventare ogni rito e fu- perftizione , che tendeva a promuoverla ; niente è da ilupire, le le arti magiche e i prefligj , fopra quali la Religion de' Gentili appoggiavafi , fventaflcro eglino , aboliffero , e mettef- fero in derifione . Avvertafi qui però, chetali principi, con cui dirigevafi Seneca , e gU altri fuoi pari , non folo efclu- H 2 do- dono le Magie dVt^mpi loro, ma tendono a diflruggerle tut- te quante diconfì avvenute ne' fecoli anteriori , e quelle an- cora deir antico Te (lamento , che pur dall' Autore giuftamen» te difendonfi . Per quelli rifieffi per tanto , che mi pajono fon- dati (Timi , vienfl a rimettere nella primiera fu a forza e vene- razione la legge accennata delle dodici Tavole, da cui mal- grado i comenti di Seneca confermafì 1' efì (lenza e la mali- zia infìeme delle magiche arti , come infegnarai pure Santo Agoftino , il quale non dubitò di produrre tal Legge ( lib. 8. de Civ. Dei cap. i8. ) per far apparire col teftimonio de- gli fteffi Gentili la verità non meno che 1' empietà dell' ar- te magica- , quae- patrocìnio mtttuv fpirìtuum maUgmrum . Altro argomento non diiTimile ci fomminiflra quefto San- to Dottore. Riferifce egli ( lib. 7. cap. 55. ) di Numa Pom- pilio, che dedito affai fu all'arti magiche , fpecial mente ali* Idromanzia 5 t^t in aqua vìderet imagtnss à'eorum ^ vel pothis Uh dtficaùones daemonum^ a quìhus audìret quid in facris confìituere atque ohfervare deheret . Accenna il Santo dipoi , che quefti^ libri di Numa furono per ordine del Senato Romano abbru- ciati ; il che maggiormente dimoftra l'odio fommo con cui ri- guardarono mai Tempre queft' arte gli fleifi Pagani . Acciocché però rimaneffe ognuno perfuafo , che gli arcani e xrùfterj ef- preffi in que' libri aveano per autore il demonio, fi rivolge il Santo a combatter Yarrone, il quale incredulo di tali cofe , come fi è poco fa accennato , e indotto a riputare ogni cofa efletto della natura , pretendeva doverfi derivare tali miflerj e prefligj da caufe puramente naturali . Quid'' mihi ergo Varrò illorum facrorum alias y ne f ciò qnas ^ caufas veht phyftcas inìerpretatur ? quaks fi libri illi babuiffhnt , non utique arfìffent ; aut 6* ipfos Varronis ad Caefarem Pcntificem fcriptoi at" que editos Patres confcripti fimilìter mcendiffènt . Se naturali, co- me fentiva Varrone , flati foffero i fecreti rinchiufi in que' libri ; per verità , dice il Santo , non £ farebbero eglino in- ceneriti y oppure quando ne foffero flati , anche quelli libri di Varrone, che verfano fopra l'ideffe materie, doveano pa- rimente incenerirfi . Quam vero^ conchiude il S^nto , p ernie iofae f. ve! a ctiltu verae dìvinhatis alìenae illae lìtterae pidicataefint , hinc intelligt potejì qucd eas maluìt Senatm incendere quas Pompi- Uus occultavitj quam timere quod tlmuit qui hoc audere nonpotuit.. Mia. difcend iajtno a' tempi pofleriorij giacché fopra quedi 6i tinicamente fi aggira laquiftìone prefente, Offerva il Card. Baronio ( Annal. tom. i. ) che nell' anno di Crifto i8. Tiberio Imperatore , per teflìmonio di Dione ( Hift.Rom.lib. 57. ) man- dò fuori una legge adverfiis Magos & quoflihet d'wmatìones exer- Centes , quos omnes feverìjfimoediEìo exagttavìt . Ne accenna la ra- gione addotta dall' Iflorico .- Porro Tìber'ms ^ et fi Thrafdlo alft- due utehatur (era coftuì Mago di profeffione) ac fingulh dìehuì vattàma accìpiehat ; tamen re accurate confiderai a , cum aliquan- do per fomnum juffus ejjet cmdam argentum dare , hominem intere^ mtt y quod mtellìgebat per artem magicam daemonem ìmmìfjum fuìf fé : reliquos omnes Aftrologof^ Magps.aut quìcumque alio qmpìam modo dtvìnatìones exercerent , exteros necavìt , cìvci qui ( etiamnum negk' Sìo priore ediSìo ^ quo prohihitum fuerat ufu harum artium omnl- lus qui in Urbe efjent ) traviare ejufmcdi res deferrentur , extorres egit ; qui vero dejììtifj'ent ^ impunìtatem confequebantur . Sin qui Dione. Aggiunge il celebre Annalifta , per relazione di Tacito (An- nal. lib.2. ) fztb idem tempns . . . Libonem Drufum urbanum Prae- torem , quod ìnvocationibus daemonum injerviffet , multis accu- jationibus judicio pojìidatum , ieflibufque convi&um , domi mortem voluntarìam oppetiijje , fé ipfum necando : item ejufdem criminis reum L. Pituanium e faxa Tarpejo deje5ìum : et in P.Marcium extra Por- tam Exquilinam , praecinente Claffico more pnfco Confules advertiffe . Quefle tutte fon co fé avvenute dopo che il Verbo àìfccCe in terra , e apparve veflito di umana fpoglia ; quando appunto fi tiene non effer rimafla libertà alcuna al demonio di efer- citare i fuoi antichi prefligj . Pure fé abbiamo a preftar fede alle notizie avanzateci da' predetti Scrittori , che fono de*piii accreditati , e che i Padri fi ponno chiamare della Romana Storia ; quefta libertà convien dire rimafta foffe al demonio . Ben è véro però che cominciò coftui fin d' allora a fallire nell'arte fua ; la quale dove prima vantava gran credito, praticavafi hberamente , e paflkva preffo la maggior parte in conto di divina , cominciò poi nel dicadere il culto de' fald Dei a venir meno anch' efìfa , palefandofì vera illufione e ar- tifizio diabolico , non indirizzata ad altro che a pervertire e fedurre le menti degli uomini , acciò alla cognizione della vera Divinità non mai giugneffero . Venuto il Redentore, come quefta fi manifeftò a tutto il mondo , così T idolatria e la Magia pure andarono al baffo , poiché incontrarono nel- la perfona di Grifto e de' fuoi miniftri la loro fconfìtta . Per- mU 61 mife Dio adunque che gì' iftefil Gentili Imperatori , e de* più involti in queflo errore , cominciafTero circa quel tempo a difìngannarfi , non folo con rinunziare a queft'arte , ma con infeguire e caftigare feveramente chi ne facea profefsio- ne : il che faggiamente riflette il foprallodato Baronio (ib. ) S'icque Magtae crìmen , quod per multos annos Roman am mhem exedit , hoc anno prìmum reprcjfum ejì , atque fevere punitum . Me- m'mit ejufdem adverfus MagosTìkrìlfanùiìoms etlam Pl'm'ms (hift. nat. lib. ^O" cap. i. ) ut piane confideratìone dìgnum fit advenìen» te Cbriflo in Mundum , Magos ex Oriente vemcntes tpfum Dommum cognovfffe , & adoraffe ; daemones in Aegypto perterrefaSìos : Roma vero yìtemque ab Italia Magos expidfoi ^ & in eojdem feverijfime ìege a5ìum effe . Venerai quippe in Orhem ille qui adverjus daemo- nes hellum indicsret , eorumque vires infringeret , éf fui eodem Im- peratore crucem per ferendo fthì cunEìa fuhpceret . Nei Codice Teodofìano fotto il Tit. XVL de waleficis , & ma- thematicis, & bis fimilihus ben dodici leggi d* Imperatori inligni vi fono regìflrate , proibenti le magiche arti . L'Autore ne ha toc- cate nella fua Lettera alcune;raa fembrami non ne abbia efpo- flo ii vero fentimento . La Magìa di cui in quelle leggi trat- tavafì , confifteva , die egli , nel darfi vanto di produr ruinc e uccifionì a piacere ; a queflo fine facean ( i Maghi ) d* ordina" rio i loro affattur amenti , e le lor trame [empre occultiffme : '^'^^•^^invocavan cofloro anche il diavolo , perchè loro facef- fé confeguire 1" intento. Ma quede erano fecondo lui me- re bravate , vanti ridicoli , inutili invocazioni , alle quali non era mai per corrifpondere il peffimo effetto che coftoro s'immaginavano. Ma ciò fuppofto , come potremo noi per» fuadercì, che leggi sì fulminanti, pene sì rigorofe intimate veniffero da* Principi contra tali fciocchi millantatori ? che vcnifTero quefli chiamati ( leg. 4. ) per rrgione delia lor ar- te nemici dell' uman genere , e malefici , ob facimrum magnìtudìnem ? che veniflero cacciati non folo da Roma , ma da tutte le Città ancora di queir Impero ; quando in virtù delle loro Magie nulla potevano operare di male , e quando tutto ii male confifteva nel pravo defìderio che aveano di nuocere altrui ? Sarebbero in cotal guifa malefici , e foggetti alle pe- ne rigorofiflime fulminate contra coftoro tutti quegli uomi- ni che o per impeto di collera , o per odio intelHno che nutrano contra di alcun fuo profsimo , lui bramano che il jI diavol lo porti , e lo precipiti , o pur altre imprecazio- ni, e mali augurj gli fcagliano contro , interpellando anche 11 diavolo , perchè vi concorra . Contra fomiglianti delitti non credo proceduto abbia , ne iìa per proceder giammai - Principe alcuno , molto meno che comminate vi abbia pene di morte , di efilio , di flrazj crudeli , come nelle leggi pro- mulgate contro i malefici fi è fatto. Né fi dica, che cercano pag.ao. coloro alle volte dì far feguìre quel male per altra vìa , dando poi ad intendere che V ave ano operato con le lor arti : mentre nelle leggi fì parla , come vedremo , di male feguito ed operato per via di Magie ed incantefimi . Che importa ( dice V Au- tore ) fé i lor vanti eran falfi, e vani i tentativi? Ne" delitti fi confiderà la volontà ^ non r evento, dice la legge. Ma è egli di quella volontà che parlano i Digefti ( lib, 48. t. 8. 1. 14.) quando dicono. In maleficui "voluntas fpeEìatuf ^non exìtusì Par- lafi quivi di chi attualmente dà caufa e motivo a un delit- to , quale farà reo del pari a quello che lo commette : onde la legge fufleguente ( leg. 15) ftabilifce : Nibil intere^ occldat quis j an caufam mortis praeleat . La legge Cornelia de ficarìis fu quella che diede motivo a tali determinazioni , nelle quali s*intende parlare di chi concorre a promuove/'e alcun male non già con un femplice atto di volontà , inef- ficace ed inetto a confeguire V effetto , come farebbe per 1* Autore il tentare di danneggiar alcuno per arte magica j ina con una volontà efficace , operativa , ed inducente a quel male , come quello appunto farebbe di chi mandaffe per un ficario ad uccidere un fuo nimico . Ma ricorriamo alle leggi medefime , e fcorgeremo meglio quale fìa il vero icopo e la forza loro. Nella prima ordina Coflantino ; ISlullm harufpex lìmen alte- nm accedat . . . htijufmodi hom'mum ( quamvis vetus ) amicìtia repel- lati : concremando Uh harufpìce qui ad domiim alienam accefi ferii 5 & ilio qui eum fua[tonihus , vel praemiis evocaverit , pofi adem- ptionem honorum in infidam detrudendo . Superfì^tioni enimfiiae fer- vire cupientes , poterunt puhlice ritum proprium exercere . Accufia- torem autem hu'jus crimini^ non delatorem effe , fed dignum ma- gis praemio arbitramur . Quella però che piìi tocca il punto , fi è la terza , in cui ordina V ifleffo Coftantino : Eorum efi Jcìentia punienda , C^J" Jeverijfimii merito legibus vindicanda qui magicis adcin^i artihus aut contra hominum molirì Jalutem , aut éiit pudkos dd lihìd'mem deflexìffe dmmos détegeìituf . Parlafi qui di operazioni reali , oppure d* inutili tentativi ? Siegue l'editto . Kidlts vero crim'matìomhus ìmplkanda font reme dia hu-. man'ts quaefita corporìbus , a^t tn agrefiihus ioàs , ne maturìs v'm' demììs metuerentur imhres , aut ruentìs grandmìs lapidatkne qua* terentur , mnocenter adhthìta foff^^gia . . . quorum projìcerent aBu^ , ne divina munera^ ^ lahores hominum fìernerentur . Sopra queft* ultima parte della legge riflette l'Autore, che ,, Coftantino pag 20. » ^ffol^e quelli che per tal via profeflavano di procurar falu- ,, te agli uomini , e alle campagne ; " quali dopo aver proibita aflblutamente la Magia , accordafie poi l' Imperato- re, che per arte magica fì poteiTe fare altrui del bene . Ma non è così . Permettonfì da Coftantino que' fpedienti foltan= to incolpabili , che all'accennato buon' effetto determinar fi potevano , non già le arti magiche , che furono profcritte generalmente ; però difTe : Innocenter adhiUta foffragia . Laon- de nella 4. legge , ch'è di Coftanzo , come nella 2. di Co- flantino , vien proibito che non fi ricorra per niente né agli indovini-, ne a'Maghi ; quando per altro potevano sì gh uni che gli altri impiegare in profìtto altrui l'arte loro : fegno è quefto che in tali leggi principal mira fi è avuto di con- dannar la Magia per sé fleffa fenza riferva , non già fola- inente in riguardo a' danni eh' ella fuol arrecare . Nemo ha- rufpkem confulat , aut mathematkum , nemo arìoìum . Augurum & vatum prava confeffio conticefcat . Chaìdaeì , ac Magi , & caeter$ quQS makficos oh facinorum magnitudmem vulgiis appellat , nec ad hanc partem alìquid moUantur . Nella quinta , ch*è dell' ifteffo Coflanzo .' Multi magkis artihus aufi elementa turbare ^ vìtas in' fontium labe fatare non dubitant , & manibus accitis audent venti- lare , ut quifque fuos conficiat malis artibm ìnimìcos . Hos , quo- niam naturae peregrini font •) feralis peftis ahfomat . Ma t r alai eia n- do l'altre leggi , che dicono il medefìmo , 1' ultima , cioè la duodecima , emanata dagl' Imperatori Onorio , e 1 eodofìo merita confiderazione . Mathematicos ^ nifi parati fmt , codicibm erroris proprii foh oculis Epifcoporum incendio concrematis , Catho^ Ikae Religionis cuìtui fidem t rader e , numquam ad errorem praeter- kum redituri ^ non folum urbe Roma , fed etiam omnibus avita- tihus pelli decernimus . Quod ft hoc non fecerint , é* contra de- mentiae noflrae fahihre confìituium in civitatibus fuertnt depre- ben fi , vel fecreta erroris foi & profejfionis infnuavermt , deporta" tionis ^3 fhms poefiam exc'tptant . Per non dilungarmi tralafcio di far ul* tenori rifleflloni fopra quefte leggi , mentre chi attentamen- t€ vorrà ponderarle , troverà quanto elleno fieno convincenti e decifive contra chi l'arte magica non ammette . Non può ca- pire , torno a dire , come fi fìen fatti tanti clamori ^ inti- jìiiate pene così rigorofe da più Monarchi contra queft* arte magica , e contra alcune fue operazioni , quali alla fine non in altro fi vuol che fudìftano fé non nella fantafia , e fiolta immaginazione degli uomini . Migliore fpediente in tal cafo € pili opportuno farebbe (lato quello di Plauto ( Pfeud. ) Hel- lehonim hìfce hom'm'étts opus ejì . Potrei qui aggiungere altre or- dinazioni che abbiamo 'nel Codice di Giuftiniano , fé non fof- fe quefto un ripetere con altre parole il già detto . Solo di- TÒ che nelle fentenze del celebre Giureconfulto Giulio Pao- lo , raccolte dal famofo Cujacio nell'edizione da lui" procu- rata del Codice Teodofiano , e le quali ne'Digefti di Giufti- niano ( lib. 5. tit. 2^.) fon riferite, fi condanna la Magia parimente. Magìae art ìs confcìos fummo fappUch a'ffici placuk ^ ìd- fjì hefìiìs oh'jìà , aut cruci fuffigi . Jpfi autem Magi viri exunmtiir . In oltre: Llhros magicae artìs apud fé neminem habcrs licei \ 6" fi penes quofcumque reperti fini ^ honis ademptis , amhufìifque ìis pti- hìtce y in injidam deportantur ; humiliores capite punìuntur . Non tantum hujus artis profeffo y fed etiam fcientia prohihita eli . Con che fi condanna non folo la Magia pratica, ma eziandio la fpecolativa. 5. V i I. Ltre leggi ci rimangono ora a produrre afiai più autO' . revoli ^ e venerande, e fono le ecclefiafiiche codi tu- rioni , dalle quali con maggiore impegno le Magie ed i pre- fligi furon profcrittì , e cafiigati colle più formidabili pene canoniche . In una Epifiola di S. Gregorio Magno ( tom. 4. ep. 47. lib. 9, Ind. 4. ) leggonli lodi ed approvazioni indiriz- zate ad un'EccIefiafiico, perchè avefie perfeguitato e punito alcuni incantatori. Pervenit ad noi ^ quod quofdam incantatore^ ^ atque fortikgos fueris infelìatus . Et omnino mhis follicitudinem , x^- hmque tuum gratum fuiffe cognofcas . . . Et ideo fìudìi ini fit jolli'- ette quaerere , C^ quojcumque bujufmodi inimìcos Cbrijìi invenerif , '?ta dìjìri^a uìtione corrigere , ut Ù" nos de experientia tua melius I dehea' 66\ Msamus balere judkhim , Nella feconda parte del Decreto di Graziano ( cauf. z6. q. 5. e. iz. ) havvi un Canone, citato anche da Ivone, e da Burcardo nella fua raccolta , in cui vien ordinato. Epifcopì eorumque mtnìjìn omnìhus modìs elaborare ftudi^ant, ut perfìkiofam Ù a^ìaholo inventam fortìkgam , 6' magtcam artem expdrochns fuìs penìtus eradìcent\ Ù fi aliquem vìrum ^ aut nìdierem hujufcemodt fcekrls fe[ìatorem ìnvenerìnt , turpìter dehoneflatum de parochiis fuis e'jkìant . Siegue poi il Canone confutando a lun- go la pazza opinione di alcune femmine , che delufe da'fan- tafmi e diaboliche illufionì, fi perfuadono , e anco danno ad intendere che vadano cavalcando infìeme con la Dea Diana , con Erodiade , e con altra comitiva dì fue pari nella notte piii buja fopra certi animali , e facciano in tal modo viaggi flerminatiffimi . Avverte , che ìnnumera muìtìtudo , hac falfa opinione decept a fiaec vera elJe credimi^ & credendo a re5ìa fdede- vlant , <& errore paganorum involvuntur , cum alìquìd dìvìnìtatìs , aiit numìnìs extra unum Deum arhìtrantur . Laonde incarica i Pre- lati , acciò per Ecckfias fihì comm'^ffaf populo I}sì omni ìnfìantìa praedicare deheant , ut nover'mt haec ommno falfa effe , ^ non a divino^ fed a maligno fpìrìtu taUa phantajmata msnt'ihus fidelìum ìrrogarì . A quefta fciocca opinione però dee riferire quello ci pag.43. accenna 1' Autore dt aì^er letto grandiffmo tempo fa in antkhi Sommijìi , quali computano fra* peceatì gravi , non già il credere che poffano avvenir maravìglk per arte magka , ma il credere che fieno fatti di verità le follie de* viaggi e notturni con- greffi delle maliarde ., Quelli antichi Sommifìi faranno appunto pag.4 • -j jsjavarro , e il Rodriguez , citati dai Sig. Tartarctti nel fopraccennato fuo libro , quali per ragione del granàijjìmo tempo da che dice averli veduti , convien dire abbia l'Auto- re sbagliato, fupponendo che parla (fero della Magia, quando dei credere tali congrefFi favolofl unicamente parlaviuio - Il fine per tanto di cacciare fuor di tefla agli uomini quedo gran pregiudizio , fu quello che induffe la dotta penna del prelodato' Signor Tartarotti ad eflendere con tanta erudizio- ne e buon ordine il noto fuo Trattato ; al quale non è da ta- cere aggiungerfi maggior pregio ed onore dall'avere fortito in Mecenate il celeberrimo noftro Sig Co; Ottolmo Ottoli- ni , che pel profondo fuo fapere e vaf!:a erudizione non dif» giunti da una rara e diflinra probità , in queiii ed in altri paefi , fpecialmente nella grande Città capo dei Mondo, ha 6j hx confeguito altiffima eftìmazione , e credito fingolare . Ve- nendo però air opinione che die motivo al Trattato predet- to, parmi fé le pofla applicare quanto fcriffe Santo Agofti- no nel Lib. io. della Città di Dio ( cap. ii.) Totum hoc ad eofàem ìpfos daemonei pertinet ludìjuatorei animarum fiùmt/t ftthdìta- Tum , & vohptarìa. fibi ludìhvìa de hommum errorìbus exhthentes . Non diffiniile è appunto il fencimento del riferito Canone , di cui pur fece ufo lo 'fcrittore foprallodato , il qual Canone non che negare, o mettere in burla 1' arte magica, come 1' Autor nodro fuppone , viene anzi a dimofirare e ilabilire , P^S'4-^* operarfì dal demonio mercè di, quella illufìoni e preftigj . Altro Canone trovo nella {ìeiri_JS.accolta ( z. part. ) pre- fo da Hincmaro Arcivefcovo Remenfe , e riferito pur da Ivone , e da altri Collettori de' Canoni . In effo accennai! una fpezie di maleficio , che per iftigazioae de' fattucchieri viene talvolta operato dal diavolo ; ed è l' impedire a' con- iugati r efercizio del matrimonio . Sì per fortìariai atqite ma- lese as , occulto y jed mimquam wjuflo Del yadìcìo permìttente , & dì aholo pr separante y concuhìtus non fequltur ^ hortandt junt quìhus ìjìa evenìunt , ut corde contrito & fpmtu humìUato , Deo & Sa' cerdotì de" omnibus peccath fuìs puram confeljìon^m facìant . . . . & per exorcìlmos ac- celerà ecclefiafìicae medìc'rnae munta mmìflrì Ec- ciefìae taìes , quantum Dommus mmierìt .... [anare procure nt . So ejTervi Autori moderni, da' quali fìmili avvenimenti af- folutamenìe fi reputano impofture , o pregiudizi di fantafia corrotta , degni perciò piìi di rifo e difpregio che di feria confiderazione . (Muratori lib. della forza della fantaf. uman. cap. IO. ) Io per verità non niego che predo molti non fi ve- rifichi quefro , e che più d'ano fra conjugati non ci poflk efiere che di fimile pretefio fi vaglia per coprire qualche fua antipatia, ed altra fecreta paffione . Sofiengo però dall'altro canto, che ciò dar fi pofla con verità, e che avvenga tal volta per via di diabolici malefici : né mi fembra opinióne fond'^ta e ragionevole il negare quefti afiblutamente , e bat- tezzarli per inezie. Quando tali mai fempre effi fodero, è egli credibile che il Jus Canonico, ed alcune Pontificie Bol- le 5 come fi vedrà in progreffo ^ volefièro difcendere a fup- porli ed accreditarli? La Chiefa iftefia pare riconofca tale pofsibilità , ordinando ne' fuoi Rituali ( Ritual Rom. ) bene- dizioni pel nuova talamo nuziale , non per altro appunta I 2. che 6% che per fugare da quello ogni diabolica infidia . A queto fine parimente è indirizzata la benedizion dell'anello , che i! Romano Rituale prefcrive doverfi mettere in dito alla fpo- fa nella celebrazione del matrimonio , come faggiamente no- ta il Barufialdi nel fuo Comentario ( tit. 42. §.e. n. 52. ) Benedìchur , ìnquam , anulus , tit omnis fajcmatio a connuhìo amo- veatur . Dall' avvenimento già accennato di Sara figlia di Ra- guele , poi moglie del giovine Tobia ( Tob. cap. 3. ) pare a ine derivare fi pofTa qualche traccia de' varj malefici che può in tale incontro operare il maligno fpirito anche al di d'oggi , Se non che in quello e' intervenne alcuna cofa più forpreti- dente , cioè la morte fucceffiva de'fette mariti di Sara operata dal demonio nell'atto ifielTo che difponevanfi a coabitare con efia. Il che fé a taluno de' nodri moderni riferito venifie-j prima che il rifapeffero dalla Scrittura , non dubito concoi- di farebbero a fpacciarlo per una favola ed immaginazione di tede deboli . Perchè adunque negare sì francamente che frammetter poffa il demonio co' fuoi prefiigj l' impedimenti accennato , che è molto minor male , quando Iddio glie! permetta per fuoi occulti giufiifTuni fini, come il Canone ac- cenna 5 occulto 3. ^ed numquaìn myii^o Dei jtidkio permlttente ? Che permeilo venga al maligno di mole ilare in varie guife , e dan- neggiare g4i uomini, è cofa indubitabile, come vedemmo. Or come adunque , fé quefto egli può ed opera in mille mo- di , non lo potrà poi efeguire nell' accennato ? C'è forfè au- torità di Scritture, o di Padri che tal facoltà neghi al de- monio } In quefti e fimili cafi non è plaufibile la troppa cre- dulità , ma credo non fia nemmeno plaufibile l' eftremo con- trario; e pare a me che in chi aiTolutamente negatali dia« boliche operazioni , non tanto apparifca di ragionevolezza ^ quanto d' impegno , e di prevenzione . Ritornando però al punto della quiflione , che generalmen- te parlando fi dia arte magica , per cui operazioni diaboliche di varia forte pofian feguire , lo confermano apertamente raol- tiffimi , e quafi infiniti Canoni di Concilj . Per addurne qui alcuni, leggefi nel can. 23. del Concilio Ancirano , celebrar© l'anno 314. giufta la verfione di Dionigi Efiguo ( tom . i. Con- cil. Edit. Venet. ) Qmì d'wìnattones expetunt ^ éf morem Gentilmm fubfeq uuntur , aut in domos fuas hujufcemodì hom'mes mtroducunt ^ exquì ì?sndi aììquid. arte malefica , aut expìand$ caufa , {^h reguljk. qit'tn.'- 6() quinquenmì jaceant , {ecundum gradui poemtentme di^finìtos . Nel Concilio di Laodicea , celebrato preffo a que* tempi , fi de- finì al can. 36. Quod non oporteat Jacrìa ofjìcns dedìtos ^ velCk- rkos 3 Magos aut mcantatores ext^ere , ant f acero phyla^erìa , quas animarum ftiartim vìncula comprohanttir . Eos atitem qui bis ut un- tar, ah Ecchfia pelli praecìpmus . Nel Concilio IV. Cartagine- fe dell'anno 398. al can. 89. Augurììs ^ vel mcantatìonìhus fer^ vìentem a conventu Ecckfiae feparandum . Trovo ancora che il Concilio Romano celebrato dal Pontefice Gelafio I. con- danna quaedam phyla5ìeria , ceu daemonurri arte praefcrìpta . Ne* gli fiatati di S. Bonifacio Arcivefcovo Moguntino circa l'anno 745. il trigefimo terzo ordina ; Si quìs Preshyter , aut Clerìcus anguria , vel div'matìones , aut /omnia , Jìve fortes , feu phyla^erìa ^ ìdejì fcrìpturas , ohjervaverlt , {cìat je canonum Jnhjacere vindìèlis . Niccolò L nelle rifpofie ad confuUa BulgaroFum ( artic. 79. ) Ligaturas & phylacìeria dìaholìcìs inventa verfuttts animarum ejje vincuìa . . . ac ideo bis utentes anatbemate apoftolica decreta percuf- fos ah Ecclefia pelli praecipiunt . Come che però il demonio non ha libera poteflà di operar tutto ciò che a lui piace, e molti s'ingannavano in credere eh* egli potefTe ad arbitrio difporre della natura , ciò che in potere (la del folo Iddio ; perciò il Concilio Turonenfe III. celebrato Fanno 813. or- dina a'Sacerdoti , che manifeftino al popolo 1' inganno , con cui promette loro il demonio tali milanterie . Ut noverint magicas artes incantationefque quihusVihet ìnfirmìtatihus hominum nibil pojje reme da ccnferre .... non ligaturas ojjìum , vel berharum cuiquam mortalium adbibitas prodejfe ; [ed baec effe laqueos Ù in^ ficìias antiqui ho^is , quihus ìlle perfidus genus bumanum decipere nititur , II Concilio di Reims deli' anno 1585. proibi fce , n^ qiin utatur fuperflitionis fignis occulturn , vel expreffum cum daemo' ne^ pa^um praefeferentihus , ut lìgaturis j & cbara5lerihm , quam- vis ex aliquo eventu faluhrìa effe forte qmfquar/i fihi perfnaferit . ( Conc.tom. 8.) Il Concilio Narbopefe definifce parimenti ( cap. 3. ) Damnamus Magos , veneficos , divinatore! , [ortilegos . . . cum daemomhus foedera Ù paSìa tacite vel exprefe bahentes ."TraMcim^ done moltiffime altre che potrebbonfi riferire, e che ponno vederfi nelle Raccolte varie che abbiamo de' Sacri Concilj , vengo ad alcune determinazioni che furon fatte in tale pro^ pofito dall' incomparabile e zelantidimo Pallore S. Carlo Bor- romeo ne' fuoi Concilj di Milano . Vedejnmo di fopra quan- to ab- to abbia operato queflo grapd' Eroe della Chiefa per eftir-. pare e sbandire dalla fua provincia e diocefi la diabolica ar- te di operare preftigj e malie ; ora è da confiderare quanta abbia egli per tale riguardo ordinato e. definito .. Nel primo Provinciale Concilio intima il Santo: Magos & makjìcos ^ cjuz fé ììgaturìs , nodh , charc^Bìerìhii ,, vnhh occultìs mentes ho- m'mum perturbare , morhos ìnducere ^ vel expdkre , corporum figu- ram <& con^ìtutknem immutare , venth , temperati , aeri ^ ac ma^ ri tncantatìonìbiis imperare pop fiU per ft: ade m ^ aut aVm pollice n- tur j ceterofque omnes , qui qnovìs artis magìcae & vefieficii gè- nere p anione s Ù foedera expr e jje vel tacite cum. daemonihus facitmt ^ Epijcopi acrìter punìant ^*&efocietatefìdelnmextermìnent . ( A6Ì:,. part. j. pag. 5. edit. Mediol. ) Nella rif-rva, di alcuni cafi fat' ta a sé e agli altri Vefcovi delia fua Provincia , c'entra an- cor queflo: Qui ad magic as artes , veneficia ^ p per flit ione s ^ &' alia hujus generis , Eucharifiia^ facrìfve rebus abutuntur \ ( ibid. pag' II.) il che il è di poi praticato , come ancor di prefen- te , ÌQ tutte quafi le Diocefi .. Nel Concilio Provinciale lY.. ( pag. 180. ) fi ordina ad alcuni Ecclefiaflici da lui chiamati Te^es Synodales , che denunziar debbano con giuramento fra. l'altre: cofe , an in pop uh .,, . . h aere fu & magìae , fuperjìitio&um- ve nomine fufpe^ii fmt \ M' afpetto che. l'Autore, foggiunga ^noa. efTer poffibile , che le fopraccenoate cofe operar vaglia il de-- monio , perciò rcflar fempre fermo che quell'arte magica fia una chimera , un fogno chs non ha fufTiItenza . Ma io- non ho detto , né dirò mai , che tali operazioni , almeno' una gran parte di effe, che certamente la naturale poteftà. del diavolo eccedono, pofTa egli efercitare ; anzi tengo per ferrrio che nemmeno avefTe coflui facoltà di efeguirle nell* _ antico TedamentOj in che non deve dilfentire l'Autore me- defimo. La quidione fu cui verfiamo , non ricerca fé quefla cofa o. quell'altra poffa il demonio o non pofTa operare; ma. bensì, fé quanto è in fuo potere, operi codui in virtù deli*' arte magica ; fé concorra , per quanto gli è dato , a foddisiare il mal talento di chi a lui ricorre; fé abbia libertà d'inquie- tare , di fedurre , e pervertire con larve, prefligj , e illufio- m r uman genere » Queflo fi è il vero cardine della, contro- verfi a prefente . Laonde fé prefumevano tal voltai fattucchieri di effettuare colla nefanda lor arte operazioni fopraeccedenti la facoltà del demonio, quefl' iileiTa prefunzione e mìlante- ria 71 TÌa avveniva in que' fciaurati per illufione e diabolico ingan- no , forfè per effere fucceduto talvolta per altre cagioni ciò eh' e(ìì per fuggerimento del maligno s' erano impegnati di fare coli' arte loro , e forfè ancora per aver fatto coftui ap- parire agli occhi de' circolanti una larva di que' portenti me- defimi ch'egli in foftanza non poteva operare. Tale era ap- punto l'arte fìnilìinia , onde rìufciva al demonio di mante- nere in credito gli empj miniflri fuoi , di fed urre , e affa- fcinare moltiffimi , acciocché in lui poneffero fua fiducia, e negl' incontri a lui rìcorreffero , Cadono ora molto in acconcio alcuni Brevi , o Bolle Pon- tificie emanate in varj tempi nel ^ìropofito dell'arte magi- ca. Una ve n'ha di AkfTandro VI. riferita nelle aggiunte fatte al libro intitolato DhrSiormm Inqtiìfttorum del P. Nic- colò Eimerico deirOrdine de' Predicatori , la quale unita- mente coll'altre che fegucno trovafi regiftrata nel Bollano Domenicano dato in luce dal Reverendiflimo Padre Bremond , Generale meritiamo di quel Sacro Ordine , e non meno per la molta letteratura , che per la fingolare pietà Celeberri- mo . Emanò quefia Tanno 1494. e dice così . D ih fio Filio Angelo de Verona Orà'mls Praedkatorum .... in Provìncia homhavdtae Inquìfitori . Cum acceperìmus , in Provincia Lombardia diverfas utriufque fexus perfonas incantationibus , & diabolicis fuperftitionibus operam dare, fuifque veneficiis, & vanis obiervationibus multa nefanda fcelera procurare , homines, „ & jumenta , ac campos deftruere , & diverfos «rrores in- ^5 ducere , magnaque inde fcandala exoriri . . . Ea propter tam j, tibi quam fucceiToribus tuis per Lombardiam conftitutis „ ut .... . contra eafdem utriufque fe^cus perfonas diligen- „ terinquiratis, eafque juftìtia mediante puniatis , & com- „ pefcatis . " Nel tomo 2. del fopraccitato Bollarlo domenicano un'ante- riore Bolla fi legge del Pontefice Giovanni XXII. ufcita T -anno ijjo, il dì 22. Ottobre, la qual fu diretta Ar- si 3> 72 ArchkpìfcopoToJofdm ^ & f^ffraganeìs ejui , ac Inqulfitorl haeretì" cae pravitatìs in Regno Francìae . „ Contra eos qui daemonibus immolant , vel ipfos adorant ' 5, aut homagium ipfis faciunt , dando eis in figiium chartam 5, fcriptam , vel aliud qaodcumque ; vel qui expreflè paéla obli- 3, gatoria faciunt cum iifdenn ; aut qui operantur , velopera- 5, ri procurane quamcumque imaginem , vel quodcumque aliud 5, ad daemonemalligandum , feu cum daemonum invocatione 3, ad quodcunque malciicium perpetrandum . ... poffint inqui* 5, rere & procedere contra ipfbs. " Altra ne leggo preffo T Eimerico di Leone X. ufcita fuo- ri l'anno 152 1. del feguente tenore . Umverfis & finguUs hcovum Ordìnarns , ac haevetìcM pravìtaùs ^nqmfitortbus in Dominio Venetorum confijìentihm fahtem &c. 35 Quoddam hominum genus pertìiciofìffimum , ac damna- 3, tìffinnum labe haeretica , per quam fufcepto renuntiaba» ^y tur Baptifmatis Sacramento , Dominum abnegabant , & 3, fatanae , cujus confilio feducebantur,corpora & animas con- 33 ferebant , & ut illi rem gratam facerent , in necandis in- „ fantibus paffìm ftudebant , & alia maleficia & fortilegia 5, exercere non verebantur . " Profiegue dando facoltà a' Vefcovi ed Inquifitori di procede re feveramente contra colloro con caftighi e cenfure . Un' altra ve n'ha di Adriano Vi. diretta all' Inquiiìtore del S. Officio di Como l'anno 152^. 3, Dudum , uti nobis exponi feciftis . . . quod per quem- ^3 dam Georgium de Cafali-Ordinis Fratrum Praedicatorum „ ProfelTorem- , & in Civitate Creoionenfi haereticae pra- 5, vitatis Inquifìtorem deputatum,in nonnullis Lombardiae par- 3, tibus ...repertae fuerunt quampluresutriufque fexus perfonae 3, propriae falutis immemores , & a fide catholica deviantes, 3, certam feòlam facientes . . . diabolum in -fuum dominum 3, & patronum adumentes , eique obedientiam & reveren- j, tiam exhibentes 3 & iuis incantationibus , carminibus, for- 3, tilegiis , aliifque ncfandis fuperflitionibus jumenta & tru- „ àìus terrae multipliciter laedentes ; aiiaque quamplurima ne* fan- 73 "^ fanda , excefTus , & crimina , eodem diabolo inftigante , com- y, mittentes & perpetrantes .... Contra quas &c. La felice memoria di Sifto V. Pontefice una ben lunga Bolla imandò fuori nell' anno 1585. contro alcuni graviffimi eccefli che da* Criftiani a que' tempi fi conumettevano col beneficio dell' arte magica , e fpecialmente mercè 1* Aerologìa chiamata giudiziaria . Verfo la metà di quella fi legge . „ Sunt etiam „ inanes quidam homines & curiofi, velimpii&irreligiofi , qui 5, futurarum & occultarum aliarum rerum notitìam adeo an- „ xie habere fludent , ut ob eadem praenofcenda & inveftigan- 5, da in divinae legis offenfionem multipliciter incurrant . Alii enim Geomantiae , Hydromantiae , Aeromantiae , Pytho- mantiae , Onomantiae , Chirom.antiae /Necromantiae , aliif- que forti legiis & fuperflkionibus , non fine daemontim fal- tem occulta focietate , aut tacita paóHone operam dare , feu illis ac fortibus illicitis taxiliorum , granorum triticeo- j, rum, vel fabarum ja6ì:u uti non verentur . . . Alii autem funt qui cum morte foedus ìneunt , oc pacStum faciunt cum inferno , qui fimiiiter ad occultorum divinationem , ad in- veniendos tbefauros , vel alia facinora perpetranda , etiam ex- prefla cum diabolo pa<5ì;ione faóta , in manifefl:am fuarum 3j perniciem animarum , nefarias magicae artis incantationcs ,y infirumenta & veneficìa adhibent ^ circulos & diabolicos ,, charaéleres defcribunt ; daemones invocane aut confulunt , j, ab eis refponfa petunt aut accipiunt . . . aut anulum , vel fpe- „ culum , aut parvas phialas fibi fabricant , aut frabicari cu- j, rant ad daemones in eis alligandos , feu includendos , ut j, putant , ad refponfa ab ipfis inde petenda aut habenda . . . „ Alii quoque ... ab eodcm patre mendacii diabolo aliis ìncan- 5, tationibus , aut variìs fuperfi:itiofis obfervationibus futuro- j5 rum & occultorum hujufmodi veritatem quaerunt , & ho- j, minibus pracuicare contendunt . Quorum omnium , quos fu- ^, pra enumeravìmus , confimilis impietas parem exitum ha- „ bet , nimirum quod daemonis praefiigiis ac dolis tum qui di- ,, vinant , tum qui divinationem expetunt , illufi ac delufi ,., miferrime reperiuntur . '* Altra Cofiituzione finalmente trovafi di Gregorio XV. con- tra makjìcos 6" fortìkgos cum diabolo pa5ìim facientes ^ la quale comincia Omntpotentis Dei; e forti in luce l'anno l6^l. Leg- geli in quella . Sane nonnuìli juae condìtionis obliti , Ù fokmnìs K Jpon- 7+ fponfionìs ah eh faBàe , cum in Chr'tjlì ^regem per facrum regenera^ tìonis lavacnitn adfcitì fuentnt , fatanae , cui renuntìarunt , arti' bus ^ mahjìciis ^ fuperflitìomhus -^ ac nefarùs inventis operarn dare non verentur ; quin ìmmo magìjìrum ìmitantes , qui capitali odio , qm humamim genus profequitur , h^minthus infidiari numquam cefjat , proximum variis modis laedere , animas vero fuas perdere non tt^ ment . Quapropter tenore praefentìum' decernimus , praecipimus , é? mandamus , ut conflito qtiod alìquis pa^um cum diabolo fecerit , é? a fide apojìatando , maiifìciis feu fortHegìis unam feii plures perfonai ita ìaeferit y ut ex maleficio vel fortilegìo mors fecuta fit j et iam pri- mo iapfu , curiae faeculari tradatur dehitìs posnh pmiendus , Qui vero fimìliter impomatando , paEìum cum diabolo , ut praefertur , fé- cerit , 6* makficium , feu fortilegtum commiferit , ex quo licet morì fecuta non fit , infirmìtai tamen , divortia , impotentia generandi , ftve animalibus , frugibui , vel aliìs fruBihus damnum notabile pro- venerit , muro claudì , fwe perpetuis carcerihus , in San5ìo Inquifi- tìonis Of[icio , ubi illud exiftit , fabricandis , mancipari debeat . Qùefte fono autorità che parlati da sé medefime ; tanto fo- no precife e convincenti • Non folo per quefte fi afferifce la efillenza dell' arte magica , ma fé ne accennano i nefandi ar- tifici, e le maligne operazioni; fi ammettono le invocazio- ni, e i patti diabolici, fi accorda che il demonio prefii foc- corfo , e dia mano agli empj prefiigiatori , e che dove non può giugnere il poter fuo , qual non è infinito , ricorra ad ìllufioni e Vane apparenze, ingannando così e quelli che di- vinant , e quelli che divinatìonem expetunx . Quefia fu l' arte nefaria e frodolenta , con cui per moltiffimi fecoli ebbe co- {lui modo di fedurre immenfa parte di mondo , inducendo- la a preflare a sé , come a Dio , venerazione ed offequio . Gli oracoli che udivanfi a quando a quando ne' templi idola- trici, i prodigi che di tratto in tratto fi ammiravano pref- fo la cieca Gentilità , le predizioni di felicità , di vittorie , di caftighi e flagelli , che talora fopravvenivano, erano tut- te larve, frodi, ed a fi u zie , con cui riufciva al demonio di adefcare quella mifera gente , acciò più firettamente a lui aderifiero , e con maggiore impegno fi poneflero ad ofi^equiar- lo. Dell'arti medefune a un di preflb fi vale il maligno anche a' dì nofiri , febbene non con efito sì fehce , né con sì piena libertà . Moltillimi però fono anche in ora quegli fciaurati che a lui vien fatto di trarre in inganno, e ren- der 7? der fuoi per quefta ftrada; e di quefli è appunto che par- lano le autorità fin' ora prodotte , Qi-iindi per tanto non è da flupire, fé da più d'uno fra facri e profani Scrittori vengona chiamate le Magie ludi ^ pernktofe e ludìcre operazioni ,pag'i^«i7 inganni, giuochi ^ e cofe fìmili . Appunto fon' elleno tali, o lì. riguardino p^r sé medefime , dacché la maggior parte con- liflono y come fi è detto , in. larve e in predigi ; o fi riguar- dino quanto al fine , cui vengon dirette dal demonio e da* fuor malvagi mìniflri , eh' è quello appunto di fedurre , ia- gannare , e deludere gli uomini . f . VII L Ricerca ogni dovere che dopo aver mentovato più e più. volte quefli patti taciti ^ o efprejft ^ che fanno col demonio i malefìci , difcendiamo una volta a favellarne , giacché fu quefti appunto tutta fi fonda Y arte magica , e per eiTi tutte le operazioni di quella derivano, lìpxtto adun- que tacito o ejprefjo è una certa convenzione oefplicita , o im- plicita , che efiettuafi tra il -demonio e 1' incantatore , per cui , adoprati da queflo alcuni fegnì , caratteri , ed altri ftru- menti j ufate alcune voci ^ fcongiuri , invocazioni, od altro , s'impegna quello di concorrere prontamente, operando cofe mirabili , e fuperiori all' umana , non già alla diabolica ca- pacità . Di quefli parlando Santo Agoflino , li chiamò pur egli ( lib. 2, de Do6tr. Chrifl. cap.20. J pa^a quaedam fignifi- catiomtm. cum daemon'ihus placita atque foederata , qualìa funi mo' limina magicanim artium . La fcienza però che richiede ia oggi tal nefando mefliere , è appunto quella di fapere a'qua- li fegni , invocazioni , o materie abbia legato il demonia quello o queiralcro preftigio , o magica operazione , Ond' è poi avvenuto che da' varj attentati ed operazioni , quali mer- cè di tal arte folevano effettuarfi , derivate fono ad eda le varie; denominazioni di Negromanzia, di Chiromanzia, d'I- droraanzia, ed altre, che nella Bolla allegata di Siflo V. veggonu accennate • Fino a che quefla fcienza occupavafi in fpecolare moltiffimo, e dal moto o infiulìb degli alln , dalle matematiche e filofofìche offervazioni s* ingegnava di rintrac- ciare le arcane cagioni di ciò che fulla teria era per avve- nire , quantunque in fomiglianti augurj e divinazioni ci en- K 2 traffe y6 traffe in gran parte il' demonio, ne nacque che non a tutti ovvia elia fofìè e percettibile, che vantafìTero credito gran- de , e rifcuotefl'ero molto onore i fuoi profeflbri , e che i fé- creti di tal arte con fomma gelofia e venerazione fi cufto- diiTero . Prefentemente fi può dire che quanto appariva in efla di fcientifico e di luminofo, fiane iparito , e rimafto fol- tanto le fìa quanto ha Tempre mai contenuto di frodoìento e fuperftiziofo . Quindi è poi che vili femminuccie , uomini volgari ed illitterati pofTano io oggi aver luogo , ed efercitarfi. in tal profefTione , dacché malizia , frode, ed empietà può dominare F animo di coftoro fors' anche più di alcun' altro ,. ed hanno efii facoltà al par di chiunque di pattuire e far le- ga col diavolo. Pofta la qual lega ed intelligenza tra cofto- ro e il demonio, non è più da ftupireldell' improporzione e lontananza che v' ha fra [piriti immateriali , e circoli o trian- goli 5 e nomi poUfillahi e mdU fignificami , ddla ^ravagani^a di farji P^S'7« ubbidire da fo^.fìn^e invijìbiii e ignote col me^zo d'erba ^ o pietre ^o fegfn da mi fattile caratteri. Gli effetti fopran naturali , che dall'applicazione e dall' ufo di tali cofe derivano, non deb- bono già rifondere in quelle cofe riguardo a ciò che fono per sé medefime , ma bensì nelle attività e qualità edrinfe^ che appropriate e comunicate lor dal demonio . Poteva le- gare co (lui le varie fue operazioni a qual co fa più piaciuta gli foffe , né per improporzio.nata ch'ella folle ed eftranea-, farebbefi ritardato punto o impedito 1' effetto che mercè di quella deilinato egli avea di. operare . Dipende ciò adunque dal talento de' maligni fpirici , i quali come maeftri valei> tiffmii d' iniquità non mancano di addottrinare in ciò , e far efperti i feguaci loro, acciò venendo l'incontro fappiano il modo di confeguire con^ facilità e con prontezza quelT affi* ftenza ed operazione che bramano . L'Autore a quefle cofe trafecola, e dice: Potrebheft egU ^3.%. a^i. inventar novella più flrana dei patti taciti} In lui però, che non confente darfi Magia , non è da ftupire , fé prevenzione anche v'abbia contra àz' patti taciti . Ma quefta novella jìrana almeno egli dovrà ammettere nelle magiche operazioni regì- ftrate nell'antico Teftamento, e nell'altre moltiffime opera^ te a que' tempi da Cananei, da Perfiani, ed altri popoli idolatri , e al maggior fegno fuperftiziofi : poiché fenza pa"- ti o efpliciti y o impliciti non può concepì rfi come confe-» 77 guiffero mal 11 bramato effetto le varie invocazioni , fcon- giu.ri , fegni , ed inviti, che da que* Maghi al demonio face- vano . Patti taciti o efpreffi convien fupporre interveniffero nelle portentofe operazioni de' Maghi di Faraone; e quefto mani fedamente ci addita il facro Tefto con quelle parole ( Exod. .7. ) Fecerunt ettam ipfi per mcantatìones Aegyptìas , Ù ar- cana quaedam fìmìlìter . Tali patti conviene pur fi Supponga- no nel pronto effetto che forti vano le maledizioni del Mago Balaamo , d' attirare fopra il capo di alcuno difavventure e malori (Num. 2z) La Pittoneffa finalmente, che richiamò fu Ila terra ad iftanza di Saule l'ombra del Profeta Samuel- Io ( I. Reg. 28. ) come potè nnai rìufcire in tal opra , fenza aver prinia pattuito col demonio, che doveva eflère il prin- cipale autore di quell'imprefa ? Supporto per tanto che in og- gi ancora diafi Magia , come ho dimoftrato , è indifpenfa- biìe , doverfi anche ammettere quelli patri taciti ^ 0 efprefft ^ cha-fono il mezzo ordinario j per cui inducefi il demonio a cooperare colla fua attività a' prefligj e malefici altrui . Di fimili patti ed intelligenze tra gì' incantatori e i demonj at- teda Eufebio (de laud. Conftant. cap. ig ) efiferfi fatto mol- to ufo preffo la cieca e fuperftiziofa Gentilità. Enumeran- do egli le pazze opinioni, e i riti fuperftiziofi da quefia adot- tati , ci pone ancor quedo . Nec bis contenti^ daemones iììos ^ & mvìfihiies poteftates quae per aerem circumfenmtur ^ quihttfdam 'vetitarum artium Ugamentis , 6" fceleratis ac nefariis carmimhus <& ìncantationihus affejfores fibi adfciverimt . Non mancano in fatti Scrittori antichi del Gentilefimo , che di quelle ligature , patti j e obbligazioni praticate da' Maghi fatto abbian men- zione . Chiamavanfi quede da' Greci Scrittori col nome di Kctraóia'fAot ^ come da Platone nel lib. 11. de legihus ; ed a que- lle pure volle alludere lo dedb Fibrofo , quando feri de nel Iib. 2. de Repuh. nctrct^ia-ixòiq Tiìg S-iè; TreiS-fiv : lìgamentii dcof adì- gere . Artemidoro nel iìK i. cap. 79. accoppia infieme li ve- nejkj y e le Ugature , (poLpf^ci^tcicK; f^ zctrct^f! era pubblica , e che piuttoflo sforzatamente che per propria ele- zione ei doveva concorrervi : nec poffe homifjem Chrifiianum titi magkis artibus ; fed a fervo Chrifìi potius auxiUum petere , maxi- me contra Ga^^nfes adverfarios Dei , ó' non tam fibi quam Eccle- fiae Chrijìi infultantes . Mofìb da ciò il Santo Vecchio , e più ancora dalle iflanze de' fuoi Confratelli ivi afTiftenti , ordinò che certa fcodella di terra , di cui egli fervivafi , riempita d' acqua foffe , e confegnata al poftulante . Ricevuta quella , ne afperfe egli la flalla, i cavalli, i cocchieri , il carro, i chiaviftelli per fino , e le ferrature . Stava tutto il popolo in grande afpettazione , e 1' avverfario che ciò rimirava, pofefi ad infultare e deridere il buon Crifliano , febbene con niun fuo prò ; m.entre di lì a poco dato il fegno della corfa , i cavalli di queflo prefero il corfo con grandiffima celerità , e que* del Gentile camminarono lentamente . Ecco la penna fe- liciffima di S. Girolamo , che con bel tratto ci defcrive que- flo accidente . Jgìtur dato figno hi advolant , illi praepediuntur , fuh horum curru rotae fervent , illi praetervolantium terga vix cer^- nunt , Clamor fit vulgi nimius ; ita ut Ethnict quoque ipfe concrC' pa- 8j f arent : Marnas vì^uì efl a Cbrtjìo . Porro furentes adverfarìì Hda- rìonem tamquam maleficum Chrìftianorum ad fuppUcmm popofcerunt . Veggafi un poco fé dianfì realmente , e fé dar fi pofTano di quQ^ì fpjrki folktt} , come fi dicono , che invadono cavalli ed altre povere beflie , né cefTano di recar loro moleftia e pre- giudizio. Nella vita dell' iftefTo Santo ( ibid. pag. 25.) altre riprove di ciò il ritrovano , dicendofì , che hruta quoque am- malia quotiate ad eum furentìa perir ahehantur ; acciò colla bene- dizione fua e preghiere liberar gli volefTe da' demonj che gli agitavano . Si Soggiunge di un camelo enormìs magmtudìnìs , il quale molte perfone avea fracaflate , e che a forza di funi groffiffime e di affai gente fu flrafcinato alla prefenza del Santo Eremita. Veduto che queftilo ebbe, comandò chefof- fe difciolto ; nel qual mentre tutti i circolanti prefi da pau« ra fuggirono a più. non poiTo . 11 Santo però intrepidamente gli andò incontro 5 e parlando in linguaggio Siriaco, Non me , inquit , terre s d'tabole tanta mole corporìs ; & in cameh & m vulpecula unus atque idem es . Et interim porre5ìa ^abat manu . Ad quem àum furem , Ó* quap. eum devor atura hellua per- venìjjet , flatìm corruìt ; juhrmf^umque caput terrae coaequavit , mì- ■ rantihus cunlìis qui aderant , pofi tantam ferociam , tantam [uhi- io maufuetudinem . Dice di poi S. Girolamo, in grazia di chi non amm^ette tali diaboliche invafioni e mahe : Docehat au^ tem fenex , bominum caufa , diaholum etiam Rumenta corripere , €^ tanto eorum ardere odio , ut non folum ipfos , fed e a quae ip- firum effent , cuperet inferire . Qiianto poi al darfi maligni fpi- riti , folletti , o che altro dir fi vogliano , per cui vengano le cafe ed abitazioni tal volta infeffate , aggiungerò qui un 'avvenimento rammemorato da S. Gregorio il Magno ne'fuoì Dialoghi . Racconta egli nel lib. 5. cap, 4. come occorren- do al Santo Vefcovo Milanefe Dacio di portarfi alla Città di Coflantinopoli, nel far queflo viaggio gli avvenne di fer- marfì in Corinto. Quivi egli ricercò un' ampia abitazione ,, che a lui e a tutta la, fua comitiva fervi r poteflè di alber- go. Ma durandofi fatica a rinvenirne una che foffe capace ,, vide il Santo da lontano una cafa congruenti! magnitudini! , eamqiie fihi praep arari ad hofpitandum pjfa . In té fa quefta fua ri- foluzione gli abitanti del luogo , fi fecero ad avvertirlo , ìb ^a eum manere non pofje , quìa multis ]am amiis banc diabolus in- kahìtaret ^ atque ideo vacua retnanfijjet . Ma a quefto rifpofe il Lj. li. 84 Venerabile Prelato.* Jmmo Ideo bofpkarìm dòmo e^tdem detiemtts ^, fi hanc fpìritus malìgnm ìnvafit ^ & ah ea homtmim inhahìtatìonem- repuUt . In quella per tanto ordinò che fé gli preparaffe l'al- bergo, ed entrò intrepidamente il Santo Vefcovo a prender- vi alloggio con tutto il numerofo fuo feguito . Avvenne però nel più bujo della notte , mentre il Santo ripofava , che lo fpirito maligno ìmmenfis vocìbus magnìfque clamorìhus coepìt imi- tari rugìtus leonum , halatus pecorum , rudìtm afimnim , fiUhs fer^ feritium ^ porcorum firidons & forìcum . Da quefte voci e ftrìda animalefche rifvegliato immantinente il Servo dìDiOy fune- xit vehementer iratus ^ & centra antiqmim hojìem magnii coepit vo* cihus clamare diccm : Bene tibi copJigit mìfer . Tu ille es qui dìm-- fii ; Ponam fedem meam ad Aqitihnem , 6* ero fimilìs Altiffmo . Ecce per fuperbìam tuam perciò & foricibus fimilis faSìus es . A quefte voci del Santo reftò fcornato il maligno talmente^ che abbandonò in un tratto per fempre quel!' abitazione. Onde S.Gregorio conchiude il racconto così . Sicque pojlmodum fideiium habitaculum faHa efì : quia dum eam tmus veraciter fide-^ Hi ingreffus ejì , ah e a protinus tmndax Jpiritiis atque infiddiu ahf-^ cejfit. . ■ §. Bx:. I farebbe ora a difcorrere a lungo fopra certo iniquo? avvenimento che dicefi poter verificarfi per arte dia- bolica, ed è quello degli demonj incubi e fuccubi , accennato dall' Autore alla pag, 14. ma reputato follia , e Jlravaganz^ . Alcune cofe io rifletterò di paflaggio , e colla dovuta circofpe* zione fu tale propofìto . Il Regnante Sommo Pontefice collii particolare Tua erudizione ad accuratezza, con cui è folito ven« tilar le materie propoftefi ne' varj fuoi fcrittì , tratta ancor quella nella lodatiffima fua opera de firvorum Dei Beaùficatione & Camnì-i^tione ( lib. 4. parte i. cap. 3. num, 3.) Riferifce egli i fentiinenti di molti Dottori fopra tal punto , e la va- rietà di opinioni che tra lor corre riguardo al feguire o nò generazione per tale commercio , che vien ammeifo comune- mente . Egli per tanro dopo aver afferito , che praedl^i concu- hitus communlter admittuntur , propende anche a credere , coli' au- torità di S. Tommafo , di S. Bonaventura, dei Valefio , del Suarez , dell' Abulertfe ^ e di altri , generaùonem fieri po([e , & fa- fa5ìam fuì/Je , modo quodam mufitato & hommìbus mcognìto : ( E- ilit. Roman, pag.29. ) il che avea pure notato alquanto innan- zi neir enumerare le operazioni che effettuare fi poffono dal demonio colla naturale fua attività . Alcuni moderni però , eui bafla non entrino in capo certe cofe , perchè non abbia- no mai ad aver luogo in rerum natura , e che formano , si può dire 5 un tribunale fupremo del fuo privato giudizio, non ceffano di deridere e fpacciare qer inezie fomiglianti opi- nioni. Dicono, che „ i Teologi che più degli altri fon buo- „ namente caduti in queda immaginaria fuppofizione , non j, recan pruova di alcun pefo in quello proposto . " ( Trat- tato della fantaf. uman. cap. 10. ) Io confeffo candidamente di non averne letto moltiffimi ; ma pur di que' pochi fu quali ho fatto fludio , dirò che in riprova di tale opinione adducono fondamenti e ragioni affai convincenti . Se parla* fi di quefte , baffar dovrebbe , cred' io , quella decifìva , e in- fuperabile ^ che Dio permette a' demonj di operar cofe aliai forpi^ndenti , e che queffi colla naturale loro facoltà fono in grado di far ciò che l'um.ana natura non vai operare, ne intendere . Se queflo è vero , com' è infallibile , e a lun- go confermali dal. Regnante Pontefice nel luogo precitato^ non è da ffupire che avvenir poffa altresì F accennato commer- zio . Dicefì „ che efaminato quefto affare nel tribunale deTiIo- >, fofi e de' Medici conchiudono effi abborrire quen:o prete fo 3, commerzio dalle regole prefcritte da Dio per la formazio- ^, ne dell'uomo. " fibid.jMa quefto al più fìgnifìcherebbe non effere ciò in libera poteftà del demonio , fé non quando Id- dio autore della natura , e formatore di tali regoU , per fini fuoi altiffimi e giudiffimi , cqvsxq, tante altre cofe dannevoli permette al demonio , gli permetteffe ancor queffa . Soflen- gono però gli Autori, non efier d'uopo a coftui d'una fpe- ciale e fhaordinaria permiffione di Dio , avendo egli modo col naturai fuo potere ed induflria di effettuare il già detto , fenza nemmeno derogare notabilmente alle regole prescritte da Dio per la formazione dell'uomo. Sopra di che fi conful- tiuo i Teologi che ne trattarono, e quelli in particolare che non ifdegna riferire la mente fuWimiffiraa del fupremo uni- verfale Paftore . L'Autorità venerabile di Santo Aooflino con- corre parimente a dar pefo a quella opinione , come fi può vedere nell'opera più volte lodata de Cìvitate Dei lib.c5. cap. 21. §6" 2 j. Tanto egli crede poffibile quella diabolica, iHufìone , ut hoc negare, die' egli, ìmpudentìae vìdeatur , Nel lib. 3. de Tri- mtctte ( cap. 8. ) dichiara il Santo per qual via potrebbe an- che feguire generazione da un tale commerzio ; e in ciò vien feguito fedelmente dall' Angelico Dottore S Tommafo ( r. part. qu. SI' art. 3. ad 6.) il quale co' raziocini {\.q({ì di San- to Agoftino pafTa a definire , che avvenendo mai da tale com- merzio generazione j ille qui nafcìtur , non ftt filius daemonh , Jed ìUìus homình cu'jns efi femen acceptum. Quanto poi alle dif- ficoltà mofTe dal Trìhimale de' Bihjojì e Medici , aggiungerò; folo ciò che S, Tommafo racconta (quodlib. 6. quaeft. ^/arc. iS. ) di una femmina, che fenza aver perduto il bel fiore di. fua virginità naturalmente concepì e diede in luce un por- tato ; il che effer avvenuto alcun' altra fiata, varj Medici e Filofofi ofiervano . Ma qiiefto fimìlmente decrebbe dirfi ri» pugnante ìAÌq- regole prefcritt e da Dm nella- formazione deW uo- mo \ e pure ripugnante dir non fi può, quando naturalmente- è' poffibile, né quello fi debba dir ripugnante che ha dell' in- foiato e firaordinario , e che in tutto non conviene colle regole- ordinarie e confuete della, natura . Obbiettafi da chi è di fen- timento contrario C fantaf uman ibid. ) un paffo di S. Gio- vanni Grifoftomo prefo dall' Omelia 22. fopra la Genefi . Meì quefi:o efaminato che fia , e, benintefo, non contravviene aliai maffima di Santo Agofiino , e dell' Angelico S. Tommafo , Quello che non fi è toccato nel confutare queda opinione,, e che fecondo me dà alci grandiffimo pefo , fi è una Bolg- ia, che abbiamo d'Innocenzo YIII. emanata 1' anno 1484, che comincia , S-ummii defiderantes affeBìbus , quale trovo rife- rita nel Direttorio àcì fopral lodato Eimerico pag. 106. Edit. Rom. ann, 1585. , e nel tomo 4. del Bollario Domenicano . Die' ella così . Sane nuper ad mfìrtm , non [me ingenti mole/ìia ^. pervenit auditum , qmd in nonnuUis partihus Akmanniae fuperio- fis , nec non Maguntinenft , Colònie nfj , Treverenfi , S alt 7 umhur gene- fi , é? Bremenfi provinciis , civitatikis , tem , locis & dìoecefibus complures utrìufciue fexus per fon ae , propriae falutis immemores ., & a fide cathoUca deviantes cum daemonihm incubis & fuccubis obliti , ac fui! incantatìonibus , carminìbus , éf con}urationibus , aliifque ne- fandii , fuperjìitiofìs , & jortìlegis exceffibus , crìminibus , Ó dch5ìts , mulisrum partm ^ animalium foetus , terrae fruges , vinearum uvaSy^ éf arbarum fru^MJ ,, nec non homines ^ mulieres , pecora , & alict-^. . »> 87 'Vmeas quoque y pomerìa . .. » perire , fuffocarl , Ù extmgm facere & procurare y ìpfofque bom'mes ^ mulìeres ^ Rumenta &c, d'iris tam in- tr'mfecìs , quam extr'wfecls dolor ih us & t or mentis afficere , & e^- cruciare ; ac eofdem homines ne gtgnere , Ù mulieres ne concipers , virofque ne nxorihus , & mulieres ne viris aEìus conjtigales rsddere valeanty impedire . , . J. . aliaque quamphrima nefanda ^ excejjus , & crimina , infiigante humani generis inimico , committere & per- petrare non verentur . Dopo di che fi ordina agi' Inquifitori del S. OfEzio di procedere feveriffimamente e feoza riguar- do contra tali enormifflme iniquità . Ma fopra quefto punto degli demonj inculi e fuccuhi ci fìamo trattenuti abba danza , e più ancora di quello occorreva; mentre non è poi queflo un cardine sì principale , che quando mai vaciliaffe , e ce- ^efle ancora , veniffe a mancare del necelTario appoggio 1' o- pinione che foftien V arte magica . Ma ritornando all' Autore , riflette egli faggiamente , che ^, fin dove fi eflendano le forze degli Angeli , benché rubelli 3, non Tappiamo ; " e che è cofa affai „ difficile afTegnar le prò- pag.,25^„ y y prietà^ tutte e fifTare i limiti di natura fuperiore e fpirituale.'" il che fo di aver riflettuto anch'io coli' autorità di S. Agoflino . Da quefla dottrina però fembra a me fé n'abbia a inferire , che non può efTere fondata rifbluzione quella di negare affoluta- mente al demonio certe operazioni , le quali fé fono impojjì- Mi alle for'ze umane , alla capacità di gran lunga fuperiore t- demtis , tanto tenacìus Mediatori ejì inhaerendum , per qnem de ìmìs ad fumma confcendimus . ( Auguflin. lib. io. de GivitatL. Dei cap. i8. ), §. X E Ha per ultimo da foddisfare ad altre obbiezioni pro- mofle dall' Autore , le quali fìccome non pare abbiano^ molta folidità , così cederanno facilmente , e fi dilegueranno hi un'attimo, e ci daranno in oltre molti capi in mano per finir di convalidare e llabilir la opinione che nel prefente Trattato ci (iam podi a difendere . Si oppone 1' Autore al=- la pagin. 39. che fra gli Ordini- Clericali e è pur quello de^- gli Eforcijli y €^ come henedi-^oni e ora'^ìonì centra /' operar-- .dei demonj- contengono pur i Rituali . A quello rifponde : Ma qui non hi fogna confonder fi , e cofe diverfijfìme mandare a^ max;^' '' 'Il grado degli Eforcifìì fu già anche ne' primitivi Cri- W'&A^- fliam- tempii^ e [e n&.. fa da più- antichi Padri men^j^ne ; ma tm ninno sì trova che fojje diretto centra (ìr-egherie 0 fimili haje , mar henù' Jempre y come pur ora^^ per. liberar dall' invafw ne gt indemo- niati. . ...Abbiamo, nel Rituah- Romano orazioni e knediiioniper ogni hifogno^ e. per ogni occorrenza ', ahUaiTìo imprecazioni, ed. ^/er.- cìfmt contra i demonfy ma dov^- fia puro , e da particolari e pojìe'-- riori aggiunte efente y. non ci. ha menzione di-perfone , e di mohì-^ glie makficiate , Fin qui egli . Ora tocca a me 1' entrare nella. difcufTione di quelli rifleiTi , e mantenere fedelmen- t-e là parola che ho dato . La potè Uà comunicata agli Eforcidi nella loro Ordinazione propriamente' riguardai il; caccia r.€L da' corpi degli energumeni il maligno f pirli- to,, to , d'acche nelle monizioni che la precedono-^ dice il Ve> fcovo : Acàpìtis Haque potejìatem ìn^ponendì manus fuper energU' menos y ut per hnpofitìoncm mamium vcftran.m grat'm Spiritus fan- £ìì , 6' verhis exorcìfmt peìlantur fpìrìtus immundi a corporìhus oh- fejju . ( Pontif. Roni. ) Nella forma poi della Ordinazione fi dice loro ; Havete potejlatem ìmponcndì manm juper energumeno^ fwe haptìz^atos , (we catechumenoi . Non ad altro adunque fpet- ra il grado degli Eforciili ,. come faggiamente l'Autore ha avvertito . Se queilo i'oio però avverai! del miniilero degli Eforcifci, degli eforcifmi però che abbiamo ne' Rituali , non è così. Mokiflìmi ve n'ha tra quelli che non folo per cac- ciare I demoni da' corpi OiTeffi , ma per allontanarli da' varj luoghi e generi di cofe furon prefcritci; e quefto ile appun^ to il primo paffo che deggion fare i facri Miniftri prima di fantifìcare alcuna materia , fugare da quella ogni fraude cL' immondo fpirito , acciò difcender vi pofTa l'effufione dello Spirito divino . Pofta tal verità , eh' è più chiara del Sole , adunque non ha il demonio folamente poteflà fopra i cor- pi degli uomini; la tiene e la efercìta ancora fopra l'altre creature , o per fuo iniquo talento ,. o per iftigazione de' fuoi nefandi mi ni (tri. -Leggafi nel Rituale Romano la benedizione dell' acqua pel facro Fonte battefmiale , in cui dopo T eforcifmo fi aggiu" gne : T}h} ìgìtur praeàpìo omnh fpirìtus ìmmunde , omne phantaf^ ma , omne mendactum , eradicare ^ & effi/gare ah hac creatura aquae , Leggafì il rito di fare l'acqua benedetta, in cui vien prima r eforcifmo del fale , t^t efficìarìs fai exorciiatum' in falutem éredentìum . . . é* effugiat atque difcedat a loco in quo afperfum fueris ., omn'iS phantafìa & nequitia vel'verfutia diahoUcae fraudis ,. omnifque Jpiritus ìmmundus . Siegue dipoi T eforcifmo dell'ac- qua , ut fias aqua excrci^ata ad effugandam omnem potcjìaterfl inhnici , & ipfum inimicum eradicare Ù explantare vale ai cum an* gelis fiiis apojìaticis . Neil' orazione fuffeguente pregafi dal Sacer- dote il fommo Iddio , ut creatura tua myflgriis tuis fervìens ad ahigendos daemones morhofque peìlendos divinae gratiae fumat ejfe- Bum , ut quidquid in dom'ihus vel in locis jidelium baec unda re- fperferit., careat cmni immundìtia , Uberetur a noxa -, non illic re- ftdeat fpiritus pejìilens , non aura corrumpens ; dìfcedant omnes in^ fidiae Utentis inimici \ Ufi quid cjì quod autincclumitcni habitan^ tiìumi inmdet y, auP quieti ,, afperfione bii)us aquac cjfu^at ,. In akrai che; P4- che vien dopo , fi prega , ut uhìciimciue fuertt afperja per ìnvQ- ^cationem faniìì trn nommìs y omnh infejìatìo immundì jpìrttm ahi- gatur , terrarque venenofi firpenth procul pellatur . Leggafi la be- nedizione delle candele , fuori del giorno Iblito della Purifi« cazipne . In eflà fi prega , ut henedì5ìionem fgnaculo jan^ae CrU' di accìptant , ut qmhufcumque loch accenjae feu pofitae fuermt , difcedant princtpes tenehrarum & contremìjcant & fugiant pavidi cum omnibus minifìris fuis ah hahttationihus iliis , ncc praefumant amplia s inquietare attt mole fi are jervìeute^ uhi omnìpotenti Dea . Leggafi la benedizione dell* olio feinplice, ove dicci' eforcif- iTJo : Qmnis virtus adverjarii y ownis exercitus diahoU , Ó* cmnis iti' curfus ^ omne phantajmafatanae eradicare Ù e fugar e ahhac crea- tura ole'f . Ma quelle non fono già benedizioni ed eforcifmi che P"S- 41 • vengano da particolari e pofìeriori aggiunte ^ e intrufe poi ne! Rituale Romano , come forfè 1' Autore s'immagina . Entra- no elleno nel corpo del Putuale medefìmo , appofla perchè fieno, ufate ne' refpettivi bifbgni ; e vi fi trovano tanto nel- le prime quanto nelle pofteriori e pi-ù recenti edizioni, an- che dopo l'ultima emendazione fattane con decreto del dì 4. Deceixibre 1715. dalla fanta memoria di Benedetto terzode- cimo. Più, la Chiefa tratto tratto prega Iddio colla voce de* fuoi Miniftri ; A domo tua ^ quaefumus Dom'me^^ ^ fpiritales nequl- tiae repellantur _, Ó* aerearum dìfcedat malignitas tempefì-atum . Più, nella benedizione delle campane che fa il Vefcovo ,, varie orazioni confimili fi leggono nel Romano Pontificale . Prega- li in una, che al fuonodel facro bronzo procul pcllantw omnes infi dì ae inimici y fragor grand'mum^ procella turhìnum^ impetus tem- peftatum . . . projìernat aereas tempefìatei dextera tuae virtutii- y ut hoc andientei tintinnahulum contremifcant & fugiant . In altra , che a}2te fonitum ejus longìui fugentur ignita jacuìa inimici , ptr* culJlo fulminum , itnpetui lapidum &c. In altra hnalmente , ut ante fonitum illim femper fugiat honorum hnimìcus.- . . . bofìdis ter- re atiir exercitus . Produce 1' Autore in fua vantaggio 1* ampli ffima Raccol-^ pag. 42. ta fatta dal P. Martenc de antiquts Ecclefae Ritibus , in cut egli pretende non trovarfi men-^tone alcuna di malefici, di (ìregherie, di Magie, o d* opere magiche, nh farjì mai mot- to 5 che r agir degl' immondi /piriti protenga da malie . Io noa pofTo non perfuadermi , che i vari Rituali dati in luce dal P. Martene , non che opporfi al Romano , quale degli antichi il i)5 fi può dire un'edratto, e de' moderni particolari cfTer deve r efemplare e il modello j nella.foftanza a lui fi affomiglino intieramente , Voglio dire che accorderanno beniffimo anch' efll neir attribuire poterà al demonio di danneggiare gli uo- mini in mille guife, e d' infeniare non fol le regioni dell' aria, ma le cafe , gli armenti, le campagne, e l'altre crea- ture del bafTo mondo , eh' è quella poteftà appunto che ne- gaci e dileguafì dall' Autore . A queflo fine aveano anch'ef- lì defHnati , come il Romano , eforcifmi e preghiere . Che ciò in fatti fia vero, oltre moltifTmie riprove che addur ne potrei, quefte fole» per non dilungarmi di fo ve rch io , io vo' mettere innanzi. Nella medefìma iua Raccolta produce il P. Martene ( tom. z. lib. j. cap- 9. pag. 975.) alcuni efor- cifmi cavati da un Codice Mf. di S- Gaziano Vefcovo di Tours , fzritto da 800. anni . Tra quelli dopo 1' eforcifmo ftipra hominem quando a daemonh vexatur , con cui partita- mente intimafi al demonio di ufcire dal corpo , e da ogni qualunque membro dell' uomo , fegue ancora il facro Mi- ni Aro; Exi de cim5fìs àharììs Ù omn? pane fuo , de foto fotti ^ de omm motti d/mf ahfcedas ^ nec tnaios aerss , nec foetidos hor- rores , veJ infidìas tdlas et ìngerere praefuma! , Jeà exptdfits extra mundum ìflum per vìrtutem Ò" jìgnum janBae Crucis Redempto- rìs noflrì . Tali efpreffioni pare a me ftabilifcano non ofcu- ramente » makfiej q fattucchierìe operarfi beniffimo dal demonio , avvenendo per ordinario mercè di quelle tali moleftie e per- turbazioni diaboliche. Altro antico eforcifmo di Santo Mar- tino fuper eos qui a daemonio vexantur leggefi nella ilefi^a Rac- colta alla pag. 991. il qual dice; Ex imperio Dei omnipotentìs quicumque es ^ aut nndccumque cs fplritus immunde ^ five de inferno , fwe de aere , five de monumentis , fwe de fpeUmcis , five de paluàihus , fwe de locis aquofis , five de rivis , fwe de viti , fi- ve de filvis , fìve de ìmis , fwe de fummis ... in ipfius nomine in- terdi e itur tibi immonde fpiritus , & er rat ice fpiritus ., ut nullo mo- do praefumai nocere buie famulo Dei N. ncque in dolore , ncque in infania , ncque in vidnerihus , ncque in alìquo male f ciò , ncque ambulanti^ ncque fi anti ^ ncque iter agenti ^ ncque vigilanti ^ ncque dormienti , ncque dum manducat 6" hihit , ncque dum aliquod opus facit . Ma lafciamo i fuoi Rituali a chi s'afpettano, ne dipartiamoci dal Romano , che fa per noi . Proteso io d'eflermi rima fio di ftuc- 'q6 fi Liceo, quando al titolo ^e exorcì^aìidh ohfejfis , in alcune Tubriche ivi pofte , non già per aggiunta capricciofa dello Stampato- re , o di alcun* altra perlona , ma coli' approvazione della Sede Apoftolica , quale ha dichiarato più volte che al Ri- tuale medefimo come fla in oggi <]mdquam me addi ^ .nec dS' tv ahi ^ nec mmutari valeat {a)\ quando, di (Ti, mi è avvenu- to di leggervi tra gli altri queflo avvertimento pel Sacerdo- te Eforciila . ]ubeat dacmonem dkere , an detmeatur m ìlio cor por e oh alìquam cperam magkam , aut malefica figna , vd inflrumenta . Confeffo altresì che pel timore di non avere sbagliato coli* occhio , mi fon fatto a rileggere più e più volte quefte parole ;,ma in verità le ho fempre trovate 1* ifteffe , per quante edizioni vecchie o moderne del Rituale confultato mi abbia . Nel rilevare però eh' io feci una verità sì lam- pante dovetti argomentare che il noftro Autore non abbia veramente efaminato il Romano Rituale , e affidato fiafi puramente alle aHerzionì e fuggerìmcnti di alcuno : men« tre com' è pofTibile mai che avendolo confultato , rilevata non avefle egli la sì patente menzione dì perjone e dì mobiglie pss-4'^' maleficìateì Il libretto accennato Cìrculm aureus non dee fofpettarfi che poffa effere (lato proibito per queflo folo che ammette darfì malcficìa , ìncantatìoms , lì?aturas , & fa^turas , e perchè ancora pag. 4r. -' . . 1 •••11 • • ^ a memora i patti e le convenzioni tra il demonio e i malen- ci . Se queflo folle , come ftarebbero mai a coperto il Ri- tuale Romano non meno che tanti Concilj , Decreti , e Bol- le Pontifìcie , tante autorità di Padri e Scrittori Cattolici , che negl'ifleffi o fomigUanti termini gli aflerifcono, e tratto tratto gli rammemorano? Per quefta ragione fu egli proibi- to, perchè contiene orazioni , eforcifmi e benedizioni non ap- provate né prefcritte dalla Chiefa , quando e è proibizione di non ufarne altre che le ordinate ne'Rituali dalla Chiefa ap- provati. Dopo molti altri Pontefici il felicemente Regnante Benedetto XEV. in una fua conflituzione diretta a'Vefcovie al Clero del Regno di Servia ( tom. i. Bullar. Conft. 89. 5. 18.) (a) Determinato fu ciò da S. Carlo nel IV. de' Tuoi Sinodi Diocefani , de- cret. 18. E il Pontefice Clemente XI. in certa lettera enciclica data li 21. Gì ti- gno 1710. diflriàe mandavit ut mmo exorcizans a norma in praedtHo Kitua/iKo- mano praefcripta ulla ex parte dif cedere praefumat ; come vien avvertito dal Re- gnante Sommo Pontefice nella conflituzione 141. ad tp'ifcopum udugujianum, ( tom. I. Bullar. jT. 45.) 97 i6. 18. ) prefcrifTe ut nthìl m bujufmodt iuta ac laudahììt confue- iudm (Sparla .della prefcritta nel Romano Ritusile) immutati ^ & tam in Sacrorum cekbratìone ^ Ù Sacramentorum adminìfìratio- ne ., quam m henedi^iomhus & exorcijmis ^ non alits , quihujcumque petitis rìtihus , caeremcnìis , & precationibus aàitum re/erari permìttant . Ho letto come anche il Concilio di Magonza dell' anno 1549. memorò e condannò i fortìlegj , quae ad ìnjuriam facrae Religionis noflrae detefiando malorum daemonum commercio exer- centur . \Co^c\\. tom. 14. Edit. Venet. ) E ciò pur fi confer- ma negli Atti de' Santi raccolti vdaU' Enfchenìo e Papebro- chio (ad diem iz. Aprii, tom. 3.) ove riferifconfi le condi- zioni , con cui S. Teodoro Abate , che viflc nel VI. Secolo , ammife a penitenza certo Mago per nome pure Teodoro ; e fono quefte . Si vis a Dea veniam impetrare , primum omnia peccata tua confitere y & fi quos h^hes Mros makficos ^ in medium profer , & quofcumque homines , aut domos , aut ammalia makficils tuìs oiflrinxip ^ diffohe , nec amplius e a In quemquam cxerce . Ol- tre di che ne* Direttori che abbiamo del Sacro Uffizio della Inquifizione trovafi efprefib , come avvenendo di proceffarc iTjalefìci e fattucchieri , debbono inveftigare gì' Inquisitori , quali patti fieno corfi tra quelli e il demonio , quali ope- razioni ne fieno feguite , e di quali flromenti, fegni, carat- teri e voci abbiano quelli per £mile oggetto fatt'ufo . Leg- gane l' Eimerico nel fuo Direttorio degl'Inquifi tori 4 il Trat- tato di Cefare Carena Cremonefe de Officio S. Inquifitionis , la J^raxis Inquifitorum di Prancefco 'Pegna . Molto oflervabili e di gran pefb fono iìnalmente fopra que- fto punto due autorità , ch*io non debbo lafciar nella penna. Una è dell'antico Penitenziale Romano dsto fuori dal <:elebre Alitgario Vefcovo di Cambray , qual viffe a' tempi di Lo- dovico il Pio , e di Carlo Calvo , cioè del IX. Secolo , e che attefta nella Prefazione al detto Penitenziale di averlo defunto de fcrìnìo Romanae Ecckftae ; attamen a quo fit editm ignoramur. (tom. 3. Open S. Gregor. M. pag. 461.) VarJ capi di delitti in quefto fi enumerano per formare fopra effi ju- dicium poenitenrif y -eh' è il titolo a quelli prefifTo . Il quinto tra effi inquirifce de maleficio , in tal modo : Si quis maleficio alìquem perdiderit , (eptem annos poeniteat , tra in pane & aqua . Si quis prò amore maleficus fit , & neminem perdiderit , fi laicus e fi , dimidium annum poeniteat * Si autem per hoc mulieris partus N quis :ag. p8 quìi deceperU , Jex i^uadragenas timifquìfque tnfuper migeat , ne homi- cìdìì rem ftp . Sì quh ìmm'ijjov tempejìatp.m fuerìt , feptem annos poé- nìteat , tres in pane Ù aqtia . Nel vr. àe Sacrìleghe Si q:m JMathematiciiS , iàefì per ìnvocatìonem daemonum hominis mentem ttderit 5 quìnque annos poenìteat , umim in pane & aqua . Si quis Ugaturas fecerit , quod detejìabik e fi ^ tres annos poenìteat ^ unum in pane & aqua. L'altra autorità ci viene fom mini fi rata da un'antico In- terrogatorio proìiotto da Reginone Scrittore del X, Secolo j € da Burcardo pure , che fiorì fui principio del XI. lib. r. DheB. cap. 9-4. Di' queflo folevano fervirfì anticamente i Ve- feo\n neb ¥ifìtare le loro Diocefi , e per tal fine da alcu- ni Canoni Sinodici fu eilb compilato . ( Manfi tom. 2. Sup^ plem. ad Concil. Labbe . ) Tra le inrerrcgazioni che vi fi leggono 5 alcune verl'ano intorno le magiche operazioni . La 40, dice. Si alìquis ftt Magus ^ ariolus ^ aut ìncantator ^ d'^ vinus ^ a::t forti kgtis ^ vcl fi ali qui} vota ad arhores ^ vel ad fontes ^^ vel ad lapide s faciat ^ aut ibi canacìam , (eu quodlihet munus de- ferat , velut ibi quoddam numen ftt , quod bonum aut malum pojjit ìnferre?. La 49.. 5i efi alìquis quodcurnque opus iìichoan^ ^ qui /lìr^ quid dixerat , aut quacmnque magica arte aìiud fecit , njfe ut Ap'c-^ jìohis docet , omnia in nomine DomirA facienda ? Ncque emm dae-- moms in- nofìrum adjutorìum dehemus invocare- , fed Deum . Si nota per ultimo dall' Autore , che il Santo Padre vìven-- ' te 5 che tante e tante cofe infegna negli aurei firn libri , trat- ta a- lungo dell' opere mirabili del demonio riferite nel Tejìament4 vecchio^ , ma neppur mentova fìregh?rìe 0 Magìe avvenute ne'tem- fi alla Red-myhn pofieriori . Sopra qiieflo punto fo di aver toc- cate alcutie corde, dalle quali ben iì cono fce , quali f^^ntimen'- ti abbracci intorno di ciò la mente firblrmifTimis. del Regnan- te Pontefice. Prefentemeote non altro io- faTÒ avvertire, le n che aoDunto nel cap. j. del lib. IV. parte prima citato ir Autore, e nei cap. 4. fuffeguente dell' Opera celeberrr- ma DeServormn Dei Beatìficatione & Canoni-z^tione , viene a^con- validarH mirabilmente l'opinione eh' ia qui mi foii pollo a difendere. Trattafi ocl primo- luogo di- malìs Angeli s , Inpde-' lìhus &c. quo ad rnìraadorum patrationem \ e nel fecondo d^ fne miraculon/m , & de differentiis ìnter vera & falfa miracula. il difcutere quefli punti ognun vede quanto lume contnbuj- fca^ e quanto fia necefìTario per ifcuoprire quali ii-tno ' .Pl'^* no da 99 ^ dig] verr ed atti a promuovere la Beatificazione e Canoniza- zionc de' Servi di Dio , fopra cui versò eruditamente e pro- fondamente da fuo pari il .Venerabili (fimo Autore. Conven- negli adunque mettere in vifla qual cofa non folo fìa flsto , ma fia pur di prefente valevole ad operare di maravigliofo il demonio mercè de' miniflri fuoi , o negromanti ^ o infedeli^ o peccatori ( Edit. Rom. pag. 27. 38. 45. J per così difcerncre i veri da' falfi prodigj, e dare a'primi il conveniente rifidto. Come però quivi fi tratta della Ganonizazione e Beatifica- zione de' Servi di Dìo non già dell'antico , ma del nuovo Te- flamento , certa cofa è che intendeafi. ragionare principalmen- te , come fi è anche fatto, de'preftigj, degl* incantefimi , e delle Magìe o avvenute , o che ponno.avvenire ne'' tempi appun- to alla Redenxion pojìeriori ; quantunque gli avvenimenti di tal pag. 40. genere feguitì e regìftrati nel vecchio lefiamento, come più noti e più incontraftabili , come faggio ancora e modello dì tutti que' molti che di poi fuccedettero nel nuovo , ipecial- mente vegganfi difam/mati . ' Ed eccomi con ciò al termine di quelle OfTervazioni che dalla brevità del tempo , e dalla tenuità del mio indegno mi fu conceduto di jflendere fopra la lettera del più volte com- 2T?endato celeberrimo Autore , di cui era aiTunto dileguare le magiche operazioni del diavolo. Qualora riflettevo nell'atto di fcrivere alla caufa che mi fon fatto a proteggere , confef fo la verità che più volte ho dato luogo alle rifa, confide- rando che in quella fortito avevo un sì triflo e vituperofa cliente. Se non che mi rifoweniva ben todo che non per ren- der fervigio, e far onore a codui , ma unicamente per dar gloria alla verità , e per corroborare vie più il fentimento comune e incontrafìabile della Cattolica Chiefa , mi vi fono plicato . Che in ciò poi abbia corrifpofro o nò l'opra al de- iiderio , io non debbo giudicarlo da me medefimo, né tanto prometter mi poffo , quand' io faccia rifieab allo fcarfo in- gegno, alla tenue e cortiffima mìa capacità; il porre la qua- le in confronto dell'ingegno perfpicaciffimo, e della fomma erudizione onde va fregiato il noftfo Autore , farebbe come Si ccnfers ful/cas cycnis , & aedona parris . Conchiuderò per tanto quefto mio, qualunque fia fi , lavoro colla imporrantiìfima moralità che l' inarrivabile Santo Ago- iliao dopo aver mentovate alquante operazioni epreftigjdia- bo ^ lOO bolici , per fu a e per comune iftruzione, opportuno giudicò di foggiugnere ( lib. 20. de Civit. Dei cap. 6.) Sunt ergo f alfa eorum plurima y quae guanto magis mìrahìlìa conjìt£mur ^ tanto e aU' tìm vHare dehemus . Sed ad hoc unde nunc agìmus ^ nohìs etìam ipfa projiciunt . Sì enìm haec immundt daemones poffunt , quanto pò- tenttores funt janEìi Angeli , quanto potentìor ejì bis omnibus Deus , qui tantorum miracuhrum fffeìiores etiam ipjos Angeks frcit ? I L F I N E ^^' Xr r/ r(' « ZI' 2-v;" TOf (SI-